mercoledì 14 dicembre 2005

Indegni di considerazione #2

Premesso che non capisco quale piacere si possa provare nel vedere ventidue uomini che corrono in mutande su un prato rincorrendo una palla, dirò che questo post parlerà di idioti #2 (vedi il post sottostante). Domenica scorsa Paolo di Canio, durante l'incontro di calcio Livorno - Lazio ha osannato il suo pubblico con un terrificante saluto romano.

"Non ce la faccio a non salutare così: saluterò sempre come ho fatto ieri, perché è un senso di appartenenza al mio popolo": ha dichiarato ieri il pallonaro intervenendo in diretta a RadioSpazioAperto, una radio di Roma. Lodevole dichiarare un simile attaccamento alle tradizioni e alla propria gente. Come segno di appartenenza al proprio popolo invito dunque:

1) Gli spartani a buttare dalla rupe Tarpea tutti i portatori di handicap della città;
2) I discendenti della famiglia Giulio-Claudia ad incendiare periodicamente Roma e ad uccidere i cristiani al Colosseo;
3) I cattolici ad affilare le macchine della tortura per i nuovi processi della Santa Inquisizione;
4) Gli americani ad uccidere tutti gli indiani;
5) Gli spagnoli ad importare schiavi nel Nord America;
6) I tedeschi a riaccendere i forni crematori;
7) Devo ancora continuare?

Essere legati alle tradizioni non significa accettarle acriticamente in nome di una continuità storica - solo gli imbecilli agiscono in siffatto modo - ma comprendere le ragioni che spingevano i nostri predecessori ad azioni simili e avere il coraggio di rifiutarle, qualora la Storia (quella maiuscola, non le storielle che ci raccontano tutti i giorni i media) abbia già dato il suo responso negativo.

Dal canto suo, un uomo che sarebbe pure simpatico se non si ostinasse a fare il politico, La Russa, ha affermato: "Ognuno saluti come vuole... Non mi pare sia un gesto violento, e non c'è nulla di drammatico. Se poi è vietato dai regolamenti lo puniscano, ma non facciamone un dramma". Caro il mio La Russa, mi rendo conto che certe tradizioni democratiche sono difficili da digerire, ma un regolamento che vieta atti simili esiste. E si chiama Costituzione Italiana. Nella XII disposizione transitoria si dice testualmente: "E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista". Ed esiste anche una legge, la 645/52 - conosciuta come legge Scelba - che punisce duramente l'apologia del fascismo. Legge che di tanto in tanto qualche giudice potrebbe ricordarsi di applicare, sia per gesti scandalosi come quello di Di Canio, sia per formazioni chiaramente anti-costituzionali come Forza Nuova.

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