sabato 28 gennaio 2006

La banalità del bene

Una mia carissima amica mi ha invitato stasera ad un happening dedicato alla giornata della memoria. Io tra il pubblico, lei tra gli orchestrali con il suo amato clarinetto. Musiche toccanti, immagini anomale, sequenze tratte da Schindler's list, voci narranti brani di sopravvissuti alla Shoah. Vedevo la gente commossa che alla fine di ogni brano batteva rigorosamente le mani, e in qualche caso si azzardava pure un bravo! all'indirizzo del solista di turno o agli attori che recitavano seri e compunti.

Vedevo tutto questo e non riuscivo a capire.

Se c'è un insegnamento scolpito più lucidamente degli altri sulla roccia del genere umano è quello di Primo Levi: "Meditate, che questo è stato". Meditate. Meditate. In questi casi la musica dovrebbe solo incanalare le emozioni e guidarle alla comprensione delle testimonianze recitate e le immagini dovrebbero dare un impatto visivo crudo, tremendo... La cosa migliore sarebbe stata accogliere la musica in silenzio lasciandosi trasportare nei labirinti dell'abominio umano, tremare, indignarsi, disperarsi e infine guardare negli occhi l'attore come se in quel momento lo spirito del sopravvissuto lo possedesse, guardarlo negli occhi e dire "Ho capito". Perché un intero popolo non sia sterminato da un altro solo in ragione della sua esistenza.

Mi ha fatto male vedere tutta questa gente impellicciata e ingioiellata, elegante e con la puzzetta sotto il naso che annuiva con soddisfazione ai quadri astratti e batteva le mani a delicati assoli, mi ha fatto male vedere gli attori recitare compiaciuti con un dolore finto e stereotipato e con una voce ancora più finta e stereotipata. Perché la commemorazione è diventata l'opposto del ricordo: un'occasione in cui la gente perbene può indignarsi ma con classe, senza quelle brutte ed impressionanti immagini che sono rimaste a memoria perenne di un'infamia, con attori dalla voce stentorea e orchestra con tanto di direttore, soprano e coro da apprezzare e da acclamare per la bravura.

Mi ha fatto male vedere la memoria passare in secondo piano e capire che molta di quella gente aveva partecipato alla serata solo perché impegnarsi nel sociale è diventato cool...

Smetto di scrivere: sono quasi le quattro del mattino e sono stanco, ho una corsa in metro alle 7.50 e un pullman alle 8.30, ho ancora un discreto bagaglio da sistemare, eppure non ho potuto fare a meno di questo post.

Perché se sinistra è la banalità del male, altrettanto inquietante è la banalità del bene.

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