giovedì 22 febbraio 2007

Carthago delenda est

Per la serie "vittime della legge Basaglia" ecco un altro pezzo di fanta-storia. Un giornalista dell'antica Roma...

IL SENATO APPROVA LA MOZIONE DEL SENATORE CATONE: SI AVVICINA LA GUERRA CONTRO CARTAGINE

“Fino a quando Asdrubale potrà abusare della nostra pazienza? Fino a quando Cartagine potrà nascondere a Roma le sue armi di distruzione di massa? Fino a quando, cari cittadini, Roma potrà tollerare un tale affronto alla propria potenza? Del resto, ritengo che Cartagine debba essere distrutta”. L’aspra bagarre che aveva infiammato duramente gli scranni del Senato opponendo la fazione degli Scipioni, da sempre sospettata di simpatie progressiste, alla communis opinio dei restanti membri del consesso sembra oggi arrivata al termine. Il discorso del senatore Marco Porcio Catone ha troncato senza possibilità di replica le esili argomentazioni del senatore Nasica: la guerra sembra dunque decisa e con essa il destino di Cartagine. Avviciniamo il senatore Catone ancora accalorato dall’intervento e lo convinciamo a rilasciare una breve intervista.

Senatore, oggi il Senato ha approvato la sua mozione. Cos’è cambiato nella maggioranza di governo?
“Il Senato ha finalmente compreso la pericolosità di Cartagine e del suo governo dittatoriale e ha messo da parte i deliri filo-punici di qualche invasato da centro sociale. Durante il mio soggiorno a Cartagine in qualità di ispettore ho visto coi miei stessi occhi depositi sterminati di munizioni e laboratori per lo sviluppo di mortali armi di distruzione di massa. E’ un nemico troppo vicino che Roma non può ancora sopportare a lungo... Guardi questi fichi: da quanto crede siano stati raccolti? Solo tre giorni fa questi fichi si trovavano a Cartagine! Si rende conto? Per questo ritengo che Cartagine debba essere distrutta”.

Il suo discorso ha spento le speranze degli Scipioni e in particolare del senatore Nasica...
“Quel pacifista, quel comunista: fosse per lui non avremmo nemmeno conquistato il Sannio! E’ necessario comprendere che il regime cartaginese rappresenta una minaccia e sono felice che il Senato in questo frangente abbia dato prova di compattezza e di maturità. Consideri l’arretratezza culturale, la religione, la deleteria politica economica di Cartagine che rischia ogni giorno di mettere in ginocchio Roma: ritengo che uno scontro di civiltà sia inevitabile, così come inevitabile la sopravvivenza di uno solo tra i due. E’ in gioco la nostra stessa esistenza! O vuole lasciare in mano ad un branco di beduini le sorti della nostra splendida Roma? E’ bene essere chiari: per il bene della Repubblica Cartagine deve essere distrutta”.

Cartagine continua a bloccare i rifornimenti granari destinati a Roma? Il programma “Stannum pro cibum” è dunque fallito?
“Dopo l’operazione Procella in vastitate il programma Stannum pro cibum aveva permesso ai cittadini cartaginesi di sopravvivere al regime tirannico e dittatoriale che, e lo dico colpevolmente, Roma non era stata in grado di abbattere. Se il regime fosse stato leale e avesse mantenuto i patti firmati dopo la battaglia di Zama Roma non avrebbe avuto alcuna ragione per intervenire. Tuttavia Cartagine sembra fare orecchie da mercante e continua ad introdurre illegalmente armi dalla Mauretania Tingitana. Non solo: agenti dell’intelligence riferiscono di un programma di riarmo giunto a livelli preoccupanti, nonché di insoliti movimenti al confine con la Numidia. Senza dimenticare quelle armi letali... Non credo possano esistere dubbi sulla necessità di distruggere Cartagine”.

Cosa risponde a chi la accusa di avanzare prove pretestuose riguardanti le armi di distruzione di massa? Quanti si oppongono alla guerra affermano che la conquista di Cartagine sarebbe in realtà un pretesto utile a gettare le basi per l’avanzata romana in Africa e per punire le mire espansionistiche della Numidia...
“Sciocchezze. Conosciamo ciò di cui sono capaci i Cartaginesi. I detrattori della guerra hanno forse dimenticato gli orrori perpetrati da Annibale in Italia? Roma ha costruito una vasta coalizione di popoli decisi a liberare il mondo dal terrore. Non permetteremo a nessun terrorista o tiranno di minacciare la civiltà con armi di distruzione di massa: Roma non vivrà alla mercè di alcun complotto o potere straniero, voglio che questo sia chiaro. Se la distruzione di Cartagine potrà essere utile all’espansione della civiltà romana che ben venga, ma non permetterò a nessuno di darmi del bugiardo. Ho visto coi miei stessi occhi le stalle dove erano tenuti quegli elefanti...”

Gli elefanti, ha dunque visto personalmente le famigerate armi di distruzione di massa?
“Assolutamente. Centinaia e centinaia di elefanti da guerra pronti ad insidiare la libertà del popolo romano... Non aspetteremo con le mani in mano coltivando il nostro orticello: d’altronde se vuoi la pace preparati a combattere la guerra. Ormai il dado è tratto... Roma ha fatto ai leader cartaginesi una serie di richieste chiare e specifiche: nessuna di queste richieste è stata esaudita e ora pagheranno il prezzo di questo rifiuto. Allo stesso tempo il popolo cartaginese oppresso dal regime conoscerà la generosità di Roma e dei nostri alleati. Mentre colpiremo gli obiettivi militari effettueremo lanci di cibo, medicinali e rifornimenti per gli uomini, le donne e i bambini che stanno soffrendo e morendo di fame. Roma è amica del popolo cartaginese ma contesta quel regime sanguinario. Ecco perché Cartagine sarà distrutta dal nostro esercito”.

Non le sembra una contraddizione in termini dire di voler aiutare il popolo cartaginese e poi prepararsi ad una guerra contro di loro?
“Le faccio notare che i Cartaginesi soffrono a causa delle scelte attuate dal loro regime, non certo a causa dei Romani. Se il popolo cartaginese vorrà unirsi a noi sarà accolto lietamente: in caso contrario saranno considerati nemici di Roma ed annientati”.

Quali saranno le prossime mosse di Roma dopo Cartagine?
“Dopo la distruzione di Cartagine vuole dire...”

Certo. Penso comunque che i lettori di ResPublica abbiano ormai chiaro il concetto. Quali saranno le prossime mosse di Roma sullo scacchiere internazionale?
“Oggi ci concentriamo su Cartagine, ma certo la battaglia è molto più ampia. Roma desidera solo la pace per i propri cittadini ed è disposta a difenderla con ogni mezzo. Ciascun paese deve fare una scelta, in questo scontro di civiltà non esistono stati neutrali. O con noi o contro di noi. O Roma o morte. Dovremo comprendere ad esempio la posizione occupata dalla Numidia e se questa debba ancora essere considerata nostra alleata. La Macedonia è turbolenta e non passa giorno che Lusitani e i Celtiberi in Spagna non diano grane ai governatori locali. Roma andrà avanti: non ci ritireremo e non ci stancheremo, non indugeremo e non falliremo. La pace e la libertà vinceranno. Ad ogni modo, non potremo prescindere dalla distruzione di Cartagine”.
Dalle parole del senatore soffiano forti i venti di guerra che sembrano annichilire le palllide proteste dei pacifisti accampati sulla spianata del tempio di Giano. Avviciniamo Gaio Lutatio Rubor, esponente di Amnistia Internationalis e leader dei contestatori che rilascia una dichiarazione secca e lapidaria: “Dicono di volerlo fare per Roma, parlano di missione di pace? Bene. L’importante è che i diritti umani vengano rispettati. Non facciamo il deserto per poi chiamarlo pace”.

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