mercoledì 26 aprile 2006

Una mattina mi son svegliato

E ho trovato un invasore perfido e malefico che sembra aver attecchito nelle atrofiche testoline di molti giovani italiani. Il peggior nemico nella peggiore combinazione possibile. L'ignoranza indifferente dell'idiota. Come a dire “Non lo so, sono contento di non saperlo e non me ne frega niente”. Seguo con disgusto le interviste che il Telegiornale Unico propone senza nemmeno una punta di sconcerto. La domanda sempre uguale: “Sai cosa si festeggia oggi?”. Nella maggioranza dei casi sguardi bovini persi nel vuoto col labbruccio corrugato in attesa che qualche frammento di sistema nervoso decida di far vibrare le loro corde vocali in un boh? malarticolato.

Per fortuna qualcuno risponde, dopo non pochi tentennamenti, la Liberazione: peccato che quando l'intervistatore dispettoso replichi chiedendo “la liberazione da cosa?” la quasi totalità degli intervistati si rinchiuda in un mutismo assorto e si rivesta del rassicurante sguardo bovino di cui sopra. Quando non accampa ridicoli pretesti per non rispondere – scusa, vado di fretta – o ride beatamente della propria ignoranza – ma che ne so, boh, l'ho pure studiato... ah ah ah.

Mi preoccupa l'abulia degli italiani. Mi preoccupa il loro sapersi accontentare di un piccolo mondo fatto di minuscole certezze, di un puzzle sconclusionato che si compiace della propria pochezza. Un mondo fatto di reality show e tabloid, di notiziole irrilevanti e di lavoro alienante, di soldi a tutti i costi, di telefonini, di Bacardi briiiiiiiiz e di stupida apparenza. Un mondo in cui non c'è posto per la memoria storica, in cui le guerre sono intelligenti e gli ideali sono stati triturati nel Big Mac del liberismo.

Mi dà fastidio la retorica patriottica, la rettorica dannunziana. Non provo alcun sentimento quando vedo la bandiera italiana garrire al vento. Non canterei l'inno di Mameli con la mano sul cuore. Non mi sento particolarmente orgoglioso di essere italiano. A dirla tutta non avrei motivo di sentirmi italiano se non per identità storica, forse anche solo per motivi legislativo-geografici... Quelle poche volte in cui sono uscito fuori dall'Italia o in cui ho parlato con stranieri alla domanda Where are you come from? ho sempre risposto, senza alcun indugio, Sicily e solo successivamente Italy. Eppure mi fa male vedere l'ottundimento di tanti miei coetanei che ignorano la storia d'Italia e un evento così importante come il 25 aprile, ricordo di quel 25 aprile 1945 in cui il CLN liberava definitivamente dall'incubo nazi-fascista città quali Genova, Milano e Torino.

Al di là della rettorica celebrativa che eventi simili comportano non posso che avere rispetto per il 25 aprile, non posso che essere infinitamente grato a quegli uomini e a quelle donne che abbracciarono la causa partigiana e che ebbero il coraggio di lottare contro la notte dello spirito. Quegli uomini e quelle donne che lasciarono a tutti noi un'eredità importantissima in un paese finalmente libero dalla dittatura e dall'oppressione fascista. Forse dopo la guerra si poteva davvero urlare la parola libertà senza sentirsi un povero malato d'utopie.

Gli italiani hanno perso la memoria perché questi eventi sembrano loro lontani, seppelliti ormai nel cimitero della storia. Sono passati sessantuno anni da allora, è vero, e il numero dei testimoni diretti sta lentamente diminuendo e con esso il sentimento legato a questa festa. E quando anche l'ultimo partigiano morirà la Resistenza forse non sarà altro che un evento come tanti da buttare nel grande frullatore della Storia. Ma non dobbiamo permetterlo: semplicemente, non possiamo. Ecco perché si deve mantenere vivo il ricordo, ecco perché gli ideali di allora non vanno solo venerati ma tenuti vivi ed applicati giorno dopo giorno.

D'altronde il passato serve perché nel futuro non ci si debba vergognare di questo presente.

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