lunedì 4 giugno 2012

Al lupo! Al lupo!


ovvero dell’oclocrazia sensazionalistica e disinformatrice ai tempi dei social network

Internet, si sa, è uno strumento democratico. Meravigliosamente utile, democratico e pericoloso. Più o meno come un fucile. Solo, più facile da usare e dagli effetti potenzialmente devastanti. La libertà di parola e di pensiero, gran bella conquista per l’uomo moderno. Peccato che questa includa anche la possibilità di esprimere sciocchezze e pronunciare bestialità d’ogni sorta senza curarsi minimamente delle conseguenze: sparare minchiate, per capirci. Una considerazione simile che ho avuto modo di esprimere ancora una volta in questi giorni mentre cercavo informazioni sul tragico terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna. Accanto a notizie affidabili e scientificamente ineccepibili, infatti, ho letto post terroristici e interventi fuori da ogni logica che hanno avuto il triste privilegio di essere amplificati su blog, siti internet di supposta informazione e social network provocando comprensibile panico. Cerchiamo allora, nel nostro piccolo, di fare un po’ di sana informazione usando un linguaggio chiaro e lontano dai soliti funambolismi linguistici così tanto amati.

Il terremoto in Emilia Romagna non è stato provocato dal fracking
Chiariamo in primo luogo che il fracking è una particolare tecnica estrattiva che consente di estrarre petrolio e gas da determinate rocce attraverso la pressione generata da un liquido capace di rompere lo strato roccioso in cui si trovano. I soliti disinformati, quelli che a ogni pie’ sospinto gridano al complotto, hanno ipotizzato che il terremoto in Emilia Romagna possa essere stato provocato dall’estrazione di gas del sottosuolo padano operata da alcune compagnie americane. Il terremoto è di origine naturale per due semplici motivi: 1) In Italia il fracking non è utilizzato per ragioni commerciali ma per limitate ricerche geologiche sperimentali; 2) Fracking e perforazioni possono provocare terremoti ma ad un livello superficiale, non certo a 8-10 km di profondità come è accaduto in Emilia Romagna.

I terremoti non si possono prevedere
Non ancora, purtroppo. In questi giorni si leggono previsioni certe riguardanti un catastrofico terremoto 7.5 Richter che potrebbe colpire Calabria e Sicilia nei prossimi giorni o mesi. Lo ripetiamo ancora una volta: allo stato attuale della ricerca la scienza non possiede strumenti affidabili che consentano di prevedere con certezza l’arrivo di un terremoto. Non si può prevedere il luogo, non si può prevedere la data né l'entità del sisma. Non fatevi prendere dal panico, affidatevi alla scienza e non alle farneticazioni di chi si improvvisa esperto o giornalista dell’ultima ora. Fate vostro il principio fondamentale di ogni giornalista, che poi dovrebbe essere quello di ogni lettore critico: controllate l’affidabilità e l’autorevolezza delle fonti che consultate, leggete per intero le informazioni che trovate, non fermatevi ai titoloni sensazionalistici. Mi dispiace dirlo per i redattori di tante piccole testate, ma Il Gazzettino di Scardacucco o il blog di PaZzErElLa92 non hanno la stessa affidabilità dell’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia. Se vaglierete con attenzione le vostre fonti molti dubbi e molte paure se ne andranno via da sole. La notizia catastrofica e assolutamente falsa di questo terremoto è partita dalle parole dell’ing. Alessandro Martelli dell'Enea interpretate con leggerezza da qualcuno e poi amplificate colpevolmente dai vari media. Forse un po’ di colpa risiede anche in Martelli, che non ha pensato alla possibilità che le sue dichiarazioni potessero essere forzate, ma Martelli è un ingegnere e non un esperto di comunicazioni consapevole dei rischi che dichiarazioni ambigue possono provocare. L’ingegnere, infatti, ha espresso la sua preoccupazione per la possibilità che un terremoto di grande entità possa colpire il Sud Italia e nel farlo ha citato alcuni dati provenienti da un software sviluppato dall’International Centre for Theoretical Physics (ICTP) e dall’Università di Trieste. In pratica si tratta di un software sperimentale che attraverso algoritmi e decine di variabili analizza i dati sismici provenienti da tre macroaree in cui è si divisa l’Italia per lo studio, Nord, Centro e Sud. L’ingegnere ha sottolineato che «nessuno è in grado di dire con precisione quando, dove e con quale intensità si verificherà un terremoto». Il software dà ancora troppi falsi positivi, tanti falsi allarmi per fortuna rientrati: ecco perché si utilizza l’espressione “in via sperimentale”. Si deve perfezionare, punto. Si devono ancora raccogliere dati, si devono ancora capire con più attenzione i segnali che stanno dietro ad un evento sismico. Che poi gli sviluppatori del software debbano informare la Protezione Civile su ogni possibile evento degno di attenzione è un altro discorso: non avete nemmeno idea di quante informative partano in un anno. E poi? E poi basta, la Protezione Civile sta in allerta ma non diffonde alcuna notizia alla popolazione. Non consideratela una forma di leggerezza: non si possono sgombrare milioni di persone ogni volta che un software sperimentale fornisce dei dati critici per un arco di tempo vicino ai due anni e per aree così ampie, significherebbe far vivere nel panico la gente. Non c'è alcuna previsione certa che ci sarà un terremoto distruttivo nel Sud, lo ripeto ancora una volta. Che la Sicilia e la Calabria siano zone fortemente sismiche è un segreto di Pulcinella, non riscopriamo l'acqua calda per favore. L'unica cosa che si può fare allora è la prevenzione e la consapevolezza. Non facciamoci trovare impreparati. Invece dell'isteria e del voto alla Madonna costruiamo con criteri antisismici, mettiamo in sicurezza o demoliamo e ricostruiamo gli edifici che non lo sono (meglio prevenire che curare, no?), pressiamo i nostri rappresentanti politici per la salvaguardia dei centri storici e per uno studio di piani di fuga adeguati, prepariamoci noi stessi a convivere con l’idea del terremoto e ad essere in grado, fatalità a parte, di affrontare nella migliore maniera possibile un eventuale evento sismico.

Consigli per affrontare un terremoto
Di seguito alcuni consigli per contrastare il più possibile gli effetti di un terremoto.

La prevenzione
- Costruisci sempre con criteri antisismici i nuovi edifici e cerca di adeguare i vecchi edifici alle più recenti normative: ci vogliono soldi, è vero, ma al momento opportuno l’aver costruito o adeguato a norma potrebbe salvarti la vita.
- Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti delle utenze di casa tua, soprattutto di acqua e gas e fa in modo che ciascuno in famiglia sia in grado di chiuderli. In caso di terremoto la chiusura potrebbe limitare i danni all’edificio e renderlo meno pericoloso.
- Fissa al muro gli armadi ed evita di mettere oggetti pesanti sulle mensole più alte.
- Predisponi un piano di fuga dalla casa noto a tutta la famiglia: nell’eventualità di bambini, anziani o disabili a ciascun membro sia affidata una persona da aiutare.
- Nel luogo di lavoro informati se esiste un piano d’emergenza: se sei un docente aiuta gli studenti ad uscire dalle aule e a confluire nei luoghi di raccolta portando con te anche il registro di classe che sarà utile per capire chi era assente già dal mattino o chi risulta eventualmente disperso.
- Informati sui luoghi di raccolta del tuo Comune: in caso di emergenza sarà lì che riceverai la prima assistenza.

Durante il terremoto
Le statistiche dicono che non è la scossa in sé ad uccidere, nemmeno la più forte, ma i crolli e i comportamenti irresponsabili. In caso di terremoto cerca di non perdere la testa: sei vivo, restaci non facendo cose stupide.
- Se sei in un luogo chiuso non scappare durante la scossa: gli oggetti sulle mensole, i mobili, i quadri e i calcinacci potrebbero colpirti. Soprattutto non usare le scale che sono la parte più debole dell’edificio e potrebbero crollarti sotto i piedi. Cerca di mantenere il sangue freddo, aspetta che sia finita la scossa e poi esci dall’edificio in cui ti trovi seguendo l’eventuale piano di fuga predisposto in precedenza.
- Cerca riparo sotto un tavolo, una scrivania, nel vano di una porta inserita in un muro portante, o sotto una trave proteggendo la testa in qualche modo (cuscino, braccia). Allontanati da mobili, finestre e lampadari.
- Non usare mai l’ascensore, nemmeno dopo la scossa perché potrebbe bloccarsi causa guasto.
- Se sei all’aperto, allontanati da balconi, costruzioni, carichi sospesi, insegne dei negozi e linee elettriche perché potrebbero crollare.
- Se sei in auto, la scossa potrebbe farla sbandare. Fermati in un luogo sicuro, lontano da ponti, cavalcavia, terreni franosi, porti, laghi o spiagge: le onde anomale sono piuttosto insolite dalle nostre parti ma meglio non rischiare.

Dopo il terremoto
- Controlla che le persone intorno a te non siano ferite: se lo sono in maniera grave evita di spostarle o potresti fare più male che bene.
- I telefonini probabilmente non funzioneranno o funzioneranno male. Non usarli nell’immediato: una mancata risposta potrebbe generare panico ingiustificato, lascia la linea libera per le comunicazioni di servizio e di emergenza.
- Non precipitarti fuori: esci con prudenza, non sai com’è la situazione all’esterno e qualcosa ti potrebbe cadere addosso se non stai attento.
- Se puoi, chiudi i rubinetti delle utenze e\o la bombola del gas.
- Se di notte, prima di uscire indossa le scarpe per evitare di ferirti con vetri rotti e calcinacci.
- Non usare fiamme libere che potrebbero innescare incendi a causa di eventuali fughe di gas.
- Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti, possibilmente il luogo di raccolta più vicino stabilito dal piano comunale di Protezione Civile.
- Se puoi, non avvicinarti ad animali, soprattutto se visibilmente spaventati perché potrebbero attaccarti.
- Se puoi non usare l’automobile. Se devi, guida con molta prudenza e allontanati da strade strette e ingombre lasciando spazio ai soccorsi.
- Una volta in salvo, se te la senti, renditi disponibile per i soccorsi e rassicura chi ti sta intorno. Non dare credito e non diffondere notizie allarmanti che creano panico e non servono a nessuno.