giovedì 15 dicembre 2005

Podere al popolo

“Ho letto che da voi presto tutti avranno casa dallo Stato. Interessante o divertente?”: quando anche gli svedesi accendono un dibattito su un tema infuocato. Fuoco di sant’Elmo di una demagogia strisciante o forse solo un fuoco fatuo di un amore per l’edilizia del nostro primo ministro mai davvero sopito? Difficile rispondere al mio amico Giulio, l’autore del messaggio d’apertura. Soprattutto se il detto Giulio ha deciso di volare verso nordiche lande e di congelare le proprie certezze di cittadino nel confortante abbraccio di uno stato sociale efficiente e moderno come quello svedese, decidendo significativamente di nascondersi dietro un meno caratterizzante Julian – bravo Giulio, meglio non ricordare a chi ti sta accanto il paese da cui provieni, potrebbero ricordarsi anche da chi è governato e riderti dietro fino alla fine dei tempi.

Ad ogni modo, per cercare di rispondere almeno qualcosa: deprimente, caro Giulio, deprimente. Perché questo rappresenta l’ennesimo disperato tentativo del Cavaliere Nero di tenere in pugno i brandelli di una Repubblica assassinata da una devolution terrificante, l’ennesimo spot pre-elettorale che cerca di raschiare la pentola dei voti già abbondantemente rimestata dall’affossamento del maggioritario. Mentre da un lato si promettono fumosamente alloggi a chi casa non ha ed incentivi sul primo figlio, dall’altro si regala l’Ici a tutti gli immobili di proprietà delle Chiese cercando in tal modo di accattivarsi le simpatie dei neocon italiani – con un regalino di circa 700 milioni di euro secondo l’Anci – e si tagliano dalla Finanziaria quasi un miliardo e mezzo di euro (1,485 secondo un rapporto Cer) destinati agli enti locali, a cui devono essere aggiunti altri 504 milioni di euro promessi dal governo e mai arrivati. È chiaro che si preferiscono tagliare i finanziamenti agli enti locali piuttosto che a quelli di carattere nazionale: “a pensar male si fa peccato, però spesso ci s’indovina” diceva il Gobbo di No-3 Dame Giulietto Andreotti – adoro questa frase. Dopo diversi disastri elettorali la Casa delle “Libertà” ha perso terreno, costretta in molti casi a cedere le leve del potere all’odiata opposizione, che si trova così a reggere un gran numero di città, province, e regioni… Poco importa se i finanziamenti vengono tagliati a monte: nell’immaginario collettivo si è portati naturalmente a dare la colpa a chi ci sta più vicino, magari a chi si aveva votato sperando in un cambiamento…

Ma cerchiamo di capire meglio quest’ultima trovata giullaresca della “casa per tutti”. Il consigliere economico dell’Unto di Arcore, Renato Brunetta, ci informa prontamente sull’esistenza di un doppio piano: vendita di circa ottocentomila case popolari e costruzione di nuovi edifici. Non prenderemo nemmeno in considerazione la scempiaggine demagogica delle nuove case, visto che dai 34.000 alloggi costruiti nel 1998 si è passati ai 1.900 del 2004 (dati Anci), ma ci soffermeremo sul resto. Secondo Brunetta si potrebbero vendere circa ottocentomila case popolari ai rispettivi inquilini, dimenticando due elementi di una certa importanza. Il primo è di natura legislativa, e cioè che le case appartengono alle Regioni, il secondo è legato semplicemente al buonsenso: solitamente chi abita una casa popolare è perché non può permettersi l’acquisto – e in alcuni casi nemmeno l’affitto – di una casa propria… E allora perché vendere a chi non può o semplicemente non vuole comprare? Ci viene in soccorso una citazione del Divino Silvio tratta dal suo discorso all’assemblea degli edili dell’estate scorsa: “Il degrado delle case popolari è inaccettabile […] A questo punto, chi vorrà potrà comprarle a prezzo congruo, ma dovrà pagare anche la ristrutturazione e il recupero non solo delle case, ma degli interi quartieri”. Non so a voi, ma a me questo sembra un discorso di chi vuole scrollarsi di dosso il peso della manutenzione e della riqualificazione delle periferie piuttosto che una crociata in difesa di chi non possiede un tetto che gli copra la testa. Così non solo si vogliono mantenere quegli spazi di negazione della vita associata e di ogni possibilità che sono le periferie (vedi la Francia di questi giorni), ma si caricano sul groppone dei suoi abitanti le spese per la riqualificazione e per la ristrutturazione: dimenticando forse – o cercando di far dimenticare alla gente – che questo stesso governo neo-palazzinaro ha riportato l’Iva sulla ristrutturazione degli immobili al 20%, mentre prima si attestava al 10%.

Ma dimentichiamo per un attimo che almeno il 40% degli immobili italiani ha più di quarant’anni (dati Anci) e che necessita di una ristrutturazione, dimentichiamo che le tasche degli italiani sono talmente vuote che l’acquisto di una casa viene considerato una fata Morgana. Siamo ottimisti per un attimo. L’ottimismo è il profumo della vita, no? Allora vi sposate (matrimonio in chiesa mi raccomando, secondo tutti i crismi, perché se poi morite in guerra la vostra compagna non può ricevere nemmeno la pallida consolazione di una medaglia al valore), ed avete la fortuna di lavorare, entrambi inseriti come un cuneo in un mobile tarlato in uno di questi lavori flessibili che tanto piacciono al nostro governo: decidete di accendere un mutuo per l’acquisto del vostro nido d’amore e vi recate alla vostra banca di fiducia – per quanto si possa avere fiducia di una banca. Sappiate che nella quasi totalità dei casi il direttore vi considererà poco meno che straccioni e respingerà la vostra richiesta dicendo che ci vogliono garanzie serie, altro che lavoretti precari con contratti a termine…

Case per tutti i poveri. Ma si degnasse questo Stato (che indico con la maiuscola solo per esigenze grammaticali) di rendere abitabili quelle case popolari che ha già costruito: lo squallore di quartieri come Librino a Catania o lo Zen di Palermo la dice lunga sulla presenza dello Stato da quelle parti. Illuminante il caso dello Zen: in questo quartiere non esistono né energia elettrica né acqua né impianti fognari – e stiamo parlando di un quartiere costruito ad hoc in cui vivono non so quante centinaia di famiglie. Ma la mafia, e nello specifico la cosca dei Lo Piccolo, allacciando e gestendo dei collegamenti abusivi si era sostituita allo Stato fornendo un servizio più che efficiente ad un costo accessibile anche alla famiglia più povera (10-15 euro al mese). Poi lo Stato è intervenuto per far sentire la sua presenza e ha rimosso i collegamenti abusivi senza fornirne – chiaramente! – alcuno in sostituzione, e ha lasciato tutte queste famiglie al buio, senza acqua né servizi igienici… Mettetevi al posto di quelle persone: per chi avreste parteggiato? Per un leviatano sconosciuto che non vi aveva mai garantito quei servizi minimi che dovrebbero esistere in un paese civile, o per un’organizzazione pur illegale, ma che vi aveva dato la possibilità di un’esistenza dignitosa?

Perciò la smettano di prenderci in giro i burattinai di turno con le loro politiche palazzinare in favore dei più deboli e facciano degli interventi reali, perché le nostre periferie sono una bomba innescata che aspetta solo di esplodere. Fossi in voi non parcheggerei la vostra auto fuori, di notte: il giorno dopo potreste trovare solo un mucchio di cenere e lamiere. Parigi insegna.


PS: questo articolo era stato pubblicato sulle pagine del glorioso Erroneo nella rubrica "La colonna infame". Impossibile stabilire la data esatta (prima metà del 2005 circa)

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