giovedì 23 marzo 2006

Marce ridotte

Dovevamo saperlo che in tempo di elezioni Gianfranco Fini si sarebbe riscoperto garantista, difensore dei diritti civili e della vita umana. Almeno all'estero, in modo tale da dare lustro e giustificazione alla partecipazione italiana in una guerra di conquista qual è stata quella d'Afghanistan e cercare di far dimenticare la tremenda débâcle dei nostri cari alleati. Ah, dimenticavo: in modo tale da gridare ancora una volta "dagli all'untore" nei confronti dei musulmani.

Abdul Rahman, cittadino afgano, rischia la condanna a morte perché accusato di apostasia, e cioè di aver abbandonato l'Islam in favore del cristianesimo. Due sole domande mi siano consentite in questo post veloce:
1) Perché solo in questo caso Fini attacca la pena di morte mentre in tantissimi altri casi di esecuzioni ha ritenuto opportuno starsene zitto? Non sarà che non gliene frega niente della vita umana ma che stavolta ha deciso di schierarsi perché la vittima è un cristiano e gli aguzzini sono musulmani?
2) Che razza di democrazia abbiamo esportato noi occidentali in Afghanistan se nella nuova costituzione democratica afgana compare ancora
una punizione barbara ed aberrante qual è la pena di morte?

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