martedì 10 novembre 2009

Dell'influenza porcina e di altre influenze

In linea con la mantica pandemica di certi media il nostro Ministero della Salute ha deciso di stipulare un contratto con l’azienda farmaceutica Novartis per la fornitura del vaccino contro l’influenza A-H1N1. Dovremmo complimentarci con il nostro Ministero per l’amorevole premura con cui tutela la nostra salute allora. O no?


No. Anzi, c’è da preoccuparsi. La Corte dei Conti ha sollevato parecchie rimostranze sulla questione della fornitura dei vaccini. Peccato abbia dovuto scontrarsi con l’eccezione della segretezza: in nome dell’emergenza non si può sapere nulla di specifico sul contratto che il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ha stipulato con la Novartis. L’atto della Corte è del 21 settembre 2009, deliberazione n. 16/2009/P. La Corte dei Conti critica l'assenza di qualsiasi garanzia «sull’esito delle ricerche e la capacità di sviluppare con successo il Prodotto». Detto in termini meno burocratici: non esiste alcuna certezza che il prodotto funzioni perché si tratta di un vaccino sperimentale. Inoltre, e credo che questo sia il punto più grave, si mette in commercio il prodotto senza che siano stati svolti i necessari controlli e test clinici: le eventuali responsabilità saranno del Ministero. Vale a dire che, qualora si riscontrassero difetti di fabbricazione nel vaccino o effetti collaterali non rilevati durante i test dell’azienda produttrice, sarà il Ministero a rimborsare gli eventuali danneggiati. E cioè i contribuenti.


E cioè noi. Ancora, la Corte dei Conti ha criticato il fatto che lo Stato italiano dovrebbe pagare alla Novartis una penale di 24 milioni di euro (più Iva, ça va sans dire) nel caso in cui non ottenesse l'autorizzazione all'immissione in commercio del vaccino. Non solo acquistiamo un vaccino che potrebbe rivelarsi inefficace se non dannoso, non solo nei prossimi mesi il 40% della popolazione italiana diventerà cavia inconsapevole, non solo dovremo coprire i costi di eventuali risarcimenti danni, ma dovremo anche regalare più di 24 milioni di euro di nostri soldi alla Novartis nel caso in cui il vaccino non superi i test condotti prima della sua commercializzazione…


Un contratto davvero conveniente. Per la Novartis, si capisce.


I rilievi della Corte dei Conti infine si estendono a un altro punto essenziale: il segreto. Ovvio che in ogni rilevante contratto esistano delle clausole di riservatezza. Ma per quale ragione il contratto stipulato con la Novartis ricade nelle stesse emergenze previste in caso di “eventi calamitosi di natura terroristica” (ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3275 del 28 marzo 2003)? Quale il motivo del segreto di Stato su questo contratto? Quale rilevanza potrebbe avere il fatto che la moglie di Sacconi, e cioè del ministro che è a capo del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, sia direttore generale di Farmindustria, vale a dire di un colosso che non produce merendine ma farmaci? Nessuna, ovviamente. È che i malpensanti non sanno più cosa inventarsi.

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