mercoledì 24 ottobre 2007

Lasciatemi divertire #5

Avete visto Shining di Stanley Kubrick? Ricordate la follia di Jack Nicholson, lo sguardo allucinato di Shelley Duvall, il triciclo del piccolo Danny Lloyd, il fiume di sangue, il labirinto, la "luccicanza"? Bene.

Dimenticate tutto.

Dimenticate ogni cosa e gustatevi questo trailer di Shining rimontato ad arte fino a farne un'innocua commedia familiare... Che meraviglia!



martedì 2 ottobre 2007

A chi sa

Come un marinaio dopo una tempesta alza gli occhi e sorride alla stella polare. Rotta di collisione su un animo che pavoneggia ilarità e una vertigine improvvisa capace di leggere parole mai scritte, di ascoltare frasi mai dette smozzicate e balbettate nell’imbarazzo reciproco. Sentirsi invadere dall’inadeguatezza ad ogni passo, gli occhi inchiodati al suolo o aggrappati al cielo in attesa di una ferita di luce e poi rifugiarsi dietro il muro della lontananza, a sprecare notti suonando le note del proprio sconforto su un pianoforte muto ed incapace di svelare appieno il volto dietro una maschera. Stirare follemente i propri pensieri su chewing-gum d’asfalto accompagnato da musica amica e da silenzi che scivolano e che attendono di essere rotti: una passeggiata tra le nuvole, un bicchiere di vino sguaiato, le lampare dei pescatori sulla baia... Curve e chilometri, meta ancora più folle tra edifici sinistri e pietre di luna. Tornare dunque tra braccia millenarie, protetti dalla notte, circondati da calcare trapunto e polvere di tempo. Un abbraccio spigoloso davanti ad un mare di luce, ciascuno a meditare sui fantasmi di un passato poco passato con il terrore che anche stavolta possa essere un abbaglio, un equivoco, meschinità, l’ennesimo stupido gioco di specchi. Un fiume carsico allora il passato, forzato a riaffiorare, strumento per allontanare, tagliare, soffocare. Apparire fuori luogo, sempre e comunque, strano folle disadattato fenomeno da baraccone mostro insensibile eppure non riuscire a farne a meno, assaporare incredulo una goccia di speranza stillare dalla corteccia della propria esistenza...

Ho visto una rosa nera fiorire tra bidoni della spazzatura rischiarata da una luna timida e contorta finalmente capace di cacciare ogni stupida eclissi di desiderio. E poi la scintilla di un sorriso che sgorga dall’anima, parole sussurrate alle prime luci dell’alba e vertigine, vertigine, ancora vertigine. Ehi...

Timore, continuo timore. Timore di chiamare, timore di opprimere, timore di apparire diversi da ciò che si è, timore di correre, timore di aver sperato presto.

Cosa sarà? Se sarà. Non sappiamo ancora. Incatenata la speranza frettolosa, attendiamo impazienti il disgelo di sogni e un venticello lieve lieve che dissolva la nebbia dell’incertezza. Possa arrivare come vento tra gli alberi a scompigliare mucchietti di foglie una voce, giudice, a fugare ogni dubbio. Se sia stata solo una fata Morgana ad apparire, mostrando oasi rinfrescanti in un deserto di solitudine, o se invece una sentenza condanni, definitiva, ad una pena soffice ed agognata. D’altronde, sarebbero solo tre parole...