mercoledì 20 novembre 2013

Rosso di sera

La polemica sulla presenza di Adriana Faranda a Modica è francamente grottesca. Da una parte redattori di cronachette locali a caccia di facili scoop e alla disperata ricerca di notorietà che abbracciano per convenienza cause diametralmente opposte al loro pensiero

Dall'altra parte dichiarazioni di ipocrisia, tracotanti lezioni di coerenza ex cathedra da parte di personalità che cercano di riacquistare un favore piccolo borghese di cui hanno sempre vissuto, orfani di riverenze, onorificenze e scappellamenti vari. 

Cosa ne penso della questione? Penso che Adriana Faranda abbia pagato il suo debito con la giustizia italiana. Penso altresì che il prezzo che ha pagato con la sua coscienza è un luogo del sentire così privato e personale che nessuno dovrebbe permettersi di invadere: men che meno sepolcri imbiancati, ruderi d'umanità pelosa e vecchie battone ideologiche modicane che vorrebbero rifarsi pateticamente una verginità.

sabato 16 novembre 2013

Nero su nero

Cronache negre e cronache di neri. Passacarte che sguazzano nel sudicio solo per attirare qualche altro lettore alla loro testata senza curarsi di controllare l’attendibilità delle notizie. Come mosche su un cumulo di letame fumante, giù a testa bassa a controllare i nuovi accessi dalla pagina di amministrazione dei propri siterelli di informazione cosiddetta.

Viviamo giorni grotteschi e terribili, impotenti di fronte alla tragedia epocale di cui la nostra terra è vittima. Uno stato indifferente che sembra aver dimenticato l’esistenza di questa terra pizzuta abbandonata per sorte geologica in mezzo al Mediterraneo e diventata nei millenni crocevia e punto d’incontro di razze, sintesi imperfetta e bellissima delle culture dei popoli che abbiamo avuto la fortuna di conoscere.

Nell’assenza colpevole di uno stato che ricorda di esserci solo quale esoso pubblicano per tributi utili a dissanguare una terra già martoriata, nel vuoto di sicurezze di una società liquefatta da incomprensibili logiche esterne, nel timore che le proprie piccole certezze vengano travolte dal torbido fluire del mondo emergono senza controllo le paure più istintive e ancestrali. Galleggiano tra le curve del quotidiano in cui si attarda il fiume della Storia. Trascinano nella più drammatica banalità del male un territorio da sempre mite e generoso, candido altruista, nobile e aperto alla ricchezza del diverso.

Il corteo di Forza Nuova a Pozzallo contro gli immigrati del CPS ne rappresenta la mesta dimostrazione. Buffi gerarchetti iblei in vestina da revival che marceranno impettiti e arrabbiati senza rendersi conto di quanto siano anacronistici nelle loro facce truci e virilmente romane. Casus belli l’aggressione che due pozzallesi hanno subito da parte di alcuni immigrati (anche se i Giornalisti cosiddetti tali potrebbero indagare su chi, esattamente, potrebbe aver aggredito per primo: ma questo è un altro discorso).

Che detesto FN immagino non sia una novità per quelli che mi conoscono. Non sopporto i loro inneggiamenti ad un destro e tristo passato prossimo senza la capacità di una serena analisi storica né approvo il loro nazionalismo vuoto e parolaio o la loro idea miope della realtà. Non approvo l’imposizione della propria immagine di società immobile calata come dogma aggressivo senza alcuna giustificazione dialettica. Non accetto i loro metodi e il loro stile che non disdegna derive violente pur condannandole a parole. Non tollero infine la loro ipocrisia che nasconde dietro la pretesa di legalità una becera campagna elettorale fuori tempo e che strumentalizza a proprio favore le comprensibili paure della gente. Non avendo visibilità politica o progettualità a lungo termine utilizzano questi volgari mezzucci per raccogliere favore popolare e la cosa francamente mi disgusta.

La manifestazione è autorizzata dalla questura. Perché quelli di FN saranno pure stronzi (opinione mia) e xenofobi, ma non sono stupidi. Quindi lasciamogli fare la loro passerella sperando che qualche idiota sinistro non cada nel tranello delle provocazioni che qualche testa calda rasata proverà a tendere sperando nello scontro. Facciamoli sfilare dunque, e che ritornino presto nelle bare politiche dalle quali sono usciti.

Un appunto, inoltre, sull’altra parte del cielo ideologico. Detesto il razzismo e la xenofobia, credo sia chiaro. Ma detesto anche – ancora di più, forse – un terzomondismo da salotto ipocrita e buonista, pericoloso perché mascherato da una generosità interessata e narcisista che vuole solo nutrire il proprio ego quando non rappresenta invece una visione della realtà fortemente imprecisa e superficiale. Detesto quei giovani radical chic appartenenti a certa "sinistra" dall'indignazione facile, – non sia mai che muova un dito nel mondo reale però –, quella sinistra che pensa di fare politica organizzando feste a tema, apericena etnico e concerto-indie-cioè-alternativo-hai-presente-tipo-le-luci-della-centrale-elettrica-ma-più-a-sinistra? Ecco.

L’insopportabile parlarsi addosso: le petizioni popolari, gli infiammati sterili discorsi tra gente che la pensa allo stesso modo, le manifestazioni e le fiaccolate coreografiche. Servono? Il mio pessimismo ideologico fornisce diversi spunti per dubitare di ciò. E come considerare poi il perbenismo politically correct di chi considera gli immigrati migliori di noi o peggio bisognosi delle nostre cure di ricchi occidentali solo per il fatto stesso di avere la pelle di un altro colore? Sarebbe troppo considerarle solo "persone"? Come noi, né migliori né peggiori di noi. Persone con pregi e difetti. Persone. Buone e cattive, intelligenti e imbecilli, colte e ignoranti, delicate e insensibili, brava gente o bastardi di prima categoria.

Infine, perché non chiamarli "immigrati"? Non migranti. Non sono stormi di uccelli o branchi di pesci che lo fanno per istinto, sono persone che hanno dovuto abbandonare la propria terra e che non l'avrebbero mai fatto se non fossero stati costretti. Non c'è niente di naturale nel dover estirpare le radici della propria storia e comprimerle in un vasetto di ricordi per trasportarle con sé nel torbido fluire della Storia dell'uomo. Temo non basterà l’infame artificio del politicamente corretto a guarire da questa orribile amputazione dell’anima.