sabato 27 maggio 2006

Isolitudine

Cammino stracco per Catania attendendo che anche questa campagna elettorale giunga al termine. Attendendo che anche questa volta la gallina dalle uova d’oro di palazzo dei Normanni sia messa in saccoccia da qualche gallo ben piazzato. Inutile rammentarvi il disgusto di fronte alla montagna di volantini elettorali buttati senza alcun ritegno sui marciapiedi o direttamente per strada, sui ragazzetti reclutati per distribuire gli ultimi cartoni di santini, sui manifesti che, attaccati l’uno sull’altro, hanno raggiunto uno spessore a dir poco indecoroso – almeno venticinque centimetri in piazza Cavour.

Simili campagne elettorali rappresentano un insulto all’intelligenza dell’elettore.

La visibilità non implica onestà, intelligenza, capacità decisionale. La certezza di essere ciascuno il migliore non giustifica le tonnellate di carta sprecate, gli alberi abbattuti inutilmente, gli inchiostri inquinanti (tutta carta lucida!). Capisco che un volantino costi meno di un programma e che in alcuni casi uno sguardo accattivante e uno slogan furbetto siano sufficienti a sostituire un programma aleatorio e a coprire il pauroso vuoto d’idee di certe persone, ma questo non è fare politica. Mera, aspra, schifosa lotta per il potere semmai, condotta attraverso i mezzucci di una guerra tra straccioni talora coadiuvati dai sorrisi lucenti e dal carisma dei leader calati giù nel feudo ostinatamente più fedele. È una pedina importantissima la Sicilia.

La CdL ha deciso di ricandidare Totò vasa vasa, una figura mitologica che incarna perfettamente il lato peggiore di noi siciliani: la grettezza, l’ottusità, l’egocentrismo, il legame con la tradizione che non significa radici ma catene, non ultimo la contiguità all’enorme fascia grigia che abbraccia e fonde torbidamente il giusto al criminale, il mafioso alla persona perbene… Inorridisco al pensiero che quest’uomo possa essere riconfermato. Peccato che vincerà di nuovo. Perché la sinistra ha sbagliato a presentare la Borsellino: a presentarla così almeno. Osservando la campagna elettorale non ho potuto fare a meno di notare quanto si sottolineasse la questione morale, quanto si caricasse di significato una simile candidatura, quanto si premesse sulla dicotomia mafia – antimafia. Quanto ci si inorgoglisse di idee e di ideali.

Peccato che di problemi, dei problemi reali della gente reale che vive in un mondo reale si sia parlato pochissimo. Vogliamo parlare di sanità per favore – quanti morti per malasanità ci sono stati in Sicilia ultimamente? –, vogliamo parlare di infrastrutture paleozoiche, di povertà, di acqua che manca, di fuga dei cervelli e di lavoro – quello vero, non le caramelline degli LSU buone solo a creare clientelismi, vogliamo parlare di beni culturali abbandonati a se stessi, di abusivismo edilizio, di inquinamento delle coste, di industrie che stanno ammazzando la nostra gente nel disinteresse più totale della classe politica (Gela, Priolo, Augusta), vogliamo parlare della criminalità, della cultura della legalità, vogliamo parlare della nostra Sicilia porca puttana?

È bello, anzi, straordinario che la sinistra abbia candidato Rita Borsellino alla presidenza della Sicilia preferendola a personaggi quali Bianco, Latteri (rettore forzista dell’Università di Catania che ha fiutato prima di altri da che parte soffiava il vento) o Pippo Baudo. Ma non si vincono le elezioni solo con i buoni propositi. Anche perché sappiamo bene che dietro la Borsellino ci sono altre personalità che vorrebbero approfittare dell’onda lunga per ambizioni personali, anche perché alle ultime regionali il candidato presidente della sinistra, l’uomo dell’antimafia, il simbolo della società che si ribella blablablabla Leoluca Orlando venne spazzato via dal ciclone Cuffaro che lo superò di almeno venti punti percentuali se la mia memoria non falla.

Bisognava attaccare ferocemente Cuffaro sulla gestione del suo mandato, bisognava demolire Cuffaro sulle sue mancanze di politico, non fare la voce grossa sulla questione morale. La retorica dell’antimafia e le battaglie sulla legalità, pur condotte da una persona sincera e limpida come Rita Borsellino non basteranno: alla gente le simpatiche canaglie pacioccose magari impiastricciate con qualche ometto d’onore sembrano piacere. Scelleratamente.

Eppure sarebbe bello se vincesse Rita. Almeno per testimoniare la volontà di cambiare. Almeno per dire che ci siamo rotti le scatole di quattro imbecilli che pretendono di essere definiti uomini d’onore e ancor più pretendono di comandare sulle nostre vite. Almeno per dire che davvero vorremmo un’altra storia per questa nostra terra. Anche se so che…

Ricordo una sera di qualche settimana fa Rita Borsellino a Modica. Dopo averla inseguita cercando invano d’intervistarla io e l’Apostolo discutiamo in macchina di un’eventuale utopica vittoria della Borsellino. Chiedo “Quanto tempo credi che passerà? …Prima che la ammazzino, voglio dire”. Ritorniamo a casa senza dire una parola.

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