lunedì 3 aprile 2006

Sia mostro o bollitor d'infante

Non avrei mai creduto che un giorno mi sarei trovato dalla parte di Berlusconi. Non avrei mai creduto di doverlo difendere: ma amicus Plato sed magis amica veritas sono costretto a dire attraverso lo sfoggio d’una inutile quanto professorale latinità. Mi riferisco ad un fatto accaduto qualche giorno fa a Napoli, durante una delle tante convention all’americana in cui il Cavaliere Nero incontra tutti i suoi vassalli, seguaci e cavalier serventi. Periodo di elezioni, inutile dirlo, in cui ciascuno schieramento si diverte a buttare fango sull’altro cercando di annientare l’altrui credibilità. Chiaro che l’Unione in confronto al loro avversario è una povera dilettante. Non si può competere con i professionisti del sovvertimento e della verità annacquata, soprattutto non si può competere con il Gran Visir di tutti i mentitori. Il Silvio nazionale.

Eppure stavolta devo rendere atto, caso più unico che raro, della correttezza di una sua citazione. Durante il suo acceso proclama il Berlusca inserisce per l’ennesima volta nel discorso “Il libro nero del comunismo” citando gli episodi terribili che si registrarono durante il celeberrimo e disastroso “balzo in avanti” di Mao e le conseguenze che portarono, tra l’altro, alla spaventosa carestia del 1958 - 1962. Un episodio strumentalizzato ad arte in cui si citano cannibalismo e bambini bolliti per farne concime, un vizio di forma del discorso che vorrebbe condurre ad un insensato parallelismo non tanto con il partito comunista cinese odierno, quanto con la sinistra italiana attuale. E non si può che condannare senza mezzi termini la strumentalizzazione di episodi simili che riguardano la storia di un paese complesso come la Cina e che non hanno alcun legame con la storia della nostra Italia e della sinistra italiana, nemmeno di quella più radicale. Simili paragoni non hanno ragione d’esistere – nemmeno in campagna elettorale – poiché degni delle peggiori missioni di disinformacija staliniane.

Peccato che non possa dire lo stesso riguardo alla veridicità storica dei fatti citati. Compatta come non mai l’intera sinistra italiana si è affrettata ad attaccare le dichiarazioni di Berlusconi bollandole come pure falsità e deleteri luoghi comuni, ribadendo anzi l’amicizia tra l’Italia e la Cina (pecunia non olet, si sa). Ma stavolta, mi duole dirlo, la citazione di Berlusconi è corretta. A pag. 460 del suddetto libro si legge una citazione in cui si parla anche di questo, citazione tratta dal saggio di Jasper Becker "La Rivoluzione della fame" edito dal Saggiatore. Certo sembra impossibile che simili barbarie si siano perpetrate fino a pochi decenni fa. Non posso crederci. Non vorrei crederci. Ma Jasper Becker è un giornalista serio ed accreditato che ha vissuto per tanti anni in Cina: non è un giornalista dallo scoop facile né un tipo a cui piace falsificare la storia per favorire un’ideologia piuttosto che un’altra. Credo che quanti abbiano difeso e difendano acriticamente la Cina solo perché in essa governa ancora il fantasma corrotto di una grande ideologia avanzino una pretesa piuttosto stupida. Qualunque ideologia forte, una volta al potere, si è macchiata di crimini orrendi pur di mantenere la posizione conquistata. Non esistono buoni o cattivi: esistono ideologie meno colpevoli di altre, ma nessuna ha le mani monde del sangue dei propri oppositori.

Non vorrei credere che in Cina si bollivano cadaveri di bambini per farne concime. Anche se, stando alle testimonianze e ai fatti citati da più di uno storico tutto ciò sembra essere accaduto. Non vorrei crederci, tant’è l’abominio di un atto simile. Così come non volevo credere alle immagini del piccolo “ladro” iraniano storpiato dalla ruota di un’auto, così come non volevo credere alle lapidazioni delle adultere o all’infibulazione, così come non volevo credere che i generali di Videla in Argentina o di Pinochet in Cile studiassero nelle accademie militari il modo più scientifico e straziante per torturare gli oppositori politici o che gli stessi generali facessero addestrare dei cani per stuprare le donne detenute costringendole a confessare reati inesistenti, così come non volevo credere alle torture dei militari italiani in Somalia, così come non volevo credere all’infamia di Abu Graib e di Guantanamo. A dirla tutta non potevo nemmeno credere che per soldi una bestia miserabile avesse potuto uccidere un bimbo di diciotto mesi con un colpo di pala in testa.

Non volevo crederci, ma ho dovuto.

L’uomo, l’unico essere cosciente della propria intelligenza. L’uomo, l’unico essere che decide lucidamente della propria malvagità.

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