lunedì 20 marzo 2006

Work in regress

Vai Francia!

È commovente assistere ad una marcia di un milione e mezzo di persone che manifestano un’idea comune, che vogliono rispedire al mittente una riforma del lavoro assurda ed improponibile come quella varata dal governo di Villepin. Il contratto di primo impiego: questo mostro legislativo secondo il quale i giovani al di sotto dei 26 anni possono essere licenziati senza giustificazioni nei primi due anni dalla loro assunzione. Sono con i ragazzi francesi, e pur non condividendo la violenza di alcuni scontri non posso che essere orgoglioso della loro coscienza politica e della loro compattezza. Perché qui non abbiamo di fronte i sessantottini utopici che volevano cambiare il mondo e che spesso provenivano da quelle famiglie bene e da quella borghesia che dicevano di voler combattere. Questi sono ragazzi disoccupati o ragazzi che hanno trovato un impiego ma che potrebbero perderlo da un momento all'altro: è la disperazione dell’incertezza, la rabbia di un ingranaggio che si ostina a non essere tale.

Confortante sapere che gli industriali italiani caldeggiano riforme simili anche in Italia e che vorrebbero una versione ancora più radicale della cosiddetta legge Biagi.

Come si può dire che la possibilità di licenziare legalmente un ragazzo o una ragazza senza alcuna causa sia una conquista di civiltà o aumenti le possibilità di trovare impiego in un mercato del lavoro sempre più flessibile? Ma cosa stiamo dicendo? In questo modo il lavoratore non alzerà mai la testa, sopporterà qualsiasi sopruso e qualunque tipo di sfruttamento pur di conservare il proprio posto di lavoro in una situazione sempre più difficile ed intricata. La mia generazione si avvia verso una precarizzazione a tempo indeterminato che ci toglie anche la possibilità di guardare avanti. Cosa ne abbiamo fatto della nostra speranza, della speranza di un futuro? Posso forse pensare ad un futuro se il mio datore di lavoro mi assume con un contratto settimanale per poi licenziarmi e riassumermi a parametri zero? Come posso pensare al mio futuro se giorno dopo giorno devo ingegnarmi per trovare di che vivere?

Eppure in Italia non facciamo nulla. Parliamo parliamo parliamo parliamo e poi non concludiamo nulla. Accettiamo la realtà così com’è. Non abbiamo il coraggio di rimandare al mittente una legge sul lavoro che sta uccidendo la nostra speranza. Lasciamo che i padroni (brutta parola, sembrava ormai anacronistica e invece è diventata fin troppo attuale) sfruttino ed umilino i lavoratori come meglio desiderano. Tanto, se non gli sta bene, a casa! Flessibilità. L’economia gira con te. Grazie!

In Italia poi abbiamo persone come Francesco Casoli, capolista al Senato di Forza Italia per la regione Marche alle elezioni del 9 e 10 aprile. Un uomo che ha detto: "Perché ho accettato la proposta di Forza Italia? Perché mi offre la possibilità di rappresentare il territorio, perché lo posso fare in un'area moderata, liberale e attenta al sociale". Che uomo, quale statura morale. Un uomo così liberale ed attento ai diritti dei lavoratori che ha permesso agli operai della sua fabbrica di organizzare un’assemblea della Cgil all'interno della fabbrica stessa.

Nel bagno delle donne.

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