sabato 4 febbraio 2006

Internet o muerte

Cari comunisti e pseudo-tali, smettetela di dire che Cuba è un paese democratico, un paese che rappresenta il faro della libertà americana contro l’oppressione della grande (pre)potenza mondiale yankee. Abbiate il coraggio di accettare che il paese della rivoluzione anti-Batista del Che si è trasformato da tempo immemore in una dittatura.

Cuba non è un paese libero.

In un paese libero non accade che un giornalista si lasci morire di fame per ottenere un accesso ad Internet. Dovete sapere che nella libera Cuba la connessione ad Internet è permessa solo tramite autorizzazione del Partito – questo vale in misura ridotta anche per i turisti! – e che, una volta connessi vi trovate di fronte alla versione riveduta, corretta e imbavagliata di Internet: eppure nonostante simili ristrettezze esistono delle agenzie di stampa indipendenti come la Cubanacan Press che ogni giorno, pur tra le mille difficoltà della censura, sfidano il regime tentando di restituire la verità alle bugie edulcorate dei media nazionali.

Guillermo Farinas è il direttore della Cubanacan Press. Lo stesso direttore che ha cominciato uno sciopero della fame e della sete perché il regime dal 23 gennaio scorso ha chiuso la connessione ad Internet della sua agenzia impedendogli, di fatto, di inviare articoli al sito indipendente Cubanet. In una lettera aperta a Castro Farinas denuncia le menzogne diffuse a Tunisi durante l’incontro dell'Onu sull'accesso all'informazione durante il quale Cuba aveva dichiarato che tutti i cubani hanno accesso a Internet, e se questo manca è solo colpa dell'embargo. Farinas chiede inoltre un accesso ad Internet senza alcuna censura per tutti i cubani, e soprattutto chiede che i giornalisti indipendenti possano scrivere senza restrizioni sull’operato del governo: in caso contrario si lascerà morire di fame e di sete, diventando, secondo le sue stesse parole, “un martire dell’accesso all’informazione”.

Questa è la libertà portata dalla rivoluzione castrista: giornalisti incarcerati per reati d’opinione, torture e maltrattamenti nelle carceri, periodiche operazioni di “pulizia sociale” (l’ultima il 9 maggio 2005, quando 400 giovani sono stati arrestati senza aver commesso alcun reato!), processi sommari, pena di morte… senza dimenticare un intero paese stretto nella morsa soffocante di un bis-pensiero di orwelliana memoria.

Pensate a tutto questo la prossima volta che leverete gli scudi in difesa di Cuba.

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