sabato 18 febbraio 2006

Eziologia di un ministro

Ovvero

come desiderare di sottoporre a lobotomia un ministro della Repubblica Italiana senza provarne rimorso


Calderoli.

Credo che il post potrebbe benissimo finire così e avrei già detto tutto. Il mondo brulica di musulmani piccati per le vignette satiriche su Maometto, a stento si riesce a contenere la furia strumentalizzata di credenti et similia e dobbiamo perfino sopportare la farsa di un imbecille che indossa, per stupido spirito provocatorio, una maglietta su cui sono stampate le vignette incriminate. Provocando un’insospettata e violenta reazione anche nella (ormai) pseudo-moderata e filo-occidentale Libia.

Dopo aver appreso la notizia della scemetta mediatica di Roberto Calderoli, ministro della Repubblica Italiana, ieri a Bengasi centinaia di manifestanti hanno assaltato l’ambasciata italiana riuscendo ad incendiare quattro auto (fra cui quella del console Pirrello) e alcune stanze al primo piano dello stabile, minacciando seriamente l’incolumità del corpo diplomatico lì presente. Intervento della polizia per sedare la rivolta: 11 morti e 55 persone ferite.

11 morti e 55 persone ferite. Per una maglietta.

Ho già criticato altrove la strumentalizzazione del sentimento religioso a fini politici, così come ho sempre criticato le azioni repressive delle forze di polizia, soprattutto in quei paesi in cui la gestione autoritaria del potere politico viene mascherata da una ridicola parvenza di legalità e di democrazia. Ma non ho alcuna remora a parlare ancora una volta di Calderoli: non riesco sinceramente a capire cosa ci sia dentro la testa di quest’uomo e spero che scrivere un po’ su di lui mi aiuti a comprenderlo meglio… Che cosa sperava di ottenere con simile gesto? Certo non si può pensare ad un’azione innocente, certamente non dopo quello che queste vignette hanno provocato nel mondo. E non venitemi a dire che una persona come Calderoli vuole ergersi a difesa della libertà di espressione per favore: a parte il fatto che la libertà di espressione non si difende con le magliette, sappiamo tutti che partiti come la Lega Nord si limitano a difendere la propria libertà di espressione mentre cercano di limitare prepotentemente quella degli altri! Ricordate di quando Bossi voleva usare la bandiera italiana come carta igienica (l’espressione di Bossi era, invero, un po’ più colorita) e riuscirono a far votare una leggina ad hoc che in pratica gli salvava il culetto di cui sopra? Calderoli ha semplicemente cercato, da buon populista, visibilità e favore politico a buon mercato, e statene certi che i suoi accoliti avranno gradito, nonostante le dichiarazioni ufficiali del governo e del mondo politico che hanno preso le distanze da questo ridicolo gesto. In alcuni casi con qualche strana eccezione e distinguo come per La Russa, il quale ha dichiarato: “Non bisogna mai eccitare gli animi, ma il buon senso non deve diventare viltà”. Meglio invece quando i nostri soldati spaccavano orgogliosamente il culo ai libici e si scopavano le belle abissine, vero? Le colonie, l’impero, Mussolini… Quanti bei ricordi per te carissimo La Russa! Ma non divaghiamo.

Calderoli si è dimesso. Meno male.

Per non aggiungere altre palettate di ridicolo sul cumulo – già piuttosto alto – di letame che ricopre l’Italia. Per non dare l’opportunità a qualche esaltato di farsi saltare in aria anche dalle nostre parti. Per non fomentare ulteriormente una polemica sterile ed esplosiva.

Pensate tuttavia che quella faccia di bronzo di Calderoli abbia capito il suo errore o abbia lasciato il posto di ministro per salvare almeno quel poco di dignità che gli rimane (se mai ne ha avuta una)? Le dichiarazioni che ha rilasciato all’Adnkronos andavano per il verso opposto: “Se per arrivare al dialogo tra il mondo occidentale e il mondo islamico e per mettere da parte le armi, le bombe e il terrorismo è necessario che io mi dimetta, che chieda scusa e perfino che mi umilii, io mi dimetto. […] Lo farò dopo un segnale dal mondo islamico”. Vuoi vedere che diventa lui la vittima di tutto questo, il martire, il capro espiatorio? Si dimetterà solo dopo un segnale dal mondo islamico! Io credo che di segnali a Bengasi ce ne siano stati già abbastanza… Ma ecco la ciliegina sulla torta: “Non è un problema dei morti o del governo italiano, qui c’è di mezzo l’Occidente”. Ecco ritornare il concetto di scontro di civiltà ed ecco il prode paladino dei diritti civili pronto ad immolare la sua maglietta per la singolar tenzone tra il Bene ed il Male.

Rinchiudiamolo da qualche parte mentre siamo in tempo.

Pur di scrollarsi di dosso il peso di undici morti (non è stato lui a sparare, d’accordo, ma il suo gesto è stato la classica goccia che ha fatto traboccare il classico vaso) tira in ballo lo scontro di civiltà, quando anche l’ambasciatore Trupiano, intervistato da Tv7 ha lasciato intendere nel suo paludatissimo linguaggio diplomatico che la colpa era di Calderoli: “[la rivolta] …nasce nel filone della manifestazione contro le vignette che ci sono state nei paesi islamici, ma non escludo che altri fattori a noi vicini abbiano potuto influire”. Cosa volete di più? Anche Ciampi, il caro vecchietto, ha ribadito che un ministro dovrebbe ricoprire il suo ruolo con responsabilità: forse non si è reso conto che parlava con Calderoli…

Smetto di scrivere mentre in tv sento che la comunità islamica libica chiede le scuse formali dell’Italia. E credo che stavolta gli siano dovute. Perché un conto è negare la libertà di espressione o limitare la libertà di stampa, un conto è fomentare inutilmente una polemica già spinosa di suo per nutrire il proprio miserabile opportunismo.

Comincio io con le scuse. Mi scuso per non aver preso personalmente a randellate in testa Roberto Calderoli, ministro della Repubblica Italiana, quando è passato da Catania. Scusatemi, una mancanza imperdonabile.

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