mercoledì 15 marzo 2006

Potere mortadella

“Signor Prodi”. Un po’ come i mafiosi per disprezzo chiavamano Falcone dottor Giovanni, così Berlusconi appella Romano Prodi nell’atteso teatrino di ieri sera che ha visto Mimun come arbitro puparo. Più che evidente l’imbarazzo e l’inadeguatezza di Berlusconi in una simile occasione: non potendo scappare come per la mezz’oretta dell’Annunziata, né potendo vomitare slogan su slogan o comizi interminabili, né potendo incalzare gli intervistatori con domande marzulliane del tipo “mi faccio una domanda e mi do una risposta”, né potendo contare sulle pietose difese ad oltranza di Studio Aperto, del Tg4 o del cripto-sostegno del Tg5 (seguite con attenzione i servizi e ve ne accorgerete), né potendo appoggiarsi ad una regia birichina e ai suoi degeneri azzurri accoliti, Silvio Berlusconi è apparso per quello che è.

Un pericoloso esaltato.

Ieri sera non ha fatto altro che ripetere il solito, logoro bugiardo copione: il suo governo è stato il migliore di sempre, riforme costituzionali, riforma della scuola, abolizione della leva militare, sanità migliorata, aiuti per le famiglie indigenti, diminuzione delle tasse, le pensioni portate ad un milione, grandi opere, aumenti del 15% degli stipendi eccetera eccetera eccetera. Chiaramente il fatto che la gente non arrivi alla fine del mese e che l’Italia sia da tempo caduta nella stagnazione economica, intellettuale ed etica più drammatica è solo il prodotto del disfattismo e del continuo ribaltamento della verità operato dalla sinistra. A questo punto sarebbe interessante capire in quale paese vive quest’individuo visto che si permette di negare la semplice evidenza. L’aumento dei prezzi è un fatto assodato – basta andare a fare la spesa e avere un po’ di memoria – e l’inflazione percepita è chiaramente più alta di quella che l’Istat, forse per pudore, si ostina a dare. Desolante esempio da massaia: dalle mie parti un cespo di lattuga prima costava 500 lire, ora si compra a non meno di 50-60 centesimi. Anche dire che non ci sono code o liste d’attesa negli ospedali è pazzia pura: forse perché non c'è mai stato, lui, in un ospedale pubblico. Che venga in Sicilia non per ribadire il proprio potere nel suo feudo più schifosamente fedele ma per curarsi in una struttura pubblica da semplice cittadino. Vedrà che le liste d’attesa ci sono ancora e con essa i tempi d'attesa geologici.

Ridicolo poi quando vuole sottolineare come la loro non sia una logica statalista ma una logica che mette il singolo in condizione di poter decidere liberamente – esempi sarebbero la riforma della leva e quella della scuola. Credo invece sia vero proprio il contrario: il singolo può decidere, è vero, ma dopo che la sua capacità di giudizio è stata fortemente limitata a monte da leggi liberticide che tengono in conto solo il loro modo di vedere la realtà, la loro etica, la loro visione del mondo. Diciamo che siamo liberi di fare ciò che loro decidono sia meglio per noi: chi non accetta è un pericoloso bolscevico bocciato dalla storia e va combattuto con tutte le armi a disposizione. Le legge sulla fecondazione assistita credo dovrebbe essere l’esempio più concreto… In questo caso, qual è il margine di libertà lasciato al singolo individuo? Siamo seri per favore.

Un ultimo appunto in questo post disordinato e scritto di fretta. La riforma della scuola. Dire che la sua riforma è un passo in avanti è una cazzata bella e buona. Sic et simpliciter. La sua riforma della scuola reintroduce il principio dell’avviamento al lavoro, la scuola settoriale e di classe di un tempo che già nel 1964 era stata abolita – prima di quella pericolosa rivolta bolscevica che fu il ’68 dunque. La scuola non deve insegnare un mestiere, la scuola deve insegnare a ragionare. Deve dare delle competenze specifiche chiaramente, ma queste competenze non si devono trasformare in una diversa considerazione del valore dello studente secondo l’indirizzo che decide di scegliere. Per questo mentecatto ad ogni modo un ragazzino potrà passare in ogni momento da un liceo ad un altro qualora si accorga che quel determinato liceo non fa per lui. Ma questa è un’affermazione assurda che non tiene conto delle competenze acquisite e che considera lo studente semplicemente un ingranaggio che può essere spostato da un punto all’altro come se nulla fosse. Un ingranaggio, un oggetto, un sacco da riempire di nozioni o tutt’al più una brava scimmietta utile solo a tirare una leva o a spingere un bottone. Ragionare non bisogna. È superfluo.

Questo è il mondo secondo Silvio. Una piramide darwiniana fatta di gruppi di potere che muovono a loro piacimento e sfruttano gli ingranaggi che stanno sotto di loro. La Casa delle Libertà, la formazione più liberticida che l’Italia dai tempi di Mussolini abbia mai avuto. Non possono vincere, non devono vincere.

Per questo motivo ho deciso di cassare la mia idea originale: una fetta di mortadella ben piegata e posta con cura nella scheda che avrei poi inserito nell’urna elettorale. Non mi asterrò dal voto né annullerò la scheda sebbene il nuovo sistema proporzionale si allontani in maniera inquietante, checché ne dicano gli ideologi della destra, dalla logica del singolo in favore di una – questa sì – bolscevica logica di partito. Almeno prima il maggioritario dava l’illusione di una democrazia in cui si delegava l’esercizio di potere alla persona più votata e dunque, presumibilmente, più accreditata agli occhi della gente: adesso è il partito che decide chi va al potere, né più né meno che nella Russia di Stalin. Voterò qualcuno, voterò tutti o nessuno. Ma voterò, e non certo a destra. Perché mai più di ora avverto il pericolo che corre l’Italia con individui come Silvio Berlusconi: ridiamo di lui mentre sembra che non ci rendiamo più conto di come lui e la sua coalizione abbiano demolito quel poco di buono che c’era in Italia e abbiano instillato in questi anni negli italiani il germe maligno dell’odio. Ho paura di quest’odio e delle sue possibili conseguenze: dell’odio della sua gente, dei legionari azzurri che sono disposti a morire per lui, di quella gente perbene che dovrebbe vigilare sul corretto svolgimento delle elezioni. Già. La conosciamo bene questa gente perbene che ha trafficato con la criminalità e le famiglie mafiose, che proviene essa stessa dalle fila della mafia, che ha trovato in Forza Italia il nuovo referente politico dopo il crollo della Democrazia Cristiana. Non possiamo lasciare l’Italia in mano a questi individui: anche se ciò significa dare l’esercizio del potere ad una sinistra sbiadita, confessionale, intellettualoide, neoliberista, che ha perduto spesso e volentieri il contatto con la gente, la gente comune, il paese reale. E se nonostante tutto dovesse vincere Berlusconi potrei anche decidere di restituire il mio certificato elettorale al mittente.

Nelle demokrature i diritti civili – tra cui il diritto di voto – sono solo una farsa ridicola.

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