venerdì 24 febbraio 2006

L'Arabia e l'orgoglio

Errare è umano, perseverare è italiano. Però lo facciamo alla nostra maniera: con eleganza da esteta, in un avvolgente climax di stupidità reazionaria. Tolta di mezzo la genuina volgarità di Calderoli e delle sue magliette (anche il correttore ortografico di Word lo segna come errore), mandati in campo i moderati con le dita incrociate nella speranza di ricucire lo strappo con i paesi di fede islamica, si fa spazio a colpi di penna e di integralismo au countraire la frangetta più incazzata degli ultimi anni. Da New York, con un furore degno del miglior Pietro l’Eremita, Oriana Fallaci. L’occasione è quella del riconoscimento ufficiale tributatole dal consiglio regionale della Toscana, una medaglia d’oro che il presidente della Regione Nencini ha voluto portarle fino a New York. La motivazione? “Giornalista e scrittrice di fama internazionale ed eccellente interprete, per coraggio e professionalità, del ruolo d'inviato di guerra, una testimone dei conflitti e delle tragedie che hanno segnato il secondo Novecento che ha stimolato con le sue opinioni, dibattiti e confronti d'idee”. (Adnkronos, 22/02/06).

È questo il problema.

La Fallaci è stata davvero tutto questo: una giornalista intelligente e sagace che ha avuto la fortuna di intervistare gli uomini più importanti della Terra e di vivere sulla propria pelle i conflitti di questo secolo. E scrive pure bene. Maledettamente bene. Al punto che se non riflettessi anche sul significato delle cose che scrive potresti farti convincere dal suo linguaggio sanguigno e dalla sua prosopopea appassionata – un calcio nello stomaco, una secchiata d’acqua fredda che ti costringe con violenza a riflettere… La Fallaci, o la ami o la odi.

Io non l’amo.

Il suo atteggiamento nei confronti dell’Islam, la sua difesa della “vita” che va a braccetto con la religione, il suo appoggio incondizionato al titanismo di Bush e compari, non ultimo l’assoluto disprezzo per tutto quello che non rientra nella sua visione del mondo… Non puoi amare una donna simile. Scrive bene, ma non è abbastanza. Un po’ come per Celine: un uomo inclassificabile con il quale avrei potuto chiacchierare piacevolmente per ore – magari avremmo potuto sbronzarci insieme in qualche sordida brasserie di Parigi – ma che avrei pestato con una certa violenza qualora avesse cominciato ad espormi le sue idee sulla razza ebraica.

Mi viene da sorridere leggendo le dichiarazioni che Andreotti ha rilasciato riguardo al conferimento della medaglia d’oro alla Fallaci: “Sono rimasto sorpreso nel vedere che nella città di La Pira, dove ci fu il colloquio tra mondo islamico e cristiano, si dia una medaglia d'oro a Oriana Fallaci” […] “In un mondo nel quale il rischio è lo scontro frontale tra islamici e il resto, è stato sbagliato e pericoloso il modo frontale con cui la Fallaci ha affrontato questo tema”. (Adnkronos 22/02/06). E lo dice Andreotti, vale a dire il dorso della Costituzione italiana, il politico più scaltro e sfuggente che l’Italia abbia mai avuto dai tempi di Cavour, il politico che è sempre uscito vincente da ogni processo e lontano da ogni possibile accusa supportata da prove. Uno che rappresenta l'Italia, insomma.

Ben felice di ricevere la medaglia la Fallaci ha voluto ringraziare a suo modo facendo sapere a tutti che sta preparando una vignetta satirica su Maometto. La scrittrice vuole rappresentare “…Maometto con le sue nove mogli, fra cui la bambina che sposò a 70 anni, le sedici concubine e una cammella col burqa. La matita, per ora, si è infranta sulla figura della cammella, ma il prossimo tentativo probabilmente andrà meglio” come ha dichiarato lei stessa martedì scorso al consolato italiano di New York.

Bene. Ora sì che mi sento tranquillo.

Se la Fallaci vuole farsi uccidere da qualche fondamentalista è liberissima di farlo. Ma se dovesse coinvolgere in questa sua palingenesi l’Italia e gli italiani non vi nascondo che ne sarei alquanto indispettito.

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