lunedì 27 febbraio 2006

Quelli che Dio gli dice le cose #1

Ma cosa vuole ancora?

Non contento di aver preso posizione sulla legge 40 e di aver affossato vergognosamente la ricerca scientifica grazie anche all’atteggiamento zerbinesco dei nostri politici, non felice di aver condannato a morte le speranze di migliaia di persone in tutta Italia, ancora non pago dei milioni di uomini e donne a cui la Chiesa ha rovinato e rovinerà per sempre la vita il Pastore Tedesco ritorna a vestire l’armatura del crociato contro la vita e la dignità umana esclusivamente per gli interessi della Chiesa di cui è monarca assoluto e padrone delle coscienze dei suoi fedeli. Anche se lui dice di volerla difendere, la vita.

Ma cosa vuole ancora?

E’ chiaro che l’obiettivo del pupo bianco stavolta è la legge sull’aborto. In un convegno organizzato al Vaticano riguardante l’embrione e il suo status l’uomo dalle occhiaie più marcate dell’emisfero boreale ha dichiarato più o meno (ascoltavo il tg, perdonate la citazione a memoria) che l’amore di Dio non fa differenza tra embrione, bambino e adulto perché in ciascuno di essi Dio rispecchia la propria immagine. Sarebbe interessante sapere quando esattamente Dio gli ha riferito tutte queste cose visto che, come ammette anche B16, le sacre scritture e i documenti della chiesa primitiva non trattano di questi argomenti.

Forse è stato Dio a parlargliene in sede privata, magari davanti ad un buon bicchiere di Lacrima Christi o sgranocchiando qualche osso di morto. Avranno parlato di embrioni e di concepimento, di eros e di filia, di sesso prematrimoniale come peccato mortale mentre avranno glissato elegantemente su temi un tantino più scabrosi come i preti pedofili e le molestie sessuali che i fedeli subiscono da parte del clero…

Ma per favore.

Benedetto XVI non fa altro che condannare l’attacco alle libertà religiose mentre non si accorge di quanta pericolosa violenza reazionaria ed oscurantista impregna il suo continuo salmodiare. La pagliuzza e la trave, vecchia storia. La chiesa si sente mancare il terreno sotto i piedi, sente che il pensiero laico sta cercando di limitare la sua capacità di controllo mentale e contrattacca, forte della sua “statura morale” che si è guadagnata nel tempo e dell’appoggio incondizionato della politica e dei suoi indotti. Parla il Papa? È il vicario di Cristo, si deve tener conto della sua opinione! Un porporato non dà indicazioni di voto pur consigliando di votare per quei partiti che “hanno a cuore gli interessi della famiglia e che difendono la vita”? Certo che lo si deve ascoltare, è un uomo di Dio!

Non vogliono perdere il loro potere, questo lo capisco. Però non possono costringere chi non è credente alla loro etica distorta spacciandola per etica comune, addirittura facendosi portavoce del pensiero di un Dio del quale nessuno ha mai dimostrato l’esistenza! Eppure credo che la questione sia semplice: sei un cattolico? Va bene, allora fai obiezione di coscienza e non fai sperimentazione sulle staminali, non abortisci, se non ti sei ancora sposato fai un bel po’ di docce fredde mentre se lo sei e ti scanni quotidianamente con tuo marito o con tua moglie non lo/la lasci perché “non osi separare l’uomo ciò che Dio unisce”… Ma io, cittadino laico di una nazione laica – almeno sulla carta – devo aver diritto ad accedere a tutte queste conquiste civili: diversamente, è un’inconcepibile limitazione della mia libertà personale e un insulto alla mia capacità di autodeterminazione. Mi trattano come un bimbo che va guidato con la manina attraverso i perigliosi ed irti sentieri della vita da un Papà severo ma buono… Meglio essere orfano. Oh, scusate. Dimenticavo che lo fanno per il mio bene, dimenticavo che vogliono salvarmi l’anima e vogliono salvare tutti voi piccoli sacrileghi fornicatori.

Di cos’ha paura il Papa, che i cattolici predichino bene e ratzolino male? Che i cattolici preferiscano destinare il proprio otto per mille altrove? Che le vecchiette preferiscano tenersi i soldi della pensione piuttosto che buttarli nella cassetta delle offerte? Che i Papa boys di mattina ascoltino le prediche sulla continenza e la bellezza della castità e poi la sera scopino come ricci usando – orrore! – il preservativo e disperdendo così il proprio seme?

Vogliono rimettere in discussione la legge sull’aborto. Volete vietare l’aborto? E dopo che l’avrete fatto vieterete l’uso dei preservativi o della pillola anticoncezionale? Rimetterete in sesto le ruote per i bambini abbandonati, i sanatori per i diversamente abili (quant’è ipocrita questa parola) o le case per le povere sventurate che non hanno saputo resistere alla tentazione del Maligno? State già producendo le cinture di castità da piazzare sul mercato o vi state adoperando per la condanna sociale del sesso perché “non lo fo per piacer mio ma per piacer a Dio?” Chissà, magari avete già pronti dei programmi di rieducazione per gay e per le lesbiche o volete semplicemente far rivivere i fasti di una chiesa misogina (donna ricettacolo di ogni nequizia, tentazione di Satana e chi più ne ha più ne metta)?

Credete in Dio se volete, ma non lasciate che altri uomini vi constringano al loro pensiero spacciandolo per quello di un Dio che non hanno mai visto né vedranno mai.

venerdì 24 febbraio 2006

L'Arabia e l'orgoglio

Errare è umano, perseverare è italiano. Però lo facciamo alla nostra maniera: con eleganza da esteta, in un avvolgente climax di stupidità reazionaria. Tolta di mezzo la genuina volgarità di Calderoli e delle sue magliette (anche il correttore ortografico di Word lo segna come errore), mandati in campo i moderati con le dita incrociate nella speranza di ricucire lo strappo con i paesi di fede islamica, si fa spazio a colpi di penna e di integralismo au countraire la frangetta più incazzata degli ultimi anni. Da New York, con un furore degno del miglior Pietro l’Eremita, Oriana Fallaci. L’occasione è quella del riconoscimento ufficiale tributatole dal consiglio regionale della Toscana, una medaglia d’oro che il presidente della Regione Nencini ha voluto portarle fino a New York. La motivazione? “Giornalista e scrittrice di fama internazionale ed eccellente interprete, per coraggio e professionalità, del ruolo d'inviato di guerra, una testimone dei conflitti e delle tragedie che hanno segnato il secondo Novecento che ha stimolato con le sue opinioni, dibattiti e confronti d'idee”. (Adnkronos, 22/02/06).

È questo il problema.

La Fallaci è stata davvero tutto questo: una giornalista intelligente e sagace che ha avuto la fortuna di intervistare gli uomini più importanti della Terra e di vivere sulla propria pelle i conflitti di questo secolo. E scrive pure bene. Maledettamente bene. Al punto che se non riflettessi anche sul significato delle cose che scrive potresti farti convincere dal suo linguaggio sanguigno e dalla sua prosopopea appassionata – un calcio nello stomaco, una secchiata d’acqua fredda che ti costringe con violenza a riflettere… La Fallaci, o la ami o la odi.

Io non l’amo.

Il suo atteggiamento nei confronti dell’Islam, la sua difesa della “vita” che va a braccetto con la religione, il suo appoggio incondizionato al titanismo di Bush e compari, non ultimo l’assoluto disprezzo per tutto quello che non rientra nella sua visione del mondo… Non puoi amare una donna simile. Scrive bene, ma non è abbastanza. Un po’ come per Celine: un uomo inclassificabile con il quale avrei potuto chiacchierare piacevolmente per ore – magari avremmo potuto sbronzarci insieme in qualche sordida brasserie di Parigi – ma che avrei pestato con una certa violenza qualora avesse cominciato ad espormi le sue idee sulla razza ebraica.

Mi viene da sorridere leggendo le dichiarazioni che Andreotti ha rilasciato riguardo al conferimento della medaglia d’oro alla Fallaci: “Sono rimasto sorpreso nel vedere che nella città di La Pira, dove ci fu il colloquio tra mondo islamico e cristiano, si dia una medaglia d'oro a Oriana Fallaci” […] “In un mondo nel quale il rischio è lo scontro frontale tra islamici e il resto, è stato sbagliato e pericoloso il modo frontale con cui la Fallaci ha affrontato questo tema”. (Adnkronos 22/02/06). E lo dice Andreotti, vale a dire il dorso della Costituzione italiana, il politico più scaltro e sfuggente che l’Italia abbia mai avuto dai tempi di Cavour, il politico che è sempre uscito vincente da ogni processo e lontano da ogni possibile accusa supportata da prove. Uno che rappresenta l'Italia, insomma.

Ben felice di ricevere la medaglia la Fallaci ha voluto ringraziare a suo modo facendo sapere a tutti che sta preparando una vignetta satirica su Maometto. La scrittrice vuole rappresentare “…Maometto con le sue nove mogli, fra cui la bambina che sposò a 70 anni, le sedici concubine e una cammella col burqa. La matita, per ora, si è infranta sulla figura della cammella, ma il prossimo tentativo probabilmente andrà meglio” come ha dichiarato lei stessa martedì scorso al consolato italiano di New York.

Bene. Ora sì che mi sento tranquillo.

Se la Fallaci vuole farsi uccidere da qualche fondamentalista è liberissima di farlo. Ma se dovesse coinvolgere in questa sua palingenesi l’Italia e gli italiani non vi nascondo che ne sarei alquanto indispettito.

mercoledì 22 febbraio 2006

Incubi



Questa mattina all’alba alcuni terroristi hanno distrutto la cupola d’oro del mausoleo di Samarra.

Il mondo è sbagliato, stento a capirlo… Perché accanirsi contro i luoghi dell’anima, perché distruggere i simboli stessi della civiltà umana? Un pugno di imbecilli non può arrogarsi il diritto di spazzare via un pezzo d’identità dell’intero genere umano, non può decidere di cancellare con un colpo di spugna la testimonianza di una cultura, i sogni, le illusioni, le speranze di un popolo. Non è possibile… Mi hanno colpito personalmente, mi hanno rubato un pezzetto di anima.

Non esagero.

La Chiesa di san Pietro a Roma, la Cappella Sistina, il mausoleo di Samarra, Santa Sofia a Istanbul, san Basilio a Mosca, i Buddha scavati nella roccia di Bamyan, Notre-Dame a Parigi, la piramide di Cheope in Egitto, il Pantheon di Roma, il Partenone ad Atene, il tempio della Concordia ad Agrigento… Sapete cos’hanno in comune gli edifici di questo disordinato elenco?

La vertigine.

La cupola di san Pietro a Roma o Santa Sofia ad Istanbul forse testimoniano l’esistenza di un Dio più di qualunque religione possa mai fare. E lo dico da non credente. Perché quegli edifici rappresentano l’Uomo e i suoi sogni: pur credendo di lodare Dio i costruttori non facevano altro che innalzare una lode all’intero genere umano. Non so se l’uomo sia nato dal fango o se la scimmia sia un mio lontano cugino (personalmente propendo per la seconda ipotesi) ma il fatto stesso che questi luoghi esistano e che riescano a trasmettere quella vertigine che trascina verso un insondabile infinito… Non riesco a spiegarlo: è qualcosa che trascende il singolo, che ti blocca il respiro, che ti schiaccia con il peso della sua perfezione e allo stesso tempo ti innalza verso la purezza di un sentimento collettivo. Chiamatelo Dio. Chiamatela Arte. Chiamatela Bellezza. Chiamatelo senso di appartenenza al genere umano…

Quella gente non aveva il diritto di uccidere la bellezza. Quella gente non aveva il diritto di uccidere un sogno.

sabato 18 febbraio 2006

Eziologia di un ministro

Ovvero

come desiderare di sottoporre a lobotomia un ministro della Repubblica Italiana senza provarne rimorso


Calderoli.

Credo che il post potrebbe benissimo finire così e avrei già detto tutto. Il mondo brulica di musulmani piccati per le vignette satiriche su Maometto, a stento si riesce a contenere la furia strumentalizzata di credenti et similia e dobbiamo perfino sopportare la farsa di un imbecille che indossa, per stupido spirito provocatorio, una maglietta su cui sono stampate le vignette incriminate. Provocando un’insospettata e violenta reazione anche nella (ormai) pseudo-moderata e filo-occidentale Libia.

Dopo aver appreso la notizia della scemetta mediatica di Roberto Calderoli, ministro della Repubblica Italiana, ieri a Bengasi centinaia di manifestanti hanno assaltato l’ambasciata italiana riuscendo ad incendiare quattro auto (fra cui quella del console Pirrello) e alcune stanze al primo piano dello stabile, minacciando seriamente l’incolumità del corpo diplomatico lì presente. Intervento della polizia per sedare la rivolta: 11 morti e 55 persone ferite.

11 morti e 55 persone ferite. Per una maglietta.

Ho già criticato altrove la strumentalizzazione del sentimento religioso a fini politici, così come ho sempre criticato le azioni repressive delle forze di polizia, soprattutto in quei paesi in cui la gestione autoritaria del potere politico viene mascherata da una ridicola parvenza di legalità e di democrazia. Ma non ho alcuna remora a parlare ancora una volta di Calderoli: non riesco sinceramente a capire cosa ci sia dentro la testa di quest’uomo e spero che scrivere un po’ su di lui mi aiuti a comprenderlo meglio… Che cosa sperava di ottenere con simile gesto? Certo non si può pensare ad un’azione innocente, certamente non dopo quello che queste vignette hanno provocato nel mondo. E non venitemi a dire che una persona come Calderoli vuole ergersi a difesa della libertà di espressione per favore: a parte il fatto che la libertà di espressione non si difende con le magliette, sappiamo tutti che partiti come la Lega Nord si limitano a difendere la propria libertà di espressione mentre cercano di limitare prepotentemente quella degli altri! Ricordate di quando Bossi voleva usare la bandiera italiana come carta igienica (l’espressione di Bossi era, invero, un po’ più colorita) e riuscirono a far votare una leggina ad hoc che in pratica gli salvava il culetto di cui sopra? Calderoli ha semplicemente cercato, da buon populista, visibilità e favore politico a buon mercato, e statene certi che i suoi accoliti avranno gradito, nonostante le dichiarazioni ufficiali del governo e del mondo politico che hanno preso le distanze da questo ridicolo gesto. In alcuni casi con qualche strana eccezione e distinguo come per La Russa, il quale ha dichiarato: “Non bisogna mai eccitare gli animi, ma il buon senso non deve diventare viltà”. Meglio invece quando i nostri soldati spaccavano orgogliosamente il culo ai libici e si scopavano le belle abissine, vero? Le colonie, l’impero, Mussolini… Quanti bei ricordi per te carissimo La Russa! Ma non divaghiamo.

Calderoli si è dimesso. Meno male.

Per non aggiungere altre palettate di ridicolo sul cumulo – già piuttosto alto – di letame che ricopre l’Italia. Per non dare l’opportunità a qualche esaltato di farsi saltare in aria anche dalle nostre parti. Per non fomentare ulteriormente una polemica sterile ed esplosiva.

Pensate tuttavia che quella faccia di bronzo di Calderoli abbia capito il suo errore o abbia lasciato il posto di ministro per salvare almeno quel poco di dignità che gli rimane (se mai ne ha avuta una)? Le dichiarazioni che ha rilasciato all’Adnkronos andavano per il verso opposto: “Se per arrivare al dialogo tra il mondo occidentale e il mondo islamico e per mettere da parte le armi, le bombe e il terrorismo è necessario che io mi dimetta, che chieda scusa e perfino che mi umilii, io mi dimetto. […] Lo farò dopo un segnale dal mondo islamico”. Vuoi vedere che diventa lui la vittima di tutto questo, il martire, il capro espiatorio? Si dimetterà solo dopo un segnale dal mondo islamico! Io credo che di segnali a Bengasi ce ne siano stati già abbastanza… Ma ecco la ciliegina sulla torta: “Non è un problema dei morti o del governo italiano, qui c’è di mezzo l’Occidente”. Ecco ritornare il concetto di scontro di civiltà ed ecco il prode paladino dei diritti civili pronto ad immolare la sua maglietta per la singolar tenzone tra il Bene ed il Male.

Rinchiudiamolo da qualche parte mentre siamo in tempo.

Pur di scrollarsi di dosso il peso di undici morti (non è stato lui a sparare, d’accordo, ma il suo gesto è stato la classica goccia che ha fatto traboccare il classico vaso) tira in ballo lo scontro di civiltà, quando anche l’ambasciatore Trupiano, intervistato da Tv7 ha lasciato intendere nel suo paludatissimo linguaggio diplomatico che la colpa era di Calderoli: “[la rivolta] …nasce nel filone della manifestazione contro le vignette che ci sono state nei paesi islamici, ma non escludo che altri fattori a noi vicini abbiano potuto influire”. Cosa volete di più? Anche Ciampi, il caro vecchietto, ha ribadito che un ministro dovrebbe ricoprire il suo ruolo con responsabilità: forse non si è reso conto che parlava con Calderoli…

Smetto di scrivere mentre in tv sento che la comunità islamica libica chiede le scuse formali dell’Italia. E credo che stavolta gli siano dovute. Perché un conto è negare la libertà di espressione o limitare la libertà di stampa, un conto è fomentare inutilmente una polemica già spinosa di suo per nutrire il proprio miserabile opportunismo.

Comincio io con le scuse. Mi scuso per non aver preso personalmente a randellate in testa Roberto Calderoli, ministro della Repubblica Italiana, quando è passato da Catania. Scusatemi, una mancanza imperdonabile.

giovedì 16 febbraio 2006

Il ritorno di Gianni il Rosso

Ricevo e pubblico per l'ultima volta su questo blog una mail del caro lettore Gianni:

Caro "Voce della Luna",

mi fa piacere vedere che ti sei divertito a sputtanarmi pubblicamente non dandomi nemmeno la possibilità di replicare alle tue "precisazioni": bell'esempio di onestà intellettuale! Tranquillo, non ho ancora intenzione di leggere il tuo blog perchè se devo sprecare il mio tempo lo faccio in un altro modo,anche facendomi le canne se lo vuoi sapere e se lo vuoi far sapere a tutti i bacchettoni che ti hanno appoggiato. Voglio solo dirti che mi fa paura sapere che un giorno sarò governato da persone come voi che si credono i proprietari della verità assoluta e che invece di incentivare NOI ragazzi con la kefia li sanno prendere solo per il culo. Saprai pure scrivere in buon italiano (è una cazzata, ma non voglio toglierti una delle tue incrollabili certezze), ma quello che ti manca è l'entusiasmo. Sei grigio proprio come la Luna che dà il nome al tuo blog, non sai nemmeno cosa sia un ideale e non sai nemmeno cosa significa lottare per un ideale e rischiare la vita per un ideale poichè sei troppo occupato a pararti il culo con i tuoi concetti vuoti come "onestà intellettuale". La verità è che non hai il coraggio di schierarti e non vuoi prenderti la responsabilità di avere un'idea tua in modo tale da non essere compromesso agli occhi di nessun futuro vincitore. Lotta alla luce del Sole se ne hai il coraggio, alla luce della luna escono solo i topi.

Non ho più niente da dirti: con profondo disprezzo,

il tuo nemico Gianni"

Carissimo Gianni, voglio che tu capisca che questo sarà l'ultimo post dedicato a te: se volevi il tuo miserrimo quarto d'ora di celebrità a buon mercato, beh, l'hai ottenuto.

Adesso basta.

Per l'ultima volta analizzerò insieme a te la nuova mail che mi hai inviato per farti capire che non c'è peggior sordo di chi è sordo davvero.

...mi fa piacere vedere che ti sei divertito a sputtanarmi pubblicamente non dandomi nemmeno la possibilità di replicare alle tue "precisazioni"... Credo a questo punto che tu ti faccia di Vinavil: non ti ho forse mandato una mail privata per dirti che avevo risposto alla mail sul blog? E dimmi, cosa ti impedisce di replicare alle mie precisazioni, non lo hai forse fatto con quest'ultima mail? In ogni caso sarebbe bastato cliccare su "inserisci commento" alla fine del post in cui parlavo di te e saresti stato libero di replicare all'infinito. Finisce qui tutto il coraggio che dici di avere nel difendere i tuoi ideali, hai paura anche di un semplicissimo confronto dialettico?

...non ho ancora intenzione di leggere il tuo blog perchè se devo sprecare il mio tempo lo faccio in un altro modo, anche facendomi le canne se lo vuoi sapere e se lo vuoi far sapere a tutti i bacchettoni che ti hanno appoggiato... Sei liberissimo di non leggere il mio blog: puoi star certo che non contiene alcuna verità rivelata, solo le mie personalissime opinioni. Scrivo per bisogno, scrivo per vanità, scrivo per piacere, scrivo per mettermi alla prova, scrivo perché mi va di scrivere. Spreca pure il tuo tempo in altro modo, non sarò certo io ad impedirtelo: ti dico solo con nonnesca superiorità che faresti bene a spendere in altro modo i soldi del paparino, e non in fumo o erba. Capisco che la moda pseudo-permissivista che te e i ragazzetti come te chiamate comunismo si fermi a questo e che la tua coscienza politica di cui tanto sei fiero sia un polpettone fatto di grandi ideali tritati, sminuzzati, speziati, annacquati, premasticati, digeriti e vomitati in modo tale da renderteli accettabili. Porti la maglietta del Che o la kefia e ti credi comunista. Scandisci uno slogan in qualche corteo e ti credi comunista. Occupi la tua scuola per motivi che anche tu ignori (per la riforma Moratti: bene, di cosa parla la riforma?) e ti credi comunista. Ti fai le canne e ti credi comunista. Ascolti Claudio Lolli o Francesco Guccini e ti credi comunista. Imprechi contro Berlusconi e contro i fascisti e ti credi comunista. La tua coscienza politica si ferma a questo. Come faccio a saperlo? Si capisce dal tuo linguaggio, dalla tua ottusità, dai tuoi assiomi concettuali. Ne vedo tutti i giorni di ragazzi come te - anche miei amici, che credi - che camminano con il paraocchi e sono certi di avere ragione, ormai mi ci vuole poco per riconoscervi. Per quanto riguarda i "bacchettoni" credo che avranno modo di risponderti personalmente nei commenti a questo post.

Voglio solo dirti che mi fa paura sapere che un giorno sarò governato da persone come voi che si credono i proprietari della verità assoluta e che invece di incentivare NOI ragazzi con la kefia li sanno prendere solo per il culo...

Non ho mai detto di avere la verità assoluta a portata di mano ma è chiaro che ho delle idee in cui credo e che difendo strenuamente seppur con cognizione di causa, in special modo quando queste vengono attaccate in maniera risibile e pretestuosa da persone come te. Per il resto smettila di atteggiarti a vittima, sei tu che impersoni il ridicolo cliché del ragazzino-idealista-che-lotta-contro-il-sistema
ma che va a nascondersi sotto la gonnella di mamma quando la situazione si fa realmente pericolosa. Se vuoi andare al di là dei cliché sono aperto al dialogo, se vuoi scimmiottare un'ideologia che conosci solo per sentito dire, rimettiti il grembiulino e torna a giocare alla rivoluzione.

Saprai pure scrivere in buon italiano (è una cazzata, ma non voglio toglierti una delle tue incrollabili certezze)...
Ammetto che da questo punto di vista sono un po' vanitoso - nonché logorroico - ma visto che non mi reputi capace di scrivere in un buon italiano sapresti argomentare meglio la tua tesi piuttosto che limitarti a dire "è una cazzata"?

Quello che ti manca è l'entusiasmo...
No, semmai quello che ho perduto da tempo è la capacità di illudermi.

Sei grigio proprio come la Luna che dà il nome al tuo blog...
Evidentemente viviamo in maniera diversa le emozioni e diamo loro una definizione differente: quello che per te è colorato per me è solo chiasso che nasconde un vuoto pauroso, quello che per te è grigio per me diventa luogo dell'anima che riflette le sue sfumature più tenui non percepibili alla luce forte e intensa del sole. Ti consiglio poi di vedere La voce della Luna di Federico Fellini: capirai il motivo del mio nick e il nome del blog.

...non sai nemmeno cosa sia un ideale e non sai nemmeno cosa significa lottare per un ideale e rischiare la vita per un ideale poichè sei troppo occupato a pararti il culo con i tuoi concetti vuoti come "onestà intellettuale"...
Perché, tu sai che cos'è un ideale, sai cosa significa lottare per un ideale, sai cosa significa rischiare la vita per un ideale? Non farmi ridere, tu confondi ideale con ideologia. Viviamo in una Italietta grassa ed indolente in cui la gente prende posizione solo se qualcosa o qualcuno tocca da vicino i propri interessi. È facile firmare petizioni contro la Coca-Cola o la Nestlè, è facile fare volantinaggio contro Mc-Donald's o la Nike, ma sapresti affrontare a viso aperto un problema che riguarda la tua vita quotidiana e che ti tocca direttamente? Perché è facile mettere una firma così com'è facile riempirsi la bocca di paroloni: la differenza sta nell'atto pratico e credimi, di eroi in giro non ce ne sono tanti... "Morire per delle idee? Sì, va be', ma di morte lenta" (F. de Andrè)

...La verità è che non hai il coraggio di schierarti e non vuoi prenderti la responsabilità di avere un'idea tua in modo tale da non essere compromesso agli occhi di nessun futuro vincitore...
Non posso schierarmi, non capisci? Non capisci che non mi sento rappresentato da nessuno in questa politica di opportunismi? Non capisci che mi sento una marionetta nelle mani di un oscuro puparo? Non capisci che mi si chiede di annodare i fili di un ordito che non vedrò mai? Cosa dovrei fare allora, andare in giro a seminare bombe? Colpire il cuore dello Stato? Non diciamo scempiaggini. Tutto quello che ci resta nelle mani è la parola e il libero pensiero. Purtroppo come tanti ti senti al sicuro solo se puoi attaccare etichette a destra e a manca: e io non le amo, le etichette, non ne voglio addosso. Perché sulle etichette solitamente trovi i prezzi che la gente deve pagare per comprarti: e io non voglio essere comprato.

Lotta alla luce del Sole se ne hai il coraggio, alla luce della luna escono solo i topi.
Bimbetto, io non prendo lezioni di coraggio o di coerenza da nessuno, tantomeno da te. Ognuno "lotta" a suo modo e non credo di dovermi giustificare ai tuoi occhi se il mio modo di agire è diverso dal tuo.

...il tuo nemico Gianni...
Non montarti la testa.

Caro Gianni, questo è quanto... Metti un po' d'olio nelle rotelle del tuo cervellino prima di sparare balle a ripetizione ed insultare la gente in questo modo. Sappi che ho cercato di non calcare troppo la mano nelle precisazioni - pur avendo scritto un post lunghissimo: sarebbe stato come usare la bomba atomica contro una tribù di boscimani. D'altronde sei solo un ragazzino che deve crescere.

mercoledì 15 febbraio 2006

Bestie

Se qualche idiota considera ancora status symbol una pelliccia clicchi qui. Per tutti gli altri che desiderano conoscere a quali atrocità possa portare la stupidità umana: sono immagini molto crude, non cliccate a cuor leggero.

Io sono rimasto sconvolto.

martedì 14 febbraio 2006

Un episodio che merita un post. O forse no

Sollevato del fatto che un blog non debba tener conto della par condicio mi accingo a scrivere di getto questo acido appunto...Incredibile come l'opportunismo politico di certa gente possa superare ogni dignità. Sempre che dignitoso possa essere un aggettivo utilizzabile in politica.

Roberto Calderoli, ministro leghista.
Invitato da Raffaele Lombardo.
A Catania.

AL SUD





Non credo ai miei occhi e mi vergogno anche per i presenti a questa scenetta degna del più greve avanspettacolo. Come si può non solo accettare nella propria terra, ma addirittura invitare alla propria convention di partito un uomo appartenente ad una formazione politica dalle cui fila sono sempre partiti gravissimi insulti nei confronti del Sud e della sua gente? Come si può calpestare fino a questo punto la dignità di un popolo per un pugno di voti?

Faceva impressione vedere Calderoli fare contrito auto-da-fé sui motteggi e sugli insulti che la Lega ha per anni tributato a noi terroni, e faceva ancora più impressione vedere Lombardo che sorrideva sornione e applaudiva soddisfatto - cosa non si fa per una poltrona. Calderoli è un leghista, una delle peggiori genie di cui l'Italia odierna è infestata: è gente marcia dentro, che sfrutta il malcontento della popolazione e cavalca selvaggiamente l'onda lunga del populismo a proprio vantaggio più di tanti altri partiti. E' gente che vuole bruciare il tricolore, è gente che vuole riaccendere i forni crematori, è gente che vuole bombardare le barche dei clandestini, è gente che fomenta la xenofobia, è gente che si dovrebbe combattere e che si dovrebbe ridurre alla non-azione...

E' gente pericolosa.

E allora devo forse pensare che anche in Sicilia - nella mia amata odiata Sicilia - esistano così tante persone rozze, incivili, populiste, xenofobe e anti-storiche da poter trovare rappresentanza in un partito politico simile alla Lega Nord che chiede l'autonomia da Roma ladrona? E' il principio cardine dell'economia stravolto ad usum delphini: in questo caso non è la domanda a creare l'offerta, ma il suo esatto contrario. Si crea un partito politico e poi si convince il cittadino, orfano d'ideali e sempre più incazzato col mondo, che l'unica speranza per la propria terra sia l'indipendenza... Dimenticando forse che la Sicilia è già una regione a statuto speciale e che gode di una certa indipendenza dal governo centrale: una regione dello "Stato Italiano" dove incerta e labile è la presenza dello Stato e dove crescono sempre più rigogliose le connivenze tra mafia, politica ed affari. D'altronde non dovremo convivere con la mafia, come diceva un uomo illuminato quale il ministro Lunardi? Perché tanto lui la mafia non la sente alitare sul collo tutti i giorni, non vede la cappa asfissiante che opprime i siciliani, non vede che alcuni suoi colleghi in Parlamento sono stati eletti grazie ai voti di scambio per curare esclusivamente gli interessi di famiglie mafiose...

Questo accade già all'interno dello "Stato Italiano": e siamo proprio certi che una supposta indipendenza migliorerà le cose? Io dico di no. Anzi.

Ma forse farnetico e mi pongo problemi inutili: c'è solo una cosa che accomuna Calderoli a Lombardo. Non gli ideali. Non la volontà d'azione. Non il programma politico. C'è solo una cosa che accomuna questi due uomini così come ogni uomo che aspiri a fare politica: ma l'ho già detto troppe volte su questo blog per ripeterlo ancora.

venerdì 10 febbraio 2006

Spacchiamo tutto

Gli antichi Greci erano una popolazione particolarmente litigiosa. Litigiosa e fiera. Disposti a scannarsi l’un l’altro per il possesso di una pianura o per aver coltivato dei campi consacrati, disposti a mobilitare un esercito panellenico in una sanguinosissima guerra decennale per vendicare il rapimento di una donna. Solo i giochi olimpici riuscivano a sospendere i contrasti tra le varie poleis: i Greci si riunivano, tutti chiedendo la protezione di Zeus, e gareggiavano lealmente, a perpetuare i principi fondanti della loro stessa civiltà.

Questa pomposa introduzione per dire che i no-global, i disobbedienti, gli anarco-insurrezionalisti (dovrò scrivere un giorno di questa categoria inventata dai media che nella realtà non esiste!) e tutto il resto del variegato mondo dei contestatori stavolta ha sbagliato. Di brutto. Bloccare la fiamma olimpica, e cioè un simbolo di pace – antiquato quanto si vuole, ma pur sempre un simbolo – è stata una mossa degna di intolleranti della peggiore risma, che pur di poter avere un momento di celebrità di fronte alle tv di tutto il mondo è disposta a qualunque cosa. Ma non capite che in questo modo vi fate strumentalizzare? Non fosse altro perché i vari Fini o Berlusconi si sentiranno autorizzati a definirvi con aggettivi quali eversivi (e la gente ha sempre paura di simili aggettivi) e ad agire di conseguenza.

Dando la possibilità ad entrambe le parti di sentirsi vittima e di innalzare all’onore dei propri altari i martiri immolati alla propria causa.

So perfettamente quanto la disperata situazione attuale, sia in Italia che nel mondo, provochi nell’animo di tanti una rabbia difficilmente controllabile: quasi ad invocare una palingenesi di violenza e distruzione per un mondo migliore – o quantomeno diverso. Non posso negare di essere stato molte volte tentato da una simile soluzione: ma non possiamo distruggere tutto, o passeremo la nostra vita a spalare le macerie. Né la soluzione può essere cercata in atti dimostrativi che spingano la base all’azione: si dovrebbe prima spiegare alla suddetta base i motivi di simili atti, sia che si voglia bloccare il passaggio del tedoforo della fiamma olimpica, sia che si decida di demolire una città per protesta.

Spaccare le vetrine dei negozi o incendiare delle auto per convincere la gente che l’attuale sistema è il male personificato non spingerà la base all’azione credetemi, spingerà solo la base contro di te per ciò che hai fatto. Ritengo personalmente questo attuale sistema un sistema deleterio per l’uomo e per la vita associata in generale, ma la distruzione improvvisa di un sistema simile provocherebbe danni ancor più grandi della sua permanenza: non credo nelle rivoluzioni, perché portano al potere una esigua elite che si arroga il diritto di decidere della vita di tutti – esempio di rivoluzione elitaria per eccellenza la rivoluzione d’ottobre.

Stringendo invece il campo alla vita di tutti i giorni, se io distruggo una macchina per compiere un atto dimostrativo il proprietario sarà costretto a risparmiare per riparare il danno subito o, peggio ancora, per comprare una nuova auto. E se il proprietario è un operaio, con uno stipendio limitato, con una famiglia da mantenere e i tanti problemi di tutti gli operai allora è chiaro che quell’uomo non seguirà la “prospettiva rivoluzionaria” ma se ne terrà lontano odiando le persone che la portano avanti e cercherà la sicurezza. La sicurezza dello Stato di polizia, dell’ordine costituito, della schedatura orwelliana.

Per quanto possa essere populista – qualcuno direbbe “qualunquista” – il mio pensiero, so che la gente vuole vivere tranquilla, abitare le proprie certezze – anch’io lo voglio, dopo tutto: e chi sono io per imporre acriticamente agli altri ciò che deve fare, ciò che deve pensare, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato? Allora ecco apparire la rivolta come unico strumento possibile: dove per rivolta s’intenda il rifiuto delle logiche attuali di questa società e l’azione per un suo sovvertimento, dove per strumento della rivolta s’intenda la parola, il dialogo, la comunanza d’idee. Parlare con la gente, usare lo stesso linguaggio della gente, spiegare le nostre ragioni e cercare di organizzare un’azione comune.

Dire “Noi abbiamo ragione e voi avete torto” non servirà a cambiare le cose, dire “noi siamo i migliori perché abbiamo le idee chiare e voi non avete capito niente” non è l’atteggiamento giusto. Capisco che parlare con la gente sia più difficile che urlare uno slogan in un corteo di protesta e che spiegare le proprie ragioni sia più sfibrante e a volte meno soddisfacente che spaccare tutto quello che ci passa davanti.

Dipende da cosa si vuole ottenere.

mercoledì 8 febbraio 2006

Forse perché da bambino preferivo alle giostre l'autoscontro

Ricevo e pubblico con piacere:

“Voce della Luna,

sono un fiero Comunista che ha letto con sdegno ed amarezza il tuo articolo sulla Repubblica Popolare di Cuba. Evidentemente voi fascisti non avete ancora capito da che parte sta la libertà se continuate ancora a condannare Fidel Castro e il suo governo dimenticando invece quanti altri delitti e quanta furia liberticida esportano nel mondo i tuoi adorati americani. Vedi Fidel come un dittatore perché vuole difendersi dall’avanzare del liberismo e non vuole piegarsi “all’oppressione della grande (pre)potenza mondiale yankee” (inutile che prendi per il culo un dato di fatto perché è così). E poi chi ti dice che quello è davvero un giornalista che sta facendo uno sciopero della fame e non è invece una fotografia di qualche malato terminale che la CIA ha messo in rete per screditare Fidel e il suo paese? Ti ricordo se non lo sai che gli americani hanno fatto di peggio con “l’Operazione Condor”, quindi non vedo perché non possono aver fatto anche una cosa simile. Poi come molti falliti della tua parte, dopo aver distrutto l’ideologia comunista ti metti a glorificare Bertinotti per la sua coerenza ma siccome non ce la fai a nascondere del tutto la tua vera natura che fai? Sfotti “i ragazzini con la kefia” che certo ti devono dare fastidio quando esci la mattina in giacca e cravatta per andare al tuo elitario posto di lavoro. Guarda che questi ragazzini hanno una coscienza politica che tu te la sogni, perché prima di scrivere o dire delle stronzate si informano senza seguire quello che dice il proprio capo nano. Infine ti voglio dire che puoi tenertelo per te questo linguaggio da borghesuccio di merda dei salotti buoni perché con me non attacca.

Cmq tranquillo caro qualunquista, ormai avete finito di comandare, le elezioni si avvicinano.
Spero che qualche virus formatti il tuo computer…

Con profondo disprezzo,

Gianni”


Caro Gianni, si capisce chiaramente dalla limitatezza del tuo linguaggio ma soprattutto dalla tua ottusità mentale che fai parte della schiera dei suddetti ragazzini con la kefia. Voglio dunque analizzare insieme a te questa mail per farti capire quanto tu sia fortunato ad avere un cervello simile: nuovo, mai usato voglio dire.

Evidentemente voi fascisti… Perché nella tua logica di bimbetto col pugnetto alzato e il cervello spento una persona che ha idee diverse dalle tue può essere solo fascista. Ebbene, mi dispiace deludere le tue aspettative, ma non sono un fascista, così come non sono comunista, così come non sono di destra così come non sono di sinistra. Non sono nemmeno di centro se questo ti può deludere maggiormente. Semplicemente, come ho anche scritto altrove, credo nell’individuo e nella libertà che non ha colore, credo nel pensiero critico e nel dubbio sistematico che mi consenta di guardare una situazione da più angolazioni in modo tale da comprenderne la complessità. Non credo esistano poteri buoni, così come credo che il compito di ciascuno di noi sia quello di sopravvivere al potere e di combattere contro il pensiero unico e premasticato.

…non avete ancora capito da che parte sta la libertà… Certo non dalla parte di Fidel Castro, e certamente nemmeno dalla parte degli Stati Uniti guerrafondai e prepotenti.

E poi chi ti dice che quello è davvero un giornalista che sta facendo uno sciopero della fame e non è invece una fotografia di qualche malato terminale che la CIA ha messo in rete per screditare Fidel e il suo paese? Nessun commento. È semplicemente ridicolo quello che dici. Sei talmente preoccupato a difendere Cuba e il supposto comunismo cubano che non ti accorgi delle fesserie che stai dicendo.

…dopo aver distrutto l’ideologia comunista... Io non ho distrutto un bel niente, ho solo scritto una mia opinione – spero di poter ancora avere diritto ad avere una opinione personale. Per quanto riguarda l’ideologia, sarebbe interessante che tu mi elencassi i classici dell’ideologia comunista che hai letto o studiato, sebbene sia del parere che tu non abbia letto molto in proposito. Personalmente preferisco ai testi sacri del comunismo gli scritti di Camillo Berneri, ucciso dai sicari di Stalin durante la guerra civile spagnola.

Sfotti “i ragazzini con la kefia” che certo ti devono dare fastidio… Certo che lo faccio, e a ragion veduta. Perché mi fanno solo ridere questi ragazzini figli di papà che vestono “alternativo”, che fanno i trasgressivi, che si atteggiano a “comunisti” senza sapere nemmeno cosa significhi e che vanno appresso alle mode di pensiero… Gli anticonformisti conformati all'anticonformismo: tutti uguali nella loro diversità.

…quando esci la mattina in giacca e cravatta per andare al tuo elitario posto di lavoro… Nella mia vita avrò messo giacca e cravatta quattro o cinque volte e non ho alcun elitario posto di lavoro – anzi, a dirla tutta studio ancora e il lavoro (quello serio) non è ancora una meta vicinissima per me…

Guarda che questi ragazzini hanno una coscienza politica che tu te la sogni, perché prima di scrivere o dire delle stronzate si informano… Questa categoria di cui presumibilmente anche tu fai parte non ha, nella quasi totalità dei casi, coscienza politica: è una categoria facilmente manovrabile, basta dare loro due tre ideali affascinanti e di facile comprensione, un eroe da venerare (evitando di conoscere la sua storia), l’idea che comunismo significa permissivismo ed eccoti creata la caricatura – fin troppo reale – del giovane comunista. Su quel "si informano" mi piacerebbe indagare meglio: informarsi non significa sentire solo le opinioni della parte che ci piace, ma avere l’accortezza di ascoltare e comprendere le ragioni della parte che consideriamo lontana dal nostro pensiero… Si chiama onestà intellettuale, prendi appunti.

…senza seguire quello che dice il proprio capo nano…L’unico capo a cui faccio riferimento è la mia coscienza. Berlusconi è sicuramente un individuo opinabile e potenzialmente pericoloso per l’Italia – credo che i fatti lo abbiano ampiamente dimostrato –, ma ormai l’antiberlusconismo sta diventando una pietosa maschera per nascondere la rissosità e l’incoerenza delle varie componenti della sinistra italiana. Che ritornino a parlare con la gente invece e a capirne i bisogni.

Infine ti voglio dire che puoi tenertelo per te questo linguaggio da borghesuccio di merda dei salotti buoni perché con me non attacca… Punto primo: il blog è mio e scrivo come mi pare – e nessuno ti obbliga a leggerlo. Ad ogni modo non credo sia un crimine scrivere in un buon italiano, al contrario della scialba e anonima lingua da MTV che tu usi. Punto secondo: evidentemente devi conoscerli bene questi salotti buoni che citi, se vi hai riconosciuto il mio linguaggio. Quale professione esercitano i tuoi genitori? Medico, professore, ingegnere, avvocato… Mio padre è pensionato, mia madre casalinga: anche volendo usare categorie primitive a cui fai riferimento come quelle delle classi sociali, chi è più borghese, io o tu?

…Cmq tranquillo caro qualunquista… Non ho mai avuto la pretesa di essere un profeta o di convertire qualcuno con le mie parole.

Spero di aver risposto in maniera esauriente a tutti i tuoi dubbi: dovresti imparare a farla funzionare da te questa testolina, altrimenti sarai solo uno strumento nelle mani del potente di turno che ti butterà via quando comincerai ad essere d’impiccio.

Compra una kefia in meno e un libro in più… A volte serve.

martedì 7 febbraio 2006

Cronache da una città impazzita

Ovvero: talebani di casa nostra

Conscio del più deleterio autolesionismo mi accingo a scrivere un post su un argomento del quale, nella città che mi ospita, è bene parlare sempre bene: sant’Agata. Chiunque facesse il contrario rischierebbe seriamente il linciaggio di una folla inferocita per aver osato profanare verbalmente la Santuzza e la sua festa, soprattutto in una città in cui i suoi abitanti sono tutti devoti devoti tutti (per chi non lo sapesse è il motto dei devoti catanesi di sant’Agata).
Per chi non conoscesse questa incredibile festa barocca – inclusa dall’Unesco tra i beni dell’umanità non materiali di carattere etnoantropologico – può cliccare qui.
Ho perduto tanti anni fa la fede e con essa la capacità di sentire nel più profondo del mio animo la gioia e la fortissima emozione che una festa religiosa può scatenare in ogni credente. Non voletemene male perciò se dirò che accolgo con un senso di fastidio eventi di questo tipo: l’unica cosa che mi turba ancora oggi è la gente che vi partecipa.
Un misto di commozione, rispetto e repulsione.
Perché la fede tocca le corde più sensibili di ogni animo: soprattutto nei momenti di sconforto, quelli in cui ti senti abbandonato e solo, quelli in cui hai la necessità di credere che esista qualcuno o qualcosa al di sopra di te che ti sostiene in quei momenti così difficili, fosse anche solo per incolparlo e per bestemmiare il tuo dolore e le sofferenze che quotidianamente sopporti… Per avere la forza di continuare. Per non crollare. Comprendo perciò questa gente e comprendo – a differenza di altri – la loro necessità di credere. Comprendo le loro lacrime e le loro invocazioni, comprendo il loro trasporto e la loro tensione emotiva, comprendo cosa significhi sentirsi piccolo piccolo di fronte all’immensità del cosmo che loro preferiscono chiamare Dio.
Questo non significa che giustifichi o tantomeno accetti le farneticazioni e le ipocrisie di chi ha voluto mascherare la fede con la caricatura di una religione.
Non riesco a trovare altri sinonimi per ciò ho visto e che vedrò in ogni festa patronale che si rispetti: gente che si flagella a sangue durante le processioni, che cammina scalza, gente che decide di fare ripide scalinate in ginocchio o che mette dolorosissime corone di spine in testa, gente che veste col saio per anni o che si trascina appresso per quasi due chilometri enormi ceri accesi, gente che porta a compimento voti deliranti pur di ingraziarsi i supposti favori di Dio, della Madonna o di una schiera di santi ogni giorno sempre più folta ed ambigua. Non posso credere che esistano divinità così sadiche da pretendere simili sanguinose prove di fede, soprattutto non in una religione dove Dio è considerato puro amore. È incredibile come in alcuni casi la Chiesa cattolica incoraggi simili episodi, pilotando e manovrando artatamente i desideri dei propri fedeli: se siamo tutti figli di Dio allora devo dedurre che il nostro è un padre cattivo e degenere, forse anche un po’ annoiato, che si diverte a veder soffrire inutilmente i propri figli. E in tal caso propongo per la santificazione il marchese de Sade.
Era stato Dio a volere che Origene si evirasse per poter resistere alle “tentazioni della carne”? Era stato Dio a volere che Caterina da Siena ingoiasse una scodella di pus per essersi rifiutata di curare le piaghe di un moribondo? Era stato Dio a suggerire a Tertulliano queste parole: " ... Niente piace più a Dio della magrezza del corpo e più il corpo sarà asciugato dall'asprezza delle mortificazioni, meno sarà soggetto alla corruzione della tomba e, quindi, resusciterà più gloriosamente ... "? (Tert. De resurretione corporum) E ancora: è forse Dio che ha chiesto al Papa, questo monarca dell’ultima monarchia assoluta della Terra, di dotarsi di un lussuoso apparato che sputa sulla povertà di tanta gente nel mondo? È forse Dio che chiede ai fedeli ammalati di comprare l’immagine di cera della parte sofferente (un braccio, una gamba, il torace e così via) per poter ottenere la grazia? Dio non sa più com’è fatta una gamba e ha bisogno della sua copia? È forse Dio che chiede ai propri fedeli di abbonarsi a Famiglia Cristiana o di votare per questo o per quell’altro politico? È forse Dio o sant’Agata che chiede ai fedeli di spendere duecento, trecento, quattrocento e forse anche cinquecento euro per acquistare delle ridicole gigantesche candele? Cosa se ne farà mai sant'Agata di tutta quella cera? Potrei continuare all’infinito, ma non lo farò.
Preferisco terminare con sant’Agata.
Questa festa, certamente suggestiva, non ha nulla a che spartire con la fede. Sorvolerò sul fatto che qualche studioso ha sollevato dubbi sull’esistenza stessa di sant’Agata (che sarebbe solo una personificazione del Bene, agathòs in greco), e sorvolerò anche sull’abbigliamento del devoto che secondo la tradizione ricorderebbe la notte in cui le reliquie della santa rientrarono nella città dopo essere state trafugate a Costantinopoli (i catanesi uscirono scalzi e in camicia da notte, peccato che la camicia da notte sia attestata solo intorno al 1300 mentre le spoglie rientrarono a Catania nel 1121: più convincente l’ipotesi di chi parla di labili tracce del culto di Iside o di chi parla di riferimenti al cilicio).
Quello su cui non mi sento di sorvolare è il fanatismo dimostrato dai devoti. Cosa può spingere una persona a tirare un fercolo pesantissimo anche sotto la pioggia battente (come ieri sera), a urlare invocazioni fino a perdere la voce, a sfiancarsi di fatica per trascinare – correndo! - il fercolo lungo la ripidissima via di Sangiuliano, a portare sulle proprie spalle una candela accesa dalle dimensioni di un uomo (a volte sono necessarie due persone perché la candelora è troppo pesante!), e infine, a morire per sant’Agata (Robertò Calì, schiacciato dai fedeli nel 2004)?
Questa non è fede.
La fede dovrebbe essere un atto privato, personalissimo, non dovuto e soprattutto sincero: quanti sono i devoti agnellini che il giorno della festa manifestano compunta devozione e il giorno successivo vanno a chiedere il pizzo, a spacciare, a sfruttare o ad ammazzare i propri consimili? E che dire delle ridicole invocazioni che ho avuto modo di leggere sul portale dei devoti agatini? Che bisogno c’è, se non lo stupido orgoglio di apparire più devoto degli altri, di scrivere un’invocazione su un portale Web? Sant’Agata ha l’ADSL? Scarica gli inni sacri con E-Mule?
So che probabilmente questo post riceverà commenti negativi da quanti difendono con ferocia talebana la propria Santuzza: ma non me ne curo. Simili manifestazioni rappresentano l’esca per i sofferenti di corpo e di spirito perché abbocchino all’amo della Chiesa e alla sua ridicola pretesa di rappresentare una divinità della quale nessuno è mai riuscito a dimostrare l’esistenza.
E se anche esistesse certo non sarebbe una figura così limitata, parziale e limitante tale da poter essere ridotta tra le pagine di un libro considerato sacro.

lunedì 6 febbraio 2006

Lasciatemi divertire #1

In attesa del nuovo post contro l'idolatria - che scriverò stanotte - ho deciso di deliziarvi con una (f)utilitas... Saltabeccando qua e là per il web ho trovato un blog interessante, JonVendetta's R'n'R Hell. Leggendo i suoi post e sorridendo per alcune iniziative ("l'affilatrice al 66" prima fra tutte!) mi ha dato un'idea... Vi ricordate come eravate da piccoli? Potete creare la vostra copia cartoon sul sito ufficiale di South Park nella sezione "Create a caracter"... Io ero più o meno così (ma somigliavo più a Cartman in quanto a ciccia):





Il classico angioletto bastardo dentro... Ora lo sono anche fuori.

sabato 4 febbraio 2006

Internet o muerte

Cari comunisti e pseudo-tali, smettetela di dire che Cuba è un paese democratico, un paese che rappresenta il faro della libertà americana contro l’oppressione della grande (pre)potenza mondiale yankee. Abbiate il coraggio di accettare che il paese della rivoluzione anti-Batista del Che si è trasformato da tempo immemore in una dittatura.

Cuba non è un paese libero.

In un paese libero non accade che un giornalista si lasci morire di fame per ottenere un accesso ad Internet. Dovete sapere che nella libera Cuba la connessione ad Internet è permessa solo tramite autorizzazione del Partito – questo vale in misura ridotta anche per i turisti! – e che, una volta connessi vi trovate di fronte alla versione riveduta, corretta e imbavagliata di Internet: eppure nonostante simili ristrettezze esistono delle agenzie di stampa indipendenti come la Cubanacan Press che ogni giorno, pur tra le mille difficoltà della censura, sfidano il regime tentando di restituire la verità alle bugie edulcorate dei media nazionali.

Guillermo Farinas è il direttore della Cubanacan Press. Lo stesso direttore che ha cominciato uno sciopero della fame e della sete perché il regime dal 23 gennaio scorso ha chiuso la connessione ad Internet della sua agenzia impedendogli, di fatto, di inviare articoli al sito indipendente Cubanet. In una lettera aperta a Castro Farinas denuncia le menzogne diffuse a Tunisi durante l’incontro dell'Onu sull'accesso all'informazione durante il quale Cuba aveva dichiarato che tutti i cubani hanno accesso a Internet, e se questo manca è solo colpa dell'embargo. Farinas chiede inoltre un accesso ad Internet senza alcuna censura per tutti i cubani, e soprattutto chiede che i giornalisti indipendenti possano scrivere senza restrizioni sull’operato del governo: in caso contrario si lascerà morire di fame e di sete, diventando, secondo le sue stesse parole, “un martire dell’accesso all’informazione”.

Questa è la libertà portata dalla rivoluzione castrista: giornalisti incarcerati per reati d’opinione, torture e maltrattamenti nelle carceri, periodiche operazioni di “pulizia sociale” (l’ultima il 9 maggio 2005, quando 400 giovani sono stati arrestati senza aver commesso alcun reato!), processi sommari, pena di morte… senza dimenticare un intero paese stretto nella morsa soffocante di un bis-pensiero di orwelliana memoria.

Pensate a tutto questo la prossima volta che leverete gli scudi in difesa di Cuba.

venerdì 3 febbraio 2006

Burqa miseria



Vorrei capire come funziona il cervello di certa gente. Tutti i giorni ascoltiamo al telegiornale tizi con asciugamani in testa che blaterano di paesi da cancellare dalle carte geografiche, di civiltà da distruggere e di terrore generalizzato e sembra che nessuno abbia niente da ridire. Gente che si fa saltare in aria come fosse pop corn, diritti umani violati sistematicamente, libertà d’azione soffocata e finisce sempre a tarallucci e vino – o con una guerra se c’è un bel po’ di petrolio in mezzo. Poi un quotidiano danese, lo Jyllands Posten, decide di pubblicare un’inchiesta sull’autocensura partendo dalla storia di Kare Bluitgen, uno scrittore che non riesce a trovare un illustratore per il suo libro riguardante la vita del profeta Maometto – un libro per bambini, badate bene. L’inchiesta, pubblicata il 30 settembre dello scorso anno, viene accompagnata da dodici vignette satiriche sull’Islam e Maometto: parte così la violentissima reazione degli islamici di tutto il mondo, offesi e indignati da una simile blasfemia.

Per solidarietà allo Jyllands Posten il Magazent, un settimanale norvegese, decide di pubblicare le stesse vignette e così il France Soir, con il conseguente licenziamento del direttore Jacques Lefranc, silurato dall’editore della testata, Raymond Lakah, franco-egiziano – diciamo che il licenziamento non dev’essere stato del tutto inaspettato per Lefranc…

Blasfemia.

Blasfemo per i musulmani è raffigurare la figura umana – in special modo quella del Profeta per eccellenza, Maometto -, ma altrettanto blasfema non dovrebbe essere la quotidiana apologia del terrorismo più becero e sanguinario? Il versetto quarantasei del Corano non dice forse “la maledizione di Allah cada su chi ucciderà persone innocenti”?

Allora forse il problema non sta tanto nella religione – perché ogni religione rappresenta una straordinaria forma di espressione dell’animo umano – quanto nell’uso strumentale, becero e sanguinario che ogni mullah, rabbino, prete o bonzo di sorta ne fa. È l’interpretazione dei precetti, distorta ad uso e consumo di chi guida i fedeli, che distrugge la purezza della speranza che ogni religione porta con sé. L’interpretazione, la sharia nel caso specifico dell’Islam. Non troverete nemmeno un versetto del Corano che vi parli del burqa, o delle guerre sante, o dei giubbetti esplosivi dei kamikaze: solo un grande libro dal quale, tolti tutti i ricamini giaculatori, traspare una grandissima tolleranza nei confronti dell’altro. Concetti come le guerre sante nacquero semplicemente perché qualche califfo si era rotto le scatole di vedere sempre sabbia intorno a sé e giustificava in tal modo agli occhi dei suoi sudditi le guerre di espansione.


L’Islam non è questo, anche se la voce di pochi capetti imbecilli basta a convincere una massa impressionante di fedeli, e capite benissimo che una fatwa come quella pronunciata nei confronti di tutte le persone coinvolte nell’affaire delle vignette può portare tranquillamente ad un altro caso Van Gogh. Perché questa gente vuole la libertà di espressione religiosa – assolutamente legittima! – se poi vuole vietare al resto del mondo qualsiasi forma di pensiero critico che non si accordi con la loro religione? Perché un imam deve sentirsi legittimato nel chiamare puttana una qualsiasi donna che metta una minigonna mentre io non posso sorridere ad una vignetta che riguardi un tema religioso? Perché infine, in Europa, nessuno che conti prende le difese delle testate colpite dalla fatwa e cerca di ficcare bene in testa a certa gente che la censura è prima di tutto paura del confronto?

Invece è deprimente leggere di come i politici europei si stiano piegando opportunisticamente alle richieste di scuse che il mondo islamico pretende – tranquilli politicuzzi, l’elettorato musulmano non è ancora un fattore determinante per vincere le elezioni. Deprimente è, infine, sentire i giornalisti francesi che invocano Voltaire… Invece di invocare Voltaire e di piagnucolare sulla mancata libertà di espressione non piegatevi alle richieste di quattro fanatici che non hanno le palle per esprimere i loro reali intenti e si nascondono dietro il paravento di una religione. Prendeteli per il culo, braccateli, sbranateli: dissolvete l’aura di terrore e di rispettabilità che avvolge questi idioti fondamentalisti e avrete dato la prima picconata che contribuirà a far crollare la loro ridicola torre di Babele.



mercoledì 1 febbraio 2006

Cattive influenze

Avvertenza: poiché scritto sotto l’effetto di antibiotici e febbri variegate questo post sarà assolutamente delirante. Non ditemi che non ve lo avevo detto: siete stati avvertiti.

Io sono un anti-ipocondriaco. Avete presente quelle persone che credono di essere state colpite da ogni sorta di mali fisici, compresi quelli che si svilupperanno sulla faccia della Terra nei prossimi cento anni? Beh, io sono esattamente il contrario.

Io sono quello che nega le malattie. Complice anche un meraviglioso sistema immunitario che da almeno un decennio risolve i (già pochissimi) problemi fisici senza l’uso di alcun medicinale ho deciso di bandire dalla mia esistenza, fin quando possibile, ogni tipo di farmaco a parte l’acido acetilsalicilico – cioè l’aspirina, ma il suo nome scientifico fa più psichedelico, non trovate? –, usato con la moderazione di un frate trappista. Quest’anno tuttavia, così come l’anno scorso, una fastidiosa influenza mi ha colpito e il mio sistema immunitario ha avuto la felice idea di dare forfait proprio mentre mi trovavo nella mia casa di Modica: la mia vera casa, quella "stanza con uso dei servizi comuni" che occupo a Catania per la quale pago un prezzo osceno non la considero casa chiaramente. Anche se è da lì che partono tutti i miei post ed è lì che trascorro buona parte del mio tempo… Ma non divaghiamo. Rimanere a letto con l’influenza a Modica per me significa un solo, deleterio, spaventoso, inquietante fatto: mia madre che muta in modalità crocerossina tra medicine, panni caldi e brodaglie varie e che ronza continuamente intorno al mio letto. Inutile fermarla: avete mai provato a fermare un treno in corsa? (Domanda piuttosto retorica chiaramente, se l’aveste fatto non avreste potuto rispondermi adesso).

Credo che nel sangue di mia madre alberghi, nascosto da generazioni, qualche filamento di DNA ebraico: avete mai sentito parlare della figura della yiddishe mame? Moni Ovadia definisce una yiddishe mame "…asfissiante e intransigente, tenera e feroce al tempo stesso, generosa e insopportabile…", una mamma chioccia al quadrato il cui unico scopo nella vita è quello di accudire i suoi pulcini. Anche quando i pulcini in questione hanno venticinque anni, una vita propria e hanno bellamente passato il quintale… Una storiella ebraica dice: "Qual è la differenza tra una yiddishe mame e un terrorista? Con un terrorista puoi trattare".

Se mia madre non è così, poco ci manca. Per fortuna ha da tempo compreso che io sono la pecora nera della famiglia, il figlio degenere che ascolta tutti i suoi consigli solo per farla contenta ma che fa sistematicamente di testa propria se questi consigli (per un buon 92%) non sono di mio gradimento – credo che continui nelle sue eterne giaculatorie raccomandazioni solo per ribadire a se stessa il ruolo di madre demandata all’educazione filiale… Un’accusa frequente che ha sempre il sapore di una condanna nel suo tribunale personale è "Una volta non eri così!" dove è sottesa chiaramente una critica a quanto io sia peggiorato con il passare degli anni. E accusa gli unici amici che possono avermi influenzato in questo mio cambiamento…

I libri. Lo studio.

E non posso che darle ragione. Mi rendo conto di non somigliare più alla mia famiglia, di aver percorso un itinerario di conoscenza lontanissimo dal loro e di essere diventato per certi versi un alieno. Di quelli che si chiedono sempre – sempre, dannatamente – il perché delle cose e che si rifiutano – almeno per ora, non sono certo un eroe – di calare le corna all’andazzo generale. E so che anche se mia madre non lo ammetterà mai – troppo orgogliosa – in cuor suo è contenta di avere un simile figlio degenere. D’altronde almeno l’altro figlio le è riuscito bene…


P.s.: non chiedetemi secondo quale filo logico ho scritto questo post perché non me lo ricordo più. Quando l’ho scritto il discorso filava perfettamente, proprio come una bustina di nimesulide disciolta in un bicchiere d’acqua…