sabato 10 dicembre 2005

Puttane

Ritorno a casa in macchina dopo una breve permanenza a Catania, la città in cui mi trovo costretto ad abitare per motivi di studio. Decido di abbandonare la litoranea in favore di una strada meno trafficata, ormai nota alla maggior parte delle persone come la strada delle prostitute. Nemmeno i cari vecchi Zep ascoltati a volume assordante riescono a distogliere la mia attenzione e a lenire la mia angoscia nei confronti di quelle ragazze. D’estate, quando il sole brucia i corpi e abbrutisce la mente, o d’inverno, con non più di dieci gradi in perizoma e poco più, loro stanno sempre lì, a battere sotto l’occhio attento – e nemmeno troppo nascosto – dei loro protettori.

Qualcuna fa un cenno svogliato con la mano cercando di attirare l’attenzione, altre stanno sedute con lo sguardo perso. Ragazzine ancora acerbe e donne dai corpi esplosivi, bianche e di colore, delicate e volgari: bambole di carne in attesa della prossima bestia che affitterà il loro corpo per una manciata di euro. È vero che ogni donna può usare il proprio corpo liberamente e fare con esso tutto quello che crede…

Ma queste donne non sono libere.

Ed è doloroso vedere una pattuglia di polizia che piazza il proprio autovelox a pochi passi da quelle ragazze ignorando le macchine dei protettori che passano e spassano. Competenze differenti, certo. Però se mi fossi fermato a spaccare l’autovelox sul cofano della gazzella sarei stato sicuramente arrestato per aver distrutto un bene dello Stato. Probabilmente non gliene frega niente… Tanto, sono solo quattro puttane.

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