martedì 28 marzo 2006

Quand'anche le sprangate sui denti ti sembrano poco #2

Devo attirarle, certe persone. O forse semplicemente ci faccio caso.

Questo pomeriggio cammino lungo via Santa Maddalena per raggiungere la mia facoltà dove mi aspetta la laurea di un'amica. Un po' distratto per la lettura di un volantino elettorale, ad un certo punto sbatto con tutta la mia mole su una macchina. Alzo gli occhi e vedo l'auto parcheggiata con tutte e quattro le ruote sul marciapiede. Faccio un rapido calcolo: strada = veicoli da trasporto; marciapiede = pedoni.

Quell'auto è decisamente fuori posto.

La cosa più bella è che dopo il mio impatto esce dall'auto il proprietario che, piuttosto stizzito, mi rimprovera dicendo che potevo stare più attento. Anzi, che dovevo stare più attento. Replico con una certa virulenza che non è colpa mia se parcheggiando sul marciapiede ha mostrato di sconoscere anche le più elementari regole di civiltà. Un attimo di silenzio e quell'uomo ribatte con una risposta che mi lascia a tutta prima disorientato, almeno prima di comprenderne il suo più intimo e nascosto significato: "Ci sono due marciapiedi su questa strada. Potevi prendere l'altro". Poi mi sorride.

Certo. Che stupido. La colpa è mia se ho scelto il marciapiede sbagliato... Quand'anche le sprangate sui denti ti sembrano poco.

lunedì 27 marzo 2006

Di un qualunquista che usa una retorica demagogica

In questi giorni ho avuto modo di parlare con persone che hanno ripetutamente usato aggettivi quali qualunquista, retorico, demagogico per sottolineare certi passaggi dei miei discorsi.

Dal dizionario Zingarelli:

Qualunquista Chi prova e dimostra indifferenza o disprezzo verso le ideologie, l’attività o i problemi politici e sociali;
Retorica (da cui retorico) Modo di scrivere e di parlare pieno di ornamenti e di ampollosità, ma privo di autentico impegno intellettuale e di contenuto affettivo;
Demagogia (da cui demagogico) Arte di accattivarsi il favore delle masse popolari con promesse di miglioramenti economici e sociali difficilmente realizzabili;

Come se avessi mai detto di voler salvare o di essere capace di salvare il mondo, come se i miei discorsi fossero destinati a smuovere il cervello e le anime di chissà quanti milioni di persone. Ho già seri dubbi sulla capacità di salvare me stesso dal tracollo del mondo, figuriamoci.

Forse è il modo in cui mi esprimo, o forse l’atteggiamento, o forse il mio carattere bizzarro. Forse, semplicemente, non ho ancora capito come ci si pone nei confronti del mondo. Il fatto insolito è che appunti simili mi arrivano quasi sempre da una ben precisa categoria di persone, le stesse persone che pur non volendo un’etichetta per sé passano il proprio tempo ad attaccarle addosso agli altri in modo tale che loro possano sentirsi speciali e fors’anche superiori. Non posso negare che a volte mi diverta ad interpretare la parte del professorone che esprime i suoi pensieri attraverso un linguaggio complesso e non posso negare che talora sia un tantino saccente, ma questo sul serio… Non posso negare inoltre che mi piaccia scrivere in un certo modo, talora involuto e non tanto diretto: ma trascorrere il proprio tempo leggendo Bufalino, Consolo, Manganelli, Carpentier, Brodskij, Thomas, Blake, Cioran ed altri che hanno fatto dell’eleganza formale un punto fermo del loro stile qualche danno a lungo termine lo provoca. Forse il problema che alcuni hanno è proprio questo: pensare che un linguaggio articolato nasconda sempre e necessariamente il vuoto interiore. La freddezza. Il nulla. Certo non pretendo di dire sempre cose sorprendenti e a volte mi rendo conto io stesso di smuovere la solita, pesante aria fritta, di sfondare delle porte aperte. Lo so, che credete. Come so che non vincerò mai il Nobel o il Pulitzer. E allora il fatto stesso che indichi il luogo in cui prima esisteva una porta, in cui prima quella porta era serrata, il fatto stesso che indichi quei paletti che un tempo segnavano dei limiti che non andavano oltrepassati, beh, credo che per me sia già importante. Fornire un microscopico corto circuito. Ripeto, non posso salvare il mondo: ma quell’oretta di radio settimanale, un articolo di tanto in tanto su infime testate locali, qualche post su questo blog o le tante, infinite discussioni sono forse l’unico strumento che possiedo per non considerami complice di questo indicibile stato di cose.

Alla fine sono solo un maledetto egoista.

O forse amo così tanto il mondo e la vita che non posso fare a meno di urlare la mia rabbia e di gridare tutto il mio livore, forse non posso fare a meno di esprimere tutto il mio orrore per ogni singolo atto d’ingiustizia che vedo intorno a me – cose che quotidianamente ti fanno star male e per le quali puoi fare poco e niente. Ma non mi sento qualunquista se disprezzo i partiti e le logiche di potere, né retorico se parlo o scrivo dei fatti che accadono, dell’abominio che non posso fare a meno di vedere e lo faccio nel linguaggio che ho sviluppato in anni di consuetudine con la lettura, né mi sento tantomeno un demagogo perché io, di favore popolare, non ne devo conquistare nemmeno un pezzettino. Quello che mi si rimprovera sono le troppe sfumature che vedo ovunque e che mi rendono difficilissimo porre un aut aut su molte questioni. Eppure mi sentirei un ingenuo se credessi ancora nelle rivoluzioni così come sarei uno sprovveduto se dicessi che nella mia vita manterrò sempre lo stesso rigore d’ideali che finora credo di aver mantenuto. Forse che si forse che no: ma non posso nascondere di essere terrorizzato dai compromessi, da quelli che dovrò accettare così come da tutto ciò che un giorno sarò costretto a rifiutare. Mi trovo perennemente sospeso tra la necessità dell’azione e un tradimento dei miei ideali che sento incombere ed alitarmi sul collo... Ma non posso tirarmi indietro né far finta di niente, questo è certo. Sarebbe il tradimento peggiore. Che fare allora?

Cu’ agghiutti feli nun pò sputari meli, chi inghiotte fiele non può sputare miele si dice dalle mie parti: vomitare fiele e stelle è la risposta, e farlo nella sola maniera in cui sono capace.QqQ

giovedì 23 marzo 2006

Marce ridotte

Dovevamo saperlo che in tempo di elezioni Gianfranco Fini si sarebbe riscoperto garantista, difensore dei diritti civili e della vita umana. Almeno all'estero, in modo tale da dare lustro e giustificazione alla partecipazione italiana in una guerra di conquista qual è stata quella d'Afghanistan e cercare di far dimenticare la tremenda débâcle dei nostri cari alleati. Ah, dimenticavo: in modo tale da gridare ancora una volta "dagli all'untore" nei confronti dei musulmani.

Abdul Rahman, cittadino afgano, rischia la condanna a morte perché accusato di apostasia, e cioè di aver abbandonato l'Islam in favore del cristianesimo. Due sole domande mi siano consentite in questo post veloce:
1) Perché solo in questo caso Fini attacca la pena di morte mentre in tantissimi altri casi di esecuzioni ha ritenuto opportuno starsene zitto? Non sarà che non gliene frega niente della vita umana ma che stavolta ha deciso di schierarsi perché la vittima è un cristiano e gli aguzzini sono musulmani?
2) Che razza di democrazia abbiamo esportato noi occidentali in Afghanistan se nella nuova costituzione democratica afgana compare ancora
una punizione barbara ed aberrante qual è la pena di morte?

martedì 21 marzo 2006

Fuori posto

Lo Stato deve dare di diritto ciò che la mafia concede come privilegio.
(C. A. dalla Chiesa)


Oggi una manifestazione a Torino commemorava le vittime di tutte le mafie. Come se in Sicilia marciassimo per ricordare le vittime dell'apartheid del Sudafrica. La mafia non potrà mai essere sconfitta se gran parte della gente continuerà a stare, sia pure passivamente, dalla sua parte, se la lotta non comincerà dall'interno denunciando e non tacendo i crimini che un solido intreccio tra mafia, potere ed affari generano quotidianamente - non mi stancherò mai di dirlo! E' facile dire NO alla mafia da Torino: ma bisogna farlo a casa nostra, nelle nostre città del Sud dimenticate da Dio e dagli uomini... Bisogna sputare in faccia a certi individui, far capire loro che non sono nessuno, solo quattro imbecilli che mantengono i loro privilegi solo perché la gente non si decide a reagire. Fino a quando continueremo - o ci farà comodo - subire questi crimini nessuna mafia potrà essere sconfitta: e la mafia potrà essere sconfitta solo quando si realizzerà quello che lucidamente espresse più di vent'anni fa il generale Carlo Alberto dalla Chiesa.

Ucciso dalla mafia, chiaramente.

lunedì 20 marzo 2006

Work in regress

Vai Francia!

È commovente assistere ad una marcia di un milione e mezzo di persone che manifestano un’idea comune, che vogliono rispedire al mittente una riforma del lavoro assurda ed improponibile come quella varata dal governo di Villepin. Il contratto di primo impiego: questo mostro legislativo secondo il quale i giovani al di sotto dei 26 anni possono essere licenziati senza giustificazioni nei primi due anni dalla loro assunzione. Sono con i ragazzi francesi, e pur non condividendo la violenza di alcuni scontri non posso che essere orgoglioso della loro coscienza politica e della loro compattezza. Perché qui non abbiamo di fronte i sessantottini utopici che volevano cambiare il mondo e che spesso provenivano da quelle famiglie bene e da quella borghesia che dicevano di voler combattere. Questi sono ragazzi disoccupati o ragazzi che hanno trovato un impiego ma che potrebbero perderlo da un momento all'altro: è la disperazione dell’incertezza, la rabbia di un ingranaggio che si ostina a non essere tale.

Confortante sapere che gli industriali italiani caldeggiano riforme simili anche in Italia e che vorrebbero una versione ancora più radicale della cosiddetta legge Biagi.

Come si può dire che la possibilità di licenziare legalmente un ragazzo o una ragazza senza alcuna causa sia una conquista di civiltà o aumenti le possibilità di trovare impiego in un mercato del lavoro sempre più flessibile? Ma cosa stiamo dicendo? In questo modo il lavoratore non alzerà mai la testa, sopporterà qualsiasi sopruso e qualunque tipo di sfruttamento pur di conservare il proprio posto di lavoro in una situazione sempre più difficile ed intricata. La mia generazione si avvia verso una precarizzazione a tempo indeterminato che ci toglie anche la possibilità di guardare avanti. Cosa ne abbiamo fatto della nostra speranza, della speranza di un futuro? Posso forse pensare ad un futuro se il mio datore di lavoro mi assume con un contratto settimanale per poi licenziarmi e riassumermi a parametri zero? Come posso pensare al mio futuro se giorno dopo giorno devo ingegnarmi per trovare di che vivere?

Eppure in Italia non facciamo nulla. Parliamo parliamo parliamo parliamo e poi non concludiamo nulla. Accettiamo la realtà così com’è. Non abbiamo il coraggio di rimandare al mittente una legge sul lavoro che sta uccidendo la nostra speranza. Lasciamo che i padroni (brutta parola, sembrava ormai anacronistica e invece è diventata fin troppo attuale) sfruttino ed umilino i lavoratori come meglio desiderano. Tanto, se non gli sta bene, a casa! Flessibilità. L’economia gira con te. Grazie!

In Italia poi abbiamo persone come Francesco Casoli, capolista al Senato di Forza Italia per la regione Marche alle elezioni del 9 e 10 aprile. Un uomo che ha detto: "Perché ho accettato la proposta di Forza Italia? Perché mi offre la possibilità di rappresentare il territorio, perché lo posso fare in un'area moderata, liberale e attenta al sociale". Che uomo, quale statura morale. Un uomo così liberale ed attento ai diritti dei lavoratori che ha permesso agli operai della sua fabbrica di organizzare un’assemblea della Cgil all'interno della fabbrica stessa.

Nel bagno delle donne.

mercoledì 15 marzo 2006

Potere mortadella

“Signor Prodi”. Un po’ come i mafiosi per disprezzo chiavamano Falcone dottor Giovanni, così Berlusconi appella Romano Prodi nell’atteso teatrino di ieri sera che ha visto Mimun come arbitro puparo. Più che evidente l’imbarazzo e l’inadeguatezza di Berlusconi in una simile occasione: non potendo scappare come per la mezz’oretta dell’Annunziata, né potendo vomitare slogan su slogan o comizi interminabili, né potendo incalzare gli intervistatori con domande marzulliane del tipo “mi faccio una domanda e mi do una risposta”, né potendo contare sulle pietose difese ad oltranza di Studio Aperto, del Tg4 o del cripto-sostegno del Tg5 (seguite con attenzione i servizi e ve ne accorgerete), né potendo appoggiarsi ad una regia birichina e ai suoi degeneri azzurri accoliti, Silvio Berlusconi è apparso per quello che è.

Un pericoloso esaltato.

Ieri sera non ha fatto altro che ripetere il solito, logoro bugiardo copione: il suo governo è stato il migliore di sempre, riforme costituzionali, riforma della scuola, abolizione della leva militare, sanità migliorata, aiuti per le famiglie indigenti, diminuzione delle tasse, le pensioni portate ad un milione, grandi opere, aumenti del 15% degli stipendi eccetera eccetera eccetera. Chiaramente il fatto che la gente non arrivi alla fine del mese e che l’Italia sia da tempo caduta nella stagnazione economica, intellettuale ed etica più drammatica è solo il prodotto del disfattismo e del continuo ribaltamento della verità operato dalla sinistra. A questo punto sarebbe interessante capire in quale paese vive quest’individuo visto che si permette di negare la semplice evidenza. L’aumento dei prezzi è un fatto assodato – basta andare a fare la spesa e avere un po’ di memoria – e l’inflazione percepita è chiaramente più alta di quella che l’Istat, forse per pudore, si ostina a dare. Desolante esempio da massaia: dalle mie parti un cespo di lattuga prima costava 500 lire, ora si compra a non meno di 50-60 centesimi. Anche dire che non ci sono code o liste d’attesa negli ospedali è pazzia pura: forse perché non c'è mai stato, lui, in un ospedale pubblico. Che venga in Sicilia non per ribadire il proprio potere nel suo feudo più schifosamente fedele ma per curarsi in una struttura pubblica da semplice cittadino. Vedrà che le liste d’attesa ci sono ancora e con essa i tempi d'attesa geologici.

Ridicolo poi quando vuole sottolineare come la loro non sia una logica statalista ma una logica che mette il singolo in condizione di poter decidere liberamente – esempi sarebbero la riforma della leva e quella della scuola. Credo invece sia vero proprio il contrario: il singolo può decidere, è vero, ma dopo che la sua capacità di giudizio è stata fortemente limitata a monte da leggi liberticide che tengono in conto solo il loro modo di vedere la realtà, la loro etica, la loro visione del mondo. Diciamo che siamo liberi di fare ciò che loro decidono sia meglio per noi: chi non accetta è un pericoloso bolscevico bocciato dalla storia e va combattuto con tutte le armi a disposizione. Le legge sulla fecondazione assistita credo dovrebbe essere l’esempio più concreto… In questo caso, qual è il margine di libertà lasciato al singolo individuo? Siamo seri per favore.

Un ultimo appunto in questo post disordinato e scritto di fretta. La riforma della scuola. Dire che la sua riforma è un passo in avanti è una cazzata bella e buona. Sic et simpliciter. La sua riforma della scuola reintroduce il principio dell’avviamento al lavoro, la scuola settoriale e di classe di un tempo che già nel 1964 era stata abolita – prima di quella pericolosa rivolta bolscevica che fu il ’68 dunque. La scuola non deve insegnare un mestiere, la scuola deve insegnare a ragionare. Deve dare delle competenze specifiche chiaramente, ma queste competenze non si devono trasformare in una diversa considerazione del valore dello studente secondo l’indirizzo che decide di scegliere. Per questo mentecatto ad ogni modo un ragazzino potrà passare in ogni momento da un liceo ad un altro qualora si accorga che quel determinato liceo non fa per lui. Ma questa è un’affermazione assurda che non tiene conto delle competenze acquisite e che considera lo studente semplicemente un ingranaggio che può essere spostato da un punto all’altro come se nulla fosse. Un ingranaggio, un oggetto, un sacco da riempire di nozioni o tutt’al più una brava scimmietta utile solo a tirare una leva o a spingere un bottone. Ragionare non bisogna. È superfluo.

Questo è il mondo secondo Silvio. Una piramide darwiniana fatta di gruppi di potere che muovono a loro piacimento e sfruttano gli ingranaggi che stanno sotto di loro. La Casa delle Libertà, la formazione più liberticida che l’Italia dai tempi di Mussolini abbia mai avuto. Non possono vincere, non devono vincere.

Per questo motivo ho deciso di cassare la mia idea originale: una fetta di mortadella ben piegata e posta con cura nella scheda che avrei poi inserito nell’urna elettorale. Non mi asterrò dal voto né annullerò la scheda sebbene il nuovo sistema proporzionale si allontani in maniera inquietante, checché ne dicano gli ideologi della destra, dalla logica del singolo in favore di una – questa sì – bolscevica logica di partito. Almeno prima il maggioritario dava l’illusione di una democrazia in cui si delegava l’esercizio di potere alla persona più votata e dunque, presumibilmente, più accreditata agli occhi della gente: adesso è il partito che decide chi va al potere, né più né meno che nella Russia di Stalin. Voterò qualcuno, voterò tutti o nessuno. Ma voterò, e non certo a destra. Perché mai più di ora avverto il pericolo che corre l’Italia con individui come Silvio Berlusconi: ridiamo di lui mentre sembra che non ci rendiamo più conto di come lui e la sua coalizione abbiano demolito quel poco di buono che c’era in Italia e abbiano instillato in questi anni negli italiani il germe maligno dell’odio. Ho paura di quest’odio e delle sue possibili conseguenze: dell’odio della sua gente, dei legionari azzurri che sono disposti a morire per lui, di quella gente perbene che dovrebbe vigilare sul corretto svolgimento delle elezioni. Già. La conosciamo bene questa gente perbene che ha trafficato con la criminalità e le famiglie mafiose, che proviene essa stessa dalle fila della mafia, che ha trovato in Forza Italia il nuovo referente politico dopo il crollo della Democrazia Cristiana. Non possiamo lasciare l’Italia in mano a questi individui: anche se ciò significa dare l’esercizio del potere ad una sinistra sbiadita, confessionale, intellettualoide, neoliberista, che ha perduto spesso e volentieri il contatto con la gente, la gente comune, il paese reale. E se nonostante tutto dovesse vincere Berlusconi potrei anche decidere di restituire il mio certificato elettorale al mittente.

Nelle demokrature i diritti civili – tra cui il diritto di voto – sono solo una farsa ridicola.

martedì 14 marzo 2006

Un'idea - Giorgio Gaber

Un'idea, un concetto, un'idea
finché resta un'idea è soltanto un'astrazione
se potessi mangiare un'idea
avrei fatto la mia rivoluzione.

In Virginia il signor Brown
era l'uomo più antirazzista
un giorno sua figlia sposò
un uomo di colore
lui disse: "Bene"
ma non era di buonumore.

Ad una conferenza
di donne femministe
si parlava di prender coscienza
e di liberazione
tutte cose giuste
per un'altra generazione.

Un'idea, un concetto, un'idea
finché resta un'idea è soltanto un'astrazione
se potessi mangiare un'idea
avrei fatto la mia rivoluzione.

Su un libro di psicologia
ho imparato a educare mio figlio
se cresce libero il bimbo
è molto più contento
l'ho lasciato fare
m'è venuto l'esaurimento.

Il mio amico voleva impostare
la famiglia in un modo nuovo
e disse alla moglie
"Se vuoi, mi puoi anche tradire".
Lei lo tradì
lui non riusciva più a dormire.

Un'idea, un concetto, un'idea
finché resta un'idea è soltanto un'astrazione
se potessi mangiare un'idea
avrei fatto la mia rivoluzione.

Aveva tante idee
era un uomo d'avanguardia
si vestiva di nuova cultura
cambiava ogni momento
ma quand'era nudo
era un uomo dell'Ottocento.

Ho voluto andare
ad una manifestazione
i compagni, la lotta di classe
tante cose belle
che ho nella testa
ma non ancora nella pelle.

Un'idea, un concetto, un'idea
finché resta un'idea è soltanto un'astrazione
se potessi mangiare un'idea
avrei fatto la mia rivoluzione
la mia rivoluzione, la mia rivoluzione.


lunedì 13 marzo 2006

Indegni di considerazione #4

Cosa fareste se in uno spot elettorale il politico di turno vi promettesse in cambio del piccolo gesto di un voto di preferenza nientemeno che il paradiso? Non lasciatevi andare a battutine facili: l'Unto di Arcore stavolta non c'entra!

E' accaduto in Israele.

Ovadia Yossef, membro del partito sefardita Shas - diciamo la verità, un partito non esattamente progressista - aveva realizzato uno spot in cui si illustravano tutte le iniziative che lo Shas avrebbe appoggiato in caso di vittoria: costruzione di bagni rituali per le donne, costruzione di sinagoghe, aiuti finanziari per gli ebrei poveri e così via. Per questo motivo, per aver dato modo alla fede ebraica di navigare le acque infide della politica e di realizzare ciò che dicono gli insegnamenti dei rabbini, gli elettori avrebbero ricevuto un comodissimo passe-partout per il paradiso. Wow. Nella migliore delle ipotesi una persona normale alla vista di uno spot simile avrebbe riso per qualche minuto e poi sarebbe ritornata a più interessanti incombenze - tipo vivere - abbandonando per la propria strada questo gruppuscolo di sionisti fondamentalisti.

Ma la legge non ha il senso dell'umorismo.

Così il giudice Dorit Beinish, considerato che in Israele sono vietate le pubblicità che promettono compensi di qualunque genere in cambio del voto, ha deciso di bloccare lo spot. Quest'atto ha chiaramente provocato l'ira di Ely Ishay, il leader del movimento, che ha tuonato: "Chi mette a tacere il messaggio della Bibbia rappresenta una concezione basata sull'odio e sulla distruzione dell'ebraismo. [...] Sono sicuro che gli elettori di Shas non si inginocchieranno davanti alla donna-giudice". Ma che sant'uomo: tuona contro la semplice - forse anche pedissequa - applicazione della legge ma non batte ciglio riguardo alle panzane escatologico-politiche di un suo adepto. Tutto fa brodo, no?

venerdì 10 marzo 2006

Quand'anche le sprangate sui denti ti sembrano poco #1

"Sono i momenti in cui amo la polizia. Lei lo sa, e si fa desiderare" (G. Gaber)


Stasera accompagniamo a casa la ragazza di mio fratello. Lei abita in una via piuttosto stretta ma molto trafficata di Catania, soprattutto di sera, considerando che la sua casa è proprio nella zona dei pub. Le macchine come sempre sono selvaggiamente parcheggiate su entrambi i lati della via e da un lato stanno anche sul marciapiede. Ma non è abbastanza. Oh, che credete. Troviamo una macchina parcheggiata esattamente davanti al portone d'ingresso della casa della mia cara cognatina. Non di fronte al portone, esattamente davanti. Completamente sul marciapiede. Ci saranno una decina di centimetri tra la macchina e il portone: impossibile entrare.

Decidiamo di chiamare i vigili urbani - ore 00.35 circa. Risponde una centralinista che mostrandosi sinceramente dispiaciuta ci dice che nessuna pattuglia con conseguente carro attrezzi potrà arrivare prima dell'una perché tutti gli agenti sono impegnati nella periferia della città per un terribile incidente... Caspita, se avessi saputo che stasera la città era sguarnita di agenti di polizia ne avrei approfittato per rapinare un bel po' di banche! Segno sul calepino per la prossima. Decidiamo di aspettare comunque, fuori, al freddo - eh già, perchè noi la macchina l'avevamo parcheggiata lontano da casa ma in un luogo in cui poteva stare. Quanto siamo stupidi. Dopo un po' di tempo arriva un mentecatto che con un sorrisino idiota sulle labbra ci chiede di spostarci perché deve passare.

Perché deve passare.

Si scusa frettolosamente dicendo di non aver visto il portone e alla nostre civili rimostranze comincia a rispondere con un'aria da mafiosetto di primo pelo a dir poco arrogante. Dice che non gliene frega niente se abbiamo chiamato i vigili e che lui sta andando via, e alla nostra minaccia di denuncia ride e dice che invece dovevamo stare attenti noi perché "con una canna ormai si finisce in galera", avendo scambiato il mentecatto una semplicissima sigaretta di tabacco per una canna. Quando uno che ha torto deve fare free climbing sugli specchi. Non finisce qui. Il sangue comincia a ribollirmi in testa e medito di strappare le chiavi dal cruscotto per non farlo andare via. Non può passarla liscia, ha parcheggiato sul marciapiede in divieto di sosta, ha bloccato un portone d'ingresso cazzo, l'ingresso di un palazzo abitato anche da persone anziane che avrebbero potuto avere bisogno di un soccorso immediato. In quel momento? Sì, proprio in quel momento: come si dice, "i casi della vita". A dirla tutta aveva anche l'assicurazione scaduta (31-01-06). Tutto questo perché lui doveva parcheggiare. Eh, no.

Blocco lo sportello con la mia ampia mole ma poi mio fratello (il classico uomo della pace) mi ferma proprio mentre il mentecatto comincia a minacciare di strattonarmi con lo sportello. Non ammette il suo errore: dice di essersi scusato anche se non c'erano cartelli di divieto di sosta (nonostante uno campeggiasse proprio di fronte alla sua macchina) e che se non accettavano le sue scuse non poteva farci niente. Almeno, il concetto era questo. Lo lasciamo andare mentre gli auguriamo tutti i mali del mondo - personalmente spero in una paraplegia temporanea, il tempo necessario perché si renda conto di quanto deve essere impossibile la vita per chi ha una sedia a rotelle in una città profondamente incivile ed arrogante come Catania.

Quell'uomo non doveva andarsene. Quel coglione aveva diritto almeno ad un verbale e ad un cazziatone di prim'ordine da parte degli agenti di polizia. E invece niente. Forse perché in questa città violare la legge è giornaliera abitudine ad ogni livello, dal pizzicagnolo che dà con maestria il classico colpo alla bilancia per ritagliarsi qualche centesimo dal tuo conto, al parcheggiatore abusivo e ai parcheggi selvaggi, ai lavoratori in nero, all'evasione fiscale, al pizzo, all'associazione mafiosa, alle turbative d'asta e al voto di scambio. Direte che tutto ciò accade anche in altre zone d'Italia. Verissimo. Ma da queste parti esiste ancora una distorta concezione della legalità secondo la quale se tu riesci ad infrangere la legge ricavandoci un utile per te non hai compiuto un atto criminale, anzi, sei stato spertu, spacchiusu. E per questo vieni ammirato.

Aveva proprio ragione Tomasi di Lampedusa quando diceva che in Sicilia talora la furbizia usurpa il nome di intelligenza... Ed è questa la vera mafia. Perché la mafia non è solo l'associazione a delinquere, mafiosi non sono solo i vari Santapaola, Cursoti, Cappello e via dicendo, mafioso è questo distorto codice comportamentale della spirtizza che purtroppo la stragrande maggioranza dei siciliani apprezza ed approva. Io non sono quello che porge l'altra guancia, ricordate? Ma a volte la mia educazione e la mia parte razionale ha il sopravvento sulla mia bile e sulla rabbia e mi fa desistere dai miei propositi. Nonostante ormai creda poco nello Stato italiano e nella forma dello Stato in generale continuo a credere nella Legge.

Avrei voluto solo un verbale per quell'uomo, nient'altro. Ma siccome i vigili non sono arrivati in tempo perché avevano altre priorità da rispettare e noi non potevamo trattenerlo oltre - il mentecatto avrebbe sicuramente avuto il coraggio di denunciarci per sequestro di persona! - cosa avremmo dovuto fare secondo questo atavico codice comportamentale? Picchiarlo, ostruire il passaggio, rovesciare la sua macchina su un lato in modo da liberare l'ingresso, oppure cosa? La gogna.

Mi abbasso al suo livello? Certo, perché queste persone devono capire di aver sbagliato e si può far capire loro solo parlando lo stesso distorto linguaggio. Magari si appelleranno, da buoni vigliacchi, alla legge - perché quando fa comodo poi la chiamiamo la polizia o le fanno le denunce! - ma non importa.

Ed ecco la gogna.

Se mai vedeste una Opel Meriva blu immatricolata a Catania nel 2005, targata CY 270 TZ e con l'assicurazione scaduta dal 31 gennaio 2006 sappiate che quell'uomo, ieri sera, dopo la mezzanotte, ha impedito l'accesso ad un'abitazione privata in via Landolina. Ah, spero che la moglie sappia che suo marito era in giro a quell'ora.

giovedì 9 marzo 2006

Futilitas

Spero di avere la forza d'animo di scrivere un nuovo post stanotte. Nel frattempo sorridiamo insieme con la sigla dei Simpson realizzata da attori in carne ed ossa.

DOH!

martedì 7 marzo 2006

Ridondanze

L'efficienza gregaria di Sandro "James" Bondi è degna della migliore tradizione di sudditanza politica. Come a dire che il capo va fatto vincere a tutti i costi non solo perché se ne ricaverà qualche misera briciola di potere anche per sè, ma soprattutto perché il proprio Capo è il migliore: bello, buono, onesto, ricco, divertente, carismatico. Anche se si tratta di Silvio Berlusconi. L'amore smisurato per il proprio Capo e l'annullamento nella sua persona (tra le altre vittime di questa comunione d'amorosi sensi Emilio Fede) si è palesato ancora una volta. Lasciamo perdere Emilio Fede e la sua personale concezione della par condicio: per x minuti idolatra ed incensa il suo amato Silvio, per gli stessi x minuti - dunque la par condicio è salva - critica aspramente Prodi e simili forze demoniache. I comunisti e il pericolo di una deriva bolscevica in Italia deve essere arginato... E loro sono pronti.

Tranquilli. Grazie all'efficiente Sandro "James" Bondi in questi giorni circa 25.000 preti italiani hanno ricevuto una brochure di una decina di pagine intitolata "I frutti e l'albero" in cui si chiarifica in maniera incontrovertibile la simbiosi zerbinesca tra potere politico e religione. In favore della religione chiaramente. Nel libretto vengono spiegati gli arroccamenti medievali delle ultime leggi in difesa della "vita", il netto rifiuto dei Pacs e tante altre amenità che dovrebbero convincere senza ombra di dubbio qualche prete indeciso di votare per Forza Italia. Non sia mai che qualcuno voti per i comunisti!

Cito dal libretto: "Tutte cose, queste, che costituiscono autentici spartiacque tra chi è davvero in sintonia col sentire cattolico e chi va attestandosi, al contrario, su di una lunghezza d'onda dai connotati, se non essenzialmente anti-cristiani, quanto meno laicisti". Verrebbe da rispondere: e allora? L'Italia non è forse uno stato laico? Quale inquietante piega confessionale sta prendendo l'Italia? Possibile che la religione e la fede non possano essere un fatto privato e personale e che invece si debba imporre a tutti una morale che viene spacciata come comune ma che comune non è manco per niente?

Mi vengono i brividi quando leggo di una difesa dell'identità cristiana della scuola o dell'abolizione dell'Ici per i beni ecclesiastici che viene vista come una conquista di civiltà. La scuola deve essere laica ed aconfessionale. Sono terrorizzato dalla possibilità che fondamentali conquiste della scienza come l'evoluzionismo possano essere escluse in toto (perché già in parte è accaduto) dai programmi scolastici in favore di altre teorie come il creazionismo.

L'Italia sta andando pericolosamente alla deriva guidata da una formazione politica quantomeno discutibile che non si fa scrupolo alcuno di pestare i diritti di milioni di persone - nonchè di sputare sulla loro intelligenza, ma questo è un altro discorso - in favore di un atteggiamento di sudditanza assoluta nei confronti di un credo. Come a dire che le tonache vanno a braccetto con la ventiquattrore dei neoliberisti.

Religione e soldi - accoppiata vincente.

lunedì 6 marzo 2006

Omicidio per incuria

Come sicuramente ignorerete – e lo ignoravo anch’io fino a qualche ora fa – Pat Tillman, astro nascente del football americano arruolatosi per combattere i talebani è morto in Afghanistan nell’aprile 2004. Direte che c’è di strano, uno degli effetti collaterali della guerra è che si muore. Il fatto è che qualcuno ha deciso di riaprire l’inchiesta sulla morte di Tillman in modo tale da chiarire se il giocatore sia stato colpito da “fuoco amico” e dunque se sia stato un incidente, oppure se quello di Tillman sia stato un “omicidio per incuria”.

Omicidio per incuria.

Come a dire che i disoccupati col fucile che vengono mandati a morire a migliaia di chilometri da casa propria per la maggior gloria degli U.S.A. possono benissimo ritornare dalle loro famiglie imbustati e impacchettati in un sacco di plastica patriotticamente coperto dalla bandiera americana. Le star no. Le star vanno protette. Soprattutto se le suddette star vengono fatte arruolare per motivi propagandistici, per convincere i ragazzi senza speranza delle zone più disagiate del paese che la carriera militare può dare loro la sicurezza di un futuro.

Anche se questo futuro è un sacco di plastica nero patriotticamente coperto da una bandiera a stelle e strisce.

sabato 4 marzo 2006

Sulle frequenze della futilità

Oggi la giornata poteva iniziare meglio. Di buon mattino attendo alla stazione di Catania l’autobus che mi riporterà a Modica: scruto in giro per vedere se l’autobus è arrivato, cerco qualche faccia conosciuta tra la gente che attende o tra gli autisti. Perché ormai li conosco tutti e a tutti ormai ho affibiato il proprio nomignolo che li contraddistingue. C’è l’anarco-catto-comunista di stampo liberal-forzista, un innocuo ragazzone che discute sempre di politica e fila via tranquillo; Iperuranio, detto così perché ha la testa tra le nuvole e l’incidente è sempre in agguato; Grisù, che ho chiamato così per via di un’esperienza comune, un incendio sull’autobus (sui vecchi pullman dell’Ast accade questo ed altro!); il piccolo Buddha, un uomo che ispira pace e tranquillità solo a guardarlo; Cavallo pazzo alias Speedy Gonzales alias Shuttle, un uomo dalla guida diciamo sportiva; e poi Collina, Il Diacono, Il Sindacalista, U spavintatu a stidda, U picciriddu, James Bond, Er piacione

Stamattina c’era il temibile Radio ga ga.

Nulla da dire sulla sua guida ineccepibile, ma tanto sui gusti musicali. Quest’uomo ha la deleteria abitudine di tenere a volume inquietantemente alto la radio (un po’ duro d’orecchi?) sintonizzata per tutte e due le ore di viaggio su Radio Mediterraneo. Per chi non lo sapesse questa radio propone di mattina un programma ridicolo - che va in onda in contemporanea anche sul canale satellitare Mediterraneo sat – in cui la gente telefona da tutto il mondo ed interagisce negli incredibili idiomi degli emigrati con i conduttori in studio. Di cosa parlano? Del nulla. Di frivolezze così frivole che anche la frivolezza si distacca indignata da loro. Senza considerare che nel 98% dei casi gli ascoltatori cominciano ad elencare una lunghissima sfilza di persone, famiglie e varia umanità da salutare dislocata ai quattro angoli dell’universo conosciuto, umanità varia che chiaramente segue il programma e che telefonerà subito dopo per ringraziare ed aggiungere altri saluti innescando una catena dalla quale sarà praticamente impossibile uscire. Per non parlare della musica e delle dediche: Gigi d’Alessio, la Tatangelo, Biagio Antonacci, la Pausini o le canzoni di Sanremo si sprecano, ma questo sarebbe il danno minore… Il problema è quando la gente richiede i Ricchi e Poveri, Pupo, i Cugini di Campagna, Christian (chi cazzabubbolo può ascoltare ancora Christian??) o Toto Cutugno, e i conduttori li accontentano.

De gustibus non disputandum d’accordo, ma quest’uomo costringe un intero autobus ad ascoltare simili capolavori della musica italiana aggiungendovi una sua esibizione canora non richiesta in sovrappiù. È inutile chiedergli di abbassare il volume: è più forte di lui, dopo pochi minuti ha già dimenticato tutto ed è lì intento alla guida mentre canta Non voglio mica la luna con voce tenorile. Almeno le radio dei vecchi pullman avevano una pessima ricezione e dopo un po’ le stazioni si perdevano, questi nuovi autobus hanno malauguratamente radio cd con RDS! Certo, il lato positivo è che non dovrebbero più incendiarsi per strada.

E dire che stamattina il tempo era perfetto per i miei Cure del lettorino Mp3: nuvoloso, scuro, nebbia sulle colline che circondano la strada. Impossibile. Robert Smith ha lottato per un po’ contro le canzoni di Radio Mediterraneo - it doesn’t matter if we all die… - ma alla fine è stato costretto alla capitolazione dai colpi di un Fausto Leali d’antan che superava anche il muro degli auricolari… Arriviamo a Modica. La confusione più totale.

Lo avevo dimenticato: per una settimana (fino al 12 marzo) la mia città sarà presa in ostaggio dall’Eurochocolate, evento di grandissima risonanza in cui i soliti noti – i fratelli Minardo in primis, il senatore e il petroliere – si daranno da fare per aumentare ancora di più la propria visibilità e la propria cerchia di “estimatori”. Al di là di quest’ultima cattiveria siete tutti invitati a Modica per una scorpacciata ultracalorica e iperdiabetica di cioccolato in tutte le sue forme. Forse nella confusione non riuscirete ad apprezzare al meglio Modica: magari però tornerete con più calma, per scoprire l’anima di una meravigliosa città barocca diventata patrimonio di tutta l’umanità.

Nonostante i modicani stiano facendo di tutto per distruggerla.

Tanto per sorridere











Dal sito di Repubblica.

venerdì 3 marzo 2006

Incipit #2

O quando tutte le notti - per pigrizia, per avarizia - ritornavo a sognare lo stesso sogno: una strada color cenere, piatta, che scorre con andamento di fiume fra due muri più alti della statura di un uomo; poi si rompe, strapiomba sul vuoto Qui sporgendomi da una balconata di tufo, non trapela rumore o barlume, ma mi sorprende un ribrezzo di pozzo, e con esso l'estasi che solo un irrisorio pedaggio rimanga a separarmi... Da che? Non mi stancavo di domandarmelo, senza però che bastasse l'impazienza a svegliarmi; bensì in uno stato di sdoppiata vitalità sempre più rattratto entro le materne mucose delle lenzuola, e non per questo meno slegato ed elastico, cominciavo a calarmi di grotta in grotta, avendo per appiglio nient'altro che viluppi di malerba e schegge, fino al fondo dell'imbuto, dove, fra macerie di latomia, confusamente crescevano alberi (degli alberi non riuscivo a sognare che i nomi, ho imparato solo più tardi a incorporare nei nomi le forme).


Diceria dell'untore di Gesualdo Bufalino.

mercoledì 1 marzo 2006

Quelli che Dio gli dice le cose #2











Questa sequenza raccapricciante realizzata in Iran mostra con assoluta chiarezza la giusta punizione per un criminale della peggiore specie.

Un bambino.

La sua colpa? Quella di aver rubato del pane. Secondo la shariah il ladro va punito con il taglio della mano che ha commesso il misfatto, ma forse i dottori di Dio avranno argomentato che a causa della giovane età del ladro l'amputazione di un arto sarebbe stata una punizione eccessiva.

Meglio spappolargli il braccio con la ruota di un'auto.

Dio lo vuole?

credits: Clerofobia, Radicali.it


Ps: ho scoperto successivamente che l'intera sequenza fotografica è un falso. Clicca qui per la dimostrazione... Meglio così.