domenica 1 novembre 2009

Punire uno, educarne cento

Un segnale cupo dei tempi nuovi per Catania. Brutto, scalcagnato, assolutamente illegale dal punto di vista dei permessi lo era sempre stato. Ma, per un vecchio cinema dismesso trasformato in centro sociale occupato penso fosse il minimo. 30 ottobre 2009. Chiuso a Catania da in insolito rigurgito legalista l’Experia: dopo diciassette anni di vita la polizia in assetto pesante ha cacciato via senza troppe delicatezze il gruppo dei ragazzi inermi che lo animava.


Nulla da dire sulla questione legale: l’Experia era stato occupato senza che alcuna norma di sicurezza fosse rispettata. Senza alcun contratto, senza alcuna autorizzazione. Semplicemente, diciassette anni fa un gruppo di ragazzi aveva trovano questo cinema di proprietà della regione siciliana abbandonato a se stesso e lo aveva occupato. Lo aveva reso più o meno vivibile creando col tempo una struttura di aggregazione preclusa ai boss, ai mafiosi e agli spacciatori del quartiere. E stiamo parlando dell’Antico Corso, o San Cristoforo, se preferite. Una enclave in un quartiere dominato dalle famiglie mafiose che offriva tra l’altro doposcuola, palestra, laboratori di giocoleria e decine di altre attività rivolte soprattutto, ma non solo, ai ragazzi disagiati del quartiere. Una valida alternativa per certi ragazzi, e insolita, ad una fulminante carriera tra le fila della criminalità mafiosa.


La legge avrà pure ragione: ma viene difficile pensare che questo sgombero non sia stato prima di tutto un atto politico volto a cancellare un'esperienza sociale e politica che aveva ridato al quartiere uno spazio di aggregazione libero. Al di là delle ingenuità politiche, al di là del cosiddetto comunismo rivoluzionario che alcuni di questi innocui ragazzi dicevano di professare. L’Experia, così come l’Auro dei tempi andati, ha segnato a Catania una pagina importantissima, una ventata di libertà in una città culturalmente stantia, dominata da una politica neppure troppo nascostamente fascista di vecchio e nuovo corso.


Catania. Una città in cui l’illegalità e la mafia dettano legge, dove più del novanta per cento dei commercianti paga il pizzo – mi tengo basso con la percentuale –, dove anche per parcheggiare è necessario pagare la piccola tangente al parcheggiatore abusivo, dove basta appartenere al gruppo politico sbagliato per essere picchiato in strada a colpi di catena, dove solo la denuncia di un turista alla Corte Europea ha potuto far migliorare le spaventose condizioni igieniche della Pescheria, dove ogni giorno decine e decine di prostitute affollano alla luce del sole alcune tra le strade che collegano la città all’hinterland. È difficile pensare che in una città con tanti problemi come Catania la soluzione per il ripristino della legalità inizi dallo sgombero di un centro sociale in un quartiere dimenticato dalla legge e dalle istituzioni come San Cristoforo… Dobbiamo davvero essere così ingenui da pensare ad una improvvisa improbabile disinteressata passione legalista delle istituzioni catanesi?


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