Errare è umano, perseverare è italiano. Però lo facciamo alla nostra maniera: con eleganza da esteta, in un avvolgente climax di stupidità reazionaria. Tolta di mezzo la genuina volgarità di Calderoli e delle sue magliette (anche il correttore ortografico di Word lo segna come errore), mandati in campo i moderati con le dita incrociate nella speranza di ricucire lo strappo con i paesi di fede islamica, si fa spazio a colpi di penna e di integralismo au countraire la frangetta più incazzata degli ultimi anni. Da New York, con un furore degno del miglior Pietro l’Eremita, Oriana Fallaci. L’occasione è quella del riconoscimento ufficiale tributatole dal consiglio regionale della Toscana, una medaglia d’oro che il presidente della Regione Nencini ha voluto portarle fino a New York. La motivazione? “Giornalista e scrittrice di fama internazionale ed eccellente interprete, per coraggio e professionalità, del ruolo d'inviato di guerra, una testimone dei conflitti e delle tragedie che hanno segnato il secondo Novecento che ha stimolato con le sue opinioni, dibattiti e confronti d'idee”. (Adnkronos, 22/02/06).
È questo il problema.
Io non l’amo.
Il suo atteggiamento nei confronti dell’Islam, la sua difesa della “vita” che va a braccetto con la religione, il suo appoggio incondizionato al titanismo di Bush e compari, non ultimo l’assoluto disprezzo per tutto quello che non rientra nella sua visione del mondo… Non puoi amare una donna simile. Scrive bene, ma non è abbastanza. Un po’ come per Celine: un uomo inclassificabile con il quale avrei potuto chiacchierare piacevolmente per ore – magari avremmo potuto sbronzarci insieme in qualche sordida brasserie di Parigi – ma che avrei pestato con una certa violenza qualora avesse cominciato ad espormi le sue idee sulla razza ebraica.
Mi viene da sorridere leggendo le dichiarazioni che Andreotti ha rilasciato riguardo al conferimento della medaglia d’oro alla Fallaci: “Sono rimasto sorpreso nel vedere che nella città di
Ben felice di ricevere la medaglia
Bene. Ora sì che mi sento tranquillo.
Se
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