lunedì 23 gennaio 2006

Mc sconfitte

Dev’essere una bella capa tosta Luigi Digesù. Caparbio e sfrontato, di quelli che se ne fregano della globalizzazione e delle leggi di mercato, di quelli che il marketing non sanno nemmeno dove stia di casa. Di quelli che però almeno una cosa la sanno fare, e pure bene: il pane. E che riescono a cacciare con gli hamburger tra le gambe anche la più grande e arrogante catena di fast food del mondo: quando anche Mc Donald’s deve arrendersi alla focaccia di Altamura.


Nel 2001 Mc Donald’s aveva scelto di aprire un suo locale anche ad Altamura, una bella cittadina di circa 65.000 abitanti in provincia di Bari. Cinquecentocinquanta metri quadrati di Mc-cibi sulla piazza principale del paese per il classico standardizzato Mc-stile: e si sa come vanno queste cose in una cittadina di provincia. Tutti vanno a vedere il Mc-gigante che ha deciso di porre piede anche nella tua città, tutti fanno la fila in attesa che dipendenti sempre sorridenti – paresi facciale? – ti offrano cibo standardizzato dal sapore di carta. Modernità. Guadagni. Affari. New economy.

Peccato che poi arrivi un fornaio a guastare la festa e a rompere il giochino. Sono bastati cinque anni perché Luigi Digesù riuscisse a far chiudere il Mc Donald’s della sua città: nessuna concorrenza sleale… Semplice concorrenza. E non sono servite le iniziative del Mc Donald’s per cercare di sopravvivere in quel di Altamura, anzi, ha dovuto subire lo smacco tremendo dei clienti di Luigi che andavano a comprare la focaccia da lui per poi consumarla seduti (s)comodamente sulle Mc-sedie e appoggiati ai Mc-tavoli.

Non vorrei trarre nessuna parabola no-global da questa vicenda che ha valso a Digesù anche la menzione su Libération e su Times on line. È chiaro che la differenza tra un Mc-cibo e un cibo normale si vede. Non tanto per la qualità, (non sono esattamente sicuro che la qualità degli alimenti usati dal paninaro che sta alla stazione degli autobus siano migliori di quelli usati da Mc Donald’s) o per il rapporto quantità-prezzo, sebbene io con un costoso Mc-panino non mi sazi!


Parlo di sapore.

Nessun panino da fast food potrà mai superare i nostri piatti tradizionali. Scusate se sono antico, ma non rinuncerei mai alle scacce e alle arancine della mia città (diffidate da un modicano che le chiama arancini, si è già venduto al mercato!), né al cosacavaddu ragusano (nove mesi di stagionatura, né più né meno), o al pane e panelle di Palermo, o alle paste di mandorla di Piazza Armerina, o alla pignolata di Messina, o al pistacchio di Bronte, o ai salumi dei Nebrodi, né tantomeno al mitico panino con la carne di cavallo consumato nelle più squallide bettole di Catania.


Sono i sapori della mia terra. Sono la mia terra. E mi sentirei un traditore se li abbandonassi ad un destino da museo culinario in favore di una supposta modernità.

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