lunedì 24 settembre 2007

Il giorno del Vate

Incasellati dalla smania classificatrice di tassonomi improvvisati, capita spesso che detti scienziati e dottori della Legge si meraviglino perché i loro pregiudizi sono sconfessati dalla vita reale. Può succedere allora che un amico, per sorte o caso finito tra queste pagine, si meravigli alquanto dell’assenza del blog di Beppe Grillo tra i miei link preferiti. Impossibile dice. Ti conosco, dice. Attacchi i politici, non sopporti i partiti, ti piace scoperchiare gineprai... Beppe Grillo dovrebbe essere il tuo punto di riferimento costante! dice.

La logica insopportabile del Vate.

Apprezzo Beppe Grillo, davvero. Lo apprezzo come comico fustigatore di costumi passati e presenti – se mi sforzo con la memoria riesco addirittura a ricordare i suoi ultimi interventi in Rai –, lo apprezzo come blogger, apprezzo anche la sua frenetica ed importante attività di controinformazione che spesso c’azzecca e che di tanto in tanto prende qualche abbaglio imbarazzante.

Il fatto che mi lascia perplesso è invece l’ennesima esigenza di appecoronamento del popolo italiano. La venerazione per ogni figura che si stagli sul desolato panorama politico italiano con volontà messianiche pronta a predicare la palingenesi per suo tramite del mondo conosciuto. Non so se avete mai provato a discutere di un qualsiasi argomento con un fan di Beppe Grillo: di quelli che bevono avidamente il suo blog, che presenziano a tutti i suoi spettacoli, che seguono ogni suo consiglio. Dopo aver ascoltato per un po’ la controparte il grillino scuote la testa avvilito, ti guarda con il sorriso sornione di chi la sa più lunga e con aria di sfottò ti apostrofa con espressioni quali Ma dove vivi... informati... La verità è altrove... Non seguire l’informazione embedded...

Più di una volta mi sono trovato nella spiacevole sensazione di essere considerato un ingenuo per aver rifiutato di approvare sic et simpliciter alcuni ammaestramenti del Grillo parlante, primo fra tutti la proposta Parlamento Pulito con relativo banner da inserire sul blog. Grande delusione per i miei amici grillini, che essendo passati dall’altra parte dello specchio – è chiaro – guardano con superiorità tutti noi poveretti che non ci informiamo...

Questo forse è il problema più grave dei sostenitori di Grillo: il loro rapporto con l’informazione. Lodevole la volontà di approfondire una notizia, ridicolo se la ricerca sfocia necessariamente in certe paranoie complottistiche. Pensare che un’altra versione di un fatto sia degna di maggiore considerazione solo perché alternativa all’ufficiale, magari perché presentata con accenni di mistero o con toni violenti e clamorosi è quantomeno ingenuo. La controinformazione rappresenta un sentiero più scivoloso dell’informazione ufficiale e spesso, se non saggiata con attenzione, risulta essere ancora più falsa e fuorviante: sembra un’ovvietà questa – e, di fatto, lo è – ma un grosso numero di seguaci di Grillo considera verità rivelata tutto ciò che esce dalla bocca del loro Vate. Acritici nella loro supposta criticità. Per capirci, se Grillo dicesse che gli impacchi di caponata fanno ricrescere i capelli, state certi che in giro vedremmo gente con la testa impiastricciata di caponata. La controinformazione è fondamentale, ma che sia seria, ponderata ed attendibile...

Ragazzi, anche Beppe Grillo sbaglia: smettete di venerarlo!

Considerando dogma ciò che afferma Grillo, è evidente poi che quanti non la pensano come lui vadano derisi e insultati. Due esempi agli antipodi: Di Pietro, che avendo plaudito alle iniziative proposte durante il V-day è stato definito dallo stesso Grillo “uno perbene”, e il direttore del Tg2 Mazza, che con un editoriale lucidissimo ha indicato alcuni dei pericoli di ogni facile demagogia, lasciato sul blog alla mercè dei grillini e oggetto degli insulti più pesanti e gratuiti. Da una parte i buoni (cioè quelli che la pensano come il Vate) e dall’altra i cattivi che si permettono di avanzare critiche al movimento grillino e al suo capo-popolo? Fare quadrato attorno al Capo delegittimando gli avversari è logica delle oligarchie più bieche ed autoritarie, altro che anelito di libertà!

Due parole infine sulle liste civiche “col bollino di qualità” e sull’iniziativa di legge popolare per cui Grillo ha raccolto più di trecentomila firme. Sulle liste una semplice domanda... Ma c’era bisogno che arrivasse Grillo per proporre una lista civica? Se non erro le liste civiche sono una possibilità garantita dalla nostra Costituzione al di là di pecche, liste civetta di partiti e debolezze strutturali. Inutile che Grillo si affanni a pennellare distinguo sul coordinamento nazionale che propone. Il suo non è altro che un nuovo, informale partito: un antipartito nella forma ma che si muove necessariamente nel solco organizzativo dei partiti. Utilizza magari un linguaggio accattivante e punta sulla rabbia e sulla disillusione degli italiani, ma sempre di partito si tratta. Avete mai assistito ad un meet-up di Grillo? Io sì. E vi posso assicurare che non c’è alcuna differenza tra questo ed una riunione di partito.

Per finire, la legge. Alla quale proposta non ho alcuna intenzione di aderire. Nonostante ritenga validi alcuni elementi infatti non vorrei che in Parlamento passasse una legge simile, inutile e demagogica. Il primo punto recita “No ai 25 Parlamentari condannati in parlamento - Nessun cittadino Italiano può candidarsi in parlamento se condannato in via definitiva o, in primo e secondo grado in attesa di giudizio finale”. Per quanto limitata sia la mia conoscenza della legge italiana mi pare che esista ancora, in questo paese, la presunzione di innocenza: un uomo o una donna non sono ritenuti colpevoli del reato di cui sono accusati fino al terzo grado di giudizio. E poi, non esiste già l'interdizione dai pubblici uffici per alcuni reati? Bisognerebbe inoltre distinguere il tipo di reato: assolutamente d’accordo con i reati legati alla criminalità organizzata e all’appropriazione indebita, ma vi sentireste di escludere dal Parlamento chi è stato condannato per aver scritto qualcosa di troppo su un giornale (sotto gli occhi di tutti ma indimostrabile attraverso gli atti giudiziari) o per aver bloccato un’autostrada insieme ad un gruppo di operai che protestavano per il loro licenziamento?

Il secondo punto dice “No ai Parlamentari di professione da venti/trent’anni in parlamento. Nessun cittadino italiano può essere eletto in parlamento per più di 2 Legislature. La regola è valida retroattivamente”. Perché? Perché i politici sono nostri dipendenti? Ma che cavolata. Secondo la logica della democrazia elettiva i politici dovrebbero rappresentare gli italiani: non lo fanno, ma questo è un problema etico ed è insito nel meccanismo stesso della democrazia elettiva. Semmai tagliamo i privilegi immotivati, che hanno facile presa sulla rabbia e provocano ancor più disillusione nella gente. Se Mastella viaggiasse sull’Eurostar con Prodi – che già lo fa, abitualmente – sarebbe un buon inizio...

Il terzo punto infine: “No ai Parlamentari scelti dai segretari di partito – I candidati di partito devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta. Su questo punto sono d’accordo. Le preferenze personali decuplicano i meccanismi di corruzione, il voto di scambio e la caccia al favore, me ne rendo conto, ma non riesco ad accettare che pochi segretari di partito abbiano deciso chi oggi governa l’Italia.

Non mi resta ancora molto da dire su Grillo. Mi piace molto, diverte, fa riflettere, ma non riesco ad essere un suo sostenitore. Non riesco nemmeno a definirlo un antipolitico. L’antipolitica è una cosa troppo importante per essere trattata con la superficialità e i vaffanculo di questi giorni: altrimenti diventa breve quel passo che separa l’antipolitica dal Vate che arringa e guida la folla. E che utilizza il favore acquistato per arrivare al Potere. Ancora una volta, senza scampo.

mercoledì 12 settembre 2007

Un'occasione persa per stare zitto

È dovuta trascorrere tutta l’estate prima che il consiglio comunale di Comiso decidesse su un’idea peregrina e bislacca avanzata da uno sparuto gruppuscolo di cittadini. Siamo più o meno in democrazia, non lo nego, perciò è normale che anche le idee più strampalate ed ottuse abbiano il diritto di essere espresse. Salvo poi essere sonoramente bocciate. Sto parlando di una petizione “popolare” presentata il giugno scorso dal presidente dell’associazione Marenostrum Pasquale Puglisi e sottoscritta da poco più di cinquecento persone che chiedeva di cambiare il nome all’aeroporto “Pio La Torre” inaugurato tra mille polemiche l’aprile scorso. Motivo? Secondo la petizione si è scelto “…un nome che ha una precisa connotazione politica e che rischia di affossare, già nella fase iniziale, l’aeroporto che sarà operativo da qui a qualche mese”. Inoltre “…Pio La Torre, pur essendo una figura emblematica per la storia siciliana, non ha diretta attinenza con Comiso”.

Fin troppo facile smontare questa petizione che denota la totale ignoranza della storia recente e, forse il fatto più grave, della storia della propria città e delle figure emblematiche che l’hanno caratterizzata.

Se Pasquale Puglisi voleva polemizzare contro l’inaugurazione di un aeroporto in cui non c’è ancora praticamente nulla si accomodi pure, avrà il mio appoggio. Ma che non si permetta di mettere in mezzo ad una discussione sterile – come tutte le discussioni tra politici – la figura di un eroe siciliano quale Pio La Torre. La petizione afferma che la scelta di Pio La Torre ha una precisa connotazione politica… Ma di cosa stiamo parlando? Vogliamo essere seri? D’accordo, è stato un deputato del Partito Comunista, ma guardare solo alla tessera di partito di Pio La Torre significa non aver capito davvero nulla della sua storia personale. Parliamo di un uomo che per primo nel 1972 presentò in Parlamento una proposta di legge che introduceva il reato di associazione mafiosa ed una norma che prevedeva la confisca dei beni ai mafiosi: tutto ciò quando ancora molti politici siciliani negavano l’esistenza stessa della mafia come struttura verticistica criminale. Parliamo di un uomo che amava la propria terra e che non si tirò mai indietro, che lottò sempre per la libertà della Sicilia e dei siciliani dalla mafia e che per questo fu ucciso nel 1982 insieme a Rosario di Salvo. Non era un politico votato alla causa del proprio partito, era prima di tutto un uomo

E poi scusate, qualcuno vorrebbe cortesemente spiegarmi il motivo per cui questo nome “…rischia di affossare, già nella fase iniziale, l’aeroporto…”? Cosa significa, che la gente che vota centrodestra o i mafiosi eviteranno di usarlo perché è intitolato ad un uomo che va contro le loro scelte politiche o di vita? Non capisco. Infine l’espressione che più mi ha urtato: “…Pio La Torre, pur essendo una figura emblematica per la storia siciliana, non ha diretta attinenza con Comiso”.

In questo caso si può solo rispondere con una sola frase. “Stai zitto per favore”.

Vorrei solo ricordare a Puglisi e ai cinquecento firmatari della petizione che nel 1981 Pio La Torre fu alla testa di una delle più grandi manifestazioni di protesta popolare contro la costruzione della base militare americana di Comiso e contro i missili Cruise che la Nato aveva deciso di spostare proprio a Comiso. Pio La Torre raccolse centomila firme solo in provincia di Ragusa, centomila, e un milione di firme in tutta la Sicilia, un milione di firme su cinque milioni di abitanti.

E questo sarebbe un uomo che non ha attinenza con l’aeroporto di Comiso?

Adesso che la vecchia base Nato è stata riconvertita in aeroporto civile non pensate che sia la naturale conseguenza di ogni cosa intitolare l’aeroporto all’uomo che più di tutti lottò affinché la Sicilia non diventasse il centro militare del Mediterraneo? Io dico di sì, ma evidentemente c’è chi ha una visione talmente limitata del mondo che preferisce guardare alle tessere di partito piuttosto che al valore di un uomo.

venerdì 7 settembre 2007

Urbanistica creativa




A Marina di Modica esiste una via intitolata a Federico Magellano... Per tutto il resto del mondo si tratta di Ferdinando Magellano, ovviamente.

Corsi, ricorsi e concorsi (esterni in associazione mafiosa)

Non so quale insolita forza d’animo mi permetta ancora di sorprendermi. Normale che finora non ne abbia parlato alcun pennivendolo, quella gente che si spaccia per giornalista professionista e che infesta come gramigna tutte le testate nazionali e locali. Normale che Lirio Abbate finora non se lo sia filato nessuno. Giornalista che lavora all’Ansa di Palermo, autore con Peter Gomez del libro "I complici", già minacciato dalla mafia per le durissime prese di posizione nei loro confronti: un uomo che fa nomi e cognomi e che non si piega ai diktat di un manipolo di idioti che pretende di essere composto da “uomini d’onore”.

La notizia è di mercoledì. Nonostante la scorta da tempo assegnata ad Abbate, la mafia è riuscita a piazzare dell’esplosivo sotto la sua auto: non un atto dimostrativo, la bomba era attiva e pronta per esplodere… Maledetti noi. Sembra che solo il sangue riesca a smuovere questo popolo di Sicilia, sembra che solo quando il sangue dei giusti bagni le nostre strade ci rendiamo conto della maledizione che grava sulla nostra terra e di quanti, ogni giorno, combattono la propria personale battaglia contro il cancro di questa società.

Mafia. Suona strana questa parola, pur avendola scritta o pronunciata tante volte. Talora la gente la confonde con la semplice criminalità, tutt’al più organizzata, sbagliando e banalizzando ogni cosa: se la mafia fosse solo un’associazione criminale si potrebbe cancellare dalla nostra terra decapitandone i vertici. Non è così facile, chiaramente. La mafia è sopravvissuta rigogliosa all’arresto dei capi storici Riina e Provenzano innanzitutto perché sistema di pensiero, modo di vivere, organizzazione verticistica a base familiare, una sovrastruttura culturale spietatamente efficiente che si sostituisce ad uno Stato assente, che usa la violenza e la repressione come strumento di controllo, che vede nelle attività criminali il proprio sostentamento e nel legame strettissimo con la politica la certezza della propria sopravvivenza. Tagliamo i legami della politica con la mafia e avremo dimezzato la forza di questa organizzazione.

Era normale che il dopo Provenzano riaprisse i giochi di potere e che la pax mafiosa cominciasse a scricchiolare. Dopo la stagione stragista dei viddani di Riina, dopo il basso profilo di Provenzano, sembra che l’ala violenta della mafia stia nuovamente alzando la testa per imporre quel rispetto che crede stupidamente di poter recuperare – perché tra gli altri problemi i mafiosi sono pure estremamente imbecilli. Ecco perché nelle cronache locali si ricomincia a parlare timidamente di regolamento di conti, di attentati ad imprenditori che si rifiutano di pagare il pizzo, di minacce a giornalisti e a uomini dello Stato che svolgono il proprio dovere ma che sembrano disturbare gli interessi dei soliti noti.

Adesso il fallito attentato a Lirio Abbate. Un fatto terribile che tuttavia sembra essere passato in secondo piano nelle cronache locali, quasi se la fosse cercata… Manifestazioni di solidarietà per Abbate dal mondo del giornalismo – qualcuno ancora si salva per fortuna –, dal mondo dei sindacati e dal mondo politico fino al messaggio del presidente Napolitano: freddo e distaccato, istituzionale se vogliamo ma pur sempre un’attestazione di solidarietà. Praticamente tutti si sono stretti idealmente attorno ad Abbate. Anche lui. Il governatore dei siciliani, il politico più affettuoso dopo Andreotti, il Vasa-Vasa, Totò Cuffaro insomma. Il quale si sarebbe potuto sforzare un po’ di più di “Il gravissimo gesto subito da Abbate, dopo le minacce ricevute nei mesi scorsi, è un atto a cui nessuno può, e deve, restare indifferente” apparso su tutti i media. Forse Totuccio era ancora stanco per la tradizionale acchianata di santa Rosalia a cui ha partecipato, scalzo ma in calzini, martedì scorso.

Verbosissimo riguardo alla tradizione, alla famiglia, alla religione – meglio tenersi cari i propri elettori –, laconico e stringato quando si tratta di difendere un giornalista minacciato dalla mafia... Come detto prima, meglio tenersi cari i propri elettori. Tuttavia non arriverò a conclusioni affrettate e fin troppo facili, almeno fino alla conclusione del processo che lo vede coinvolto in traffici un poco oscuri con certe frange esterne della mafia. Ho stranamente fiducia nella magistratura e nella legge, per cui un uomo è innocente fino a prova contraria, meno in Cuffaro, al quale auguro comunque un’assoluzione con formula piena.

Però come faccio a togliermi dalla testa certe idee? Luoghi comuni, pregiudizi se volete. Ma chissà come mai, ancora oggi, per alcuni politici siciliani sembra sia quasi normale che un giornalista rompicoglioni debba saltare in aria con la propria auto.