mercoledì 24 maggio 2006

Inattualia

"In verità da anni non voto. Me ne vergogno, ma non so che farci. Delle scalmane ideologiche sono guarito prestissimo, una trista chiaroveggenza m’insospettisce d’ogni utopia. Se pur m’accade di stimare un politico, si tratta di una stima retrattile e ondosa, quale può generarsi da un casuale incontro di gusti o dalla simpatia che nasce talora davanti a un individuo di cui si apprezza l’amabilità ma s’ignora la fedina umana e morale. Poi basta dar tempo al tempo e le ali della lodata rara avis si rivelano gonfie di piombo. […] E dire che fino a poco fa una parvenza di programmi e di contegni contrapposti ancora li contraddistingueva, fuori e dentro il Palazzo. Oggi nel Palazzo ci sono tutti, le divise si scambiano a piacere, quanto più le risse sono fragorose, tanto più sono finte. Un unico gigantesco partito li arruola tutti, dal Montecitorio più grande agli altri, innumerevoli, sparsi per la penisola. E quanto parlano, poi… Quale quotidiano inesauribile vilipendio della parola… È questa l’offesa che duole di più: ci taglieggiano, ci governano, ci malversano… Ma almeno stessero zitti; smettessero questo balletto di maschere, questo carnevale del nulla, al riparo del quale mani avide intascano, leggi inique o vane si scrivono, ogni proposito onesto si sfarina in sillabe senza senso…

Esagero? Esagero, ma ditemi: quanti sono oggi coloro che intendono veramente la politica come servizio? E non sono costretti a nascondersi come lebbrosi? E per uno che opera con coscienza e fatica, quanti altri sono solo vesciche pompose, busti di cartone, pastori di nuvole, puri e semplici ladri? Il risultato è sotto gli occhi di tutti: uno Stato tirchio e scialacquatore, frenetico e inerte, feroce e longanime, occhiuto e cieco… Meno male che sono vecchio. Mi dice un facile calcolo che il crac prossimo venturo mi sarà risparmiato. “E ora sbrigatevela voi”, dirò l’ultimo giorno, fregandomi le mani sotto il lenzuolo".

(G. Bufalino in Bluff di parole)

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