mercoledì 12 aprile 2006

La banalità del male


Eccolo

Bernardo Provenzano, il boss dei boss, il capo-feticcio di Cosa Nostra, in manette dopo 43 anni di latitanza. Non vi nascondo di essermi commosso alla notizia di questo arresto, non vi nascondo che per qualche secondo sono rimasto stordito, imbalordito, incredulo. Hanno arrestato Provenzano! Provenzano. Provenzano... Una gioia incredibile è esplosa all'improvviso, una euforia che mi ha spinto ad avvisare repentinamente amici e parenti della notizia. Provenzano arrestato, Provenzano in gabbia! La mafia non ha più un capo!

Eh sì, come no.


Dopo i primi minuti di euforia la gioia per l'arresto viene subito offuscata dalle nubi della razionalità. Provenzano è stato arrestato a Corleone, a due chilometri dalla città, in una casa di campagna qualsiasi. Arrestato praticamente a casa sua. Non stava scappando, non si sentiva braccato, non si nascondeva sottoterra o nelle intercapedini dei muri di casa: era là, con la sua sgangherata macchina da scrivere per i suoi ancora più sgangherati ma temibili pizzini. Dopo una breve formale resistenza all'arresto Provenzano si è "arreso" agli agenti della squadra mobile di Palermo e dello Sco dichiarando quasi subito la sua vera identità. Un
"Sono io" da far gelare il sangue. Perché catturato solo adesso, perché ci sono voluti 43 anni per fermare il suo predominio incontrastato? Non starò a fare ipotesi indimostrabili (ma non del tutto peregrine) sul possibile significato di un arresto simile proprio oggi, 11 aprile 2006, giorno successivo alle elezioni politiche. Un contentino simbolico, il tradimento di qualche giovane ambizioso che vuole tentare la scalata della Cupola, una punizione per Cosa Nostra da parte di alcuni esponenti politici compromessi con la mafia, il topo che per primo abbandona una nave che sta colando a picco, un feticcio da mostrare alla gente per dire che "lo Stato c'è" o cos'altro? Ipotesi indimostrabili, appunto.

Ma bisogna tenere a mente una cosa. Mai scordarlo. Una cosa importantissima e d'importanza fondamentale. La mafia oggi non ha arretrato nemmeno di un centimetro e lo Stato non ha vinto un bel niente. E' scacco forse, ma piuttosto che ad un matto ci si avvia verso uno stallo senza fine. Forse aveva ragione quello scriteriato di Lunardi (e non Urbani, come avevo erroneamente scritto) quando diceva che "con la mafia dovremo convivere". Mettere in galera Provenzano è stato solo un atto simbolico, un contentino. Perché domani i commercianti e gli imprenditori continueranno a pagare come prima il pizzo - forse più di prima, visto che adesso c'è una famiglia in più da mantenere -, domani i poveracci dei quartieri più disastrati delle nostre città dimenticate da Dio e dagli uomini (ma quale Stato, quale Stato) continueranno a fare la manovalanza della mafia, domani le imprese controllate da Cosa Nostra continueranno tranquillamente a lavorare facendo meravigliosi e succulenti affari con gli appalti della Regione o dello Stato Italiano, domani quei politici arrivati al potere con il sostegno della mafia rimarranno al loro posto a distribuire favori agli amici e agli amici degli amici. La mafia va verso la normalizzazione all'interno dello Stato, anzi, diventa una sorta di Stato parallelo che ha le proprie tasse, i propri appalti, il proprio servizio d'ordine, tutto spietatamente più presente ed efficiente dello Stato italiano - lo Stato, ma quale Stato.

L'arresto di Provenzano è stato solo un atto simbolico per una terra che non vuol saperne di cambiare. L'abbiamo in corpo e nella nostra dannatissima anima, la mafia, non riusciamo a farne a meno. Ci dà la sicurezza di uno Stato scellerato che non latita come invece continua a fare lo Stato italiano. Uno Stato, quello italiano, che ritorna senza pudore a mostrarsi nel suo feudo deriso e bistrattato solo quando qualche povero illuso si mette in testa di cambiare le cose, di lottare contro la mafia e ci lascia irrimediabilmente le penne. Arrestato un capo se ne fa un altro - e già persone come

Matteo Messina Denaro (nella foto) scalpitano per occupare il seggio lasciato vacante dal boss dei boss. Ci saranno nuovi morti di mafia, morti tra le cosche e morti tra innocenti... Di cosa vi scandalizzate? Nihil novi sub soli. E allora perché gioire per un pupazzetto che viene portato in giro trionfante dalla polizia e che viene insultato dalla folla radunatasi davanti alla questura di Palermo?

L'illusione è manifesta, ma lasciatemi almeno questo, vi prego. L'illusione che la morte di tanti poveri pazzi (perché questo sono stati, poveri pazzi idealisti) non sia stata inutile. Che Placido Rizzotto, Mauro de Mauro, Peppino Impastato, Mario Francese, Giovanni Spampinato, Pippo Fava, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno, Beppe Alfano, Libero Grassi, Don Pino Puglisi, Don Giuseppe Diana, Pio la Torre, Boris Giuliano, Antonio Saetta, Piersanti Mattarella, Carlo Alberto dalla Chiesa, Ninì Cassarà, Rocco Chinnici, Rosario Livatino, Antonino Scopelliti, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino... Ma quanti sono, quanti sono cazzo? Sono troppi. A centinaia, a migliaia, vittime di un sistema maledetto che non ha risparmiato nemmeno le piccole Caterina e Nadia Nencioni o Salvatore e Giuseppe Asta con la madre Barbara, o Giuseppe di Matteo... Lasciatemi credere che il sacrificio di così tante persone e di una intera terra sia ripagato in modestissima parte dalla cattura di questo contadinotto straccione, lasciatemi credere che la mia terra possa essere scossa finalmente dal torpore e dalla secolare sottomissione ad un potere fortissimo e capillare...

Peccato che non accadrà.

Lo sguardo gelido e il sorrisetto beffardo di un Provenzano in ceppi fanno capire che gli uomini "d'onore" (ma quale onore, semmai di viltà) continueranno a soffocare ancora per molto tempo la Sicilia con i tentacoli del loro potere tripartito. Mafia-politica-affari, lo ripeterò fino a quando avrò fiato in gola.
Forse la mafia sarà sconfitta un giorno, ma io di questo giorno non riuscirò nemmeno a vederne il chiarore. E così i miei nipoti. E i nipoti dei miei nipoti. E allora vaffanculo Provenzano che ti appropri delle nostre vite e le manovri come meglio credi, vaffanculo mafiosi, che vi credete i padroni di una terra che non vi appartiene, vaffanculo politici che speculate sulla povertà materiale e morale della gente dicendo di lottare contro la mafia a parole ma supportandola nei fatti - Totò, dovresti saperne qualcosa.

Allora vaffanculo siciliani senza dignità che non abbiamo il coraggio di isolare quattro idioti slavati anonimi coglioni e di sbatterli contro un muro, che non abbiamo il coraggio di dire BASTA. E ora vado a dormire e a sognare una Sicilia libera prima di svegliarmi nell'incubo di un giorno senza futuro, sempre dannatamente uguale.



credits: La Repubblica; Wikipedia.


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