lunedì 10 luglio 2006

Di pastori tedeschi e pecoroni

Il viaggetto fuori porta di Papa Ratzinger e le sue esternazioni, invero piuttosto ripetitive, hanno provocato le solite fritture d’aria per giornalisti dal fegato intatto, di quelli che non rodendosi mai per i drammi del mondo possono tranquillamente conservarlo per notiziucole senza spessore e futilità simili. Nulla di nuovo, per carità. Il Papa difende la famiglia cristiana come fulcro della società attuale e ciò rende ancora più evidente la paura di una Chiesa che teme di essere limitata nel controllo delle menti e delimitata nel potere dal relativismo culturale. Non ripeterò quanto detto in un post precedente. Vorrei solo aggiungere un piccolo appunto sugli attacchi continui ed incomprensibili al premier spagnolo Zapatero.

Fischiato dai suoi stessi cittadini. Accusato di infantilismo politico da gentaglia come Sandro Bondi e Francesco Giro. Incompreso dal suo connazionale Navarro-Valls. Crocifisso dall'Avvenire.

Credo che il gesto di Zapatero debba essere considerato come un semplicissimo e disarmante esempio di etica personale. Né più né meno. Certo mi rendo conto che la morale persone come Bondi non sanno nemmeno cosa sia, così come comprendo lo sconcerto del portavoce pontificio quando tra le personalità di spicco che parteciparono in passato alle messe dei papi enumera figure come Ortega, Jaruzelsky, Pinochet o Fidel Castro. Gente che va lodata come fulgido esempio di amore fraterno e di carità cristiana, punto di riferimento per ogni fedele che voglia avvicinarsi al messaggio di Cristo...

Ma fatemi il piacere.

Zapatero così come il suo vice non erano tenuti a partecipare alla messa di Benedetto XVI. La messa non dovrebbe essere forse il momento in cui l’assemblea dei fedeli cristiani si riunisce per rafforzare il proprio legame con Dio e per celebrare il ricordo della morte e della passione di Gesù Cristo? Perciò delle due l’una. O le funzioni religiose rappresentano un momento imprescindibile del protocollo politico – allora ho finalmente la conferma ufficiale che le religioni non hanno nulla a che spartire con la fede individuale e prendo atto che quello di Zapatero è stato un gesto di rozzezza politica – o la religione e la politica sono binari indipendenti e separati che non devono mai ostacolarsi l’un l’altro – e allora non posso che plaudire alla coerenza e all’onestà intellettuale di uno Zapatero ateo che non ha alcun motivo per partecipare alla funzione celebrativa di una religione in cui non crede.

Non capisco perché sia così difficile da capire: una messa non è una cerimonia ufficiale e la scelta di parteciparvi o meno dovrebbe risiedere nella fede del singolo. Ma forse la Chiesa cattolica queste cose le ha dimenticate e preferisce l’ipocrisia genuflessa e reazionaria di chi si batte il petto professando una fede di facciata piuttosto che il dialogo con persone che possiedono una morale differente e vivono in pace il proprio rapporto con il mondo rispettando ogni forma di pensiero che gli attraversi la vita.

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