Per un ricordo sbagliato di Gaetano Bresci
È
necessario che il seme della giustizia contenga almeno il germoglio
della vendetta. Qualora l’ingiustizia sia innaffiata dal sangue
dell’innocente, qualora sia cresciuta nella feccia della prevaricazione.
Qualora il putridume dell’inquisitore, frustrato dalla grettezza della
propria natura, contamini l’anima caduta del colpevole. Millenni di
dottrine, tribunali solenni, religioni e filosofie hanno travestito di
buoni propositi ciò che ciascuno, nel profondo, non avrebbe mai il
coraggio di affermare in un consesso che si dica civile.
Perché
rendersi conto che una vendetta rigeneratrice, e lucida, sia ancora la
forma più certa di giustizia a questo mondo scuote le nostre coscienze
di uomini rattrappiti. Le turba. Soprattutto se tremenda è stata
l’ingiustizia patita, soprattutto qualora l’ingiustizia provenga da
quello stesso Stato, foriero delle più ripugnanti crudeltà, che si erge a
paladino di una legge che ha piegato solo per riuscire a perpetuare la
propria esistenza.
Non vi sorprendete perciò se
oggi desidero ricordare Gaetano Bresci nell’anniversario del giorno in
cui “fu suicidato” in circostanze che a nessuno è mai interessato
davvero chiarire.
L’assassino. Il regicida.
L’anarchico. Nonostante sostenga una giustizia scaturita dalla legge
degli uomini nel mio profondo si è da tempo stabilita una
considerazione, acquartierata come una guarnigione di lanzi nelle stanze
del mio pensiero.
Non riesco a cacciare via l’idea che
mai fine fu più meritata per Umberto I. Non dopo che ordinò di reprimere
nel sangue i moti in Sicilia. Non dopo che ordinò a Bava Beccaris di
sparare su una folla inerme che protestava per fame. Non dopo che
quell’ordine provocò decine, forse centinaia di morti. Non dopo aver
conosciuto a quale destino atroce Umberto I condannò persone come
Giovanni Passannante e Pietro Acciarito.
Sconosciuti ai
più, questi uomini e i loro destini violentati dovrebbero essere
ricordati come i testimoni della repressione più efferata e del rancore
più meschino. Cercate le loro storie, rivivetele, e il gesto di Gaetano
Bresci vi apparirà come un implacabile, per quanto barbaro, distorto e
sanguinoso, atto di giustizia.
http://youtu.be/AJOgCVdYpUQ
giovedì 22 maggio 2014
L'un per cento
lunedì 12 maggio 2014
«Non vedi, figliolo» esclamò «quel pazzo furioso che sta strappando a
morsi il naso dell’avversario, e quell’altro che schiaccia sotto un
masso enorme la testa di una donna?»
«Vedo» replicò Bulloch. «Stanno
creando il diritto; fondano la proprietà; stabiliscono i principi della
civiltà, le basi della società e le assemblee dello Stato […] La loro
opera sarà celebrata nei secoli dai legislatori, protetta e confermata
dai magistrati».
(A. France, “L’isola dei pinguini”)
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