venerdì 19 giugno 2009

Il resto viene dal Maligno

''Dobbiamo prendere atto di un istituto, quello del referendum, che è stato preziosissimo per questo paese, ma che presenta margini di logoramento sia per un uso eccessivo, sia perché è stato molte volte disatteso, come sul finanziamento pubblico oppure sull'abolizione del Ministero dell'Agricoltura''. Questo ha dichiarato Peppino Calderisi, capogruppo in Commissione Affari Costituzionali della Camera del PDL nel corso di un'intervista all'Agenzia Radiofonica Econews.

Sapete, mi piacciono questi elementi ruspanti del PDL. Mi piacciono davvero. Sono concreti, pratici, gente tutta d’un pezzo il più delle volte incapace dei capolavori di doppiogiochismo linguistico e delle dichiarazioni-smentita del loro comandante in capo nonché – ahinoi – primo ministro di questo bistrattato Paese. Incapaci, pertanto, di nascondere sotto il velo della retorica il nucleo delle loro speranze totalitarie cui la decenza di un istituto democratico, di solito, consiglia il silenzio. Ecco perciò il mitico Calderisi affermare candidamente: ''Dobbiamo rivedere questo istituto, magari aumentare il numero delle firme ma poi abolendo il quorum. E' un problema politico: in nessuna democrazia politica chi non vota conta più di chi vota. Alla luce anche dell'esito di questo referendum dovremo fare un pensiero su questo problema”.


Abolire il quorum.


Certo ha ragione Calderisi quando afferma che in nessuna democrazia chi non vota conta più di chi vota. Ritengo tuttavia, nella mia arcaica concezione di prassi politica, che il concetto di democrazia rappresentativa rimanga tale solo se supportato dal suo principio più semplice ed immediato: la maggioranza. Il volere dei più, il governo dei molti, una comunità che decide e si organizza sulla base della scelte più popolari… Via, cancelliamo questo patetico e fastidioso residuo di una politica partecipata e non se ne parli più. Invece di chiedersi cosa abbia portato la gente a perdere fiducia nei propri rappresentanti, ad odiare la politica e a disinteressarsi dell’unico strumento di consultazione popolare che si avvicini lontanamente all’idea di democrazia si vorrebbe eliminare il problema alla radice, per dirla alla buona buttando l’acqua con tutto il bambino.


E la volontà popolare quando si rispetta? Belle parole. Solo se il popolo in questione è quello della libertà, temo: quel popolo che supporta il proprio ridicolo leader e lo protegge sperando magari in una futura democrazia a partecipazione… diciamo “ristretta”?


Ecco perché andare a votare per i referendum è indispensabile: perché dopo l’abolizione del voto di preferenza ci da l’illusione di poter ancora decidere della nostra sorte, perché ci fa sentire partecipi di uno stato più o meno liberale in cui le decisioni sono ancora prese a maggioranza, in cui la politica è ancora tra le strade e non nei palazzi ammuffiti del Potere. Andare a votare con cognizione di causa, dunque, apporre su quel foglio di carta la propria scelta: sì, no. Anche scheda bianca, anche una croce su tutto il foglio. Ma andare a votare, per non lasciare che altri possano decidere al posto nostro in maniera maggiore di quanto già non facciano.


Andare a votare. Oh bella, e per cosa?


Abbandoniamo per un attimo la veste di cesellatore divertito e indignato e spieghiamo con chiarezza i quesiti e gli eventuali effetti dei tre referendum.


Glossario minimo per quanti non conoscessero i termini della questione:

premio di maggioranza è una quota di parlamentari in più che viene assegnata dall’attuale legge elettorale alla coalizione vincente in modo che possa governare con un’ampia maggioranza parlamentare;

soglia di sbarramento: è la percentuale minima di voti che consente ad un partito/coalizione di entrare in Parlamento;

candidatura multipla: è la possibilità di candidarsi in più circoscrizioni elettorali;


Primo quesito: Scheda viola

Il primo quesito chiede che sia abolito il premio di maggioranza per la Camera, finora assegnato alla coalizione che ottiene il maggior numero di voti. Viene inoltre portata la soglia di sbarramento al 4%.

Se vince il sì il premio di maggioranza sarà assegnato alla lista che ottiene il maggior numero di voti in una competizione elettorale mentre le liste che otterranno meno del 4% saranno escluse dal Parlamento. L’effetto più immediato è l’eliminazione dei partitini dall’attività parlamentare, solitamente le ali estreme della destra e della sinistra. Il premio di maggioranza alla lista più votata elimina inoltre la necessità di creare coalizioni regalando il governo del Paese ad un partito che può essere stato votato anche solo dal 20-30% di italiani.

Se vince il no tutto rimane com’è.

Io voto no: riuscite ad immaginare un Parlamento fatto da una maggioranza del PdL che non deve chiedere conto e ragione a nessun alleato?Riuscite ad immaginare per chi voterebbe alle prossime elezioni del presidente della Repubblica? L’Italia del presidente Papi… Brrr, no, per favore.


Secondo quesito: Scheda beige

Il secondo quesito chiede che sia abolito il premio di maggioranza per il Senato, finora assegnato alla coalizione che ottiene il maggior numero di voti. Viene inoltre portata la soglia di sbarramento all’8%.

Se vince il sì il premio di maggioranza sarà assegnato alla lista che ottiene il maggior numero di voti in una competizione elettorale mentre le liste che otterranno meno dell’8% saranno escluse dal Parlamento. L’effetto più immediato è l’eliminazione dei partitini dall’attività parlamentare, solitamente le ali estreme della destra e della sinistra Il premio di maggioranza alla lista più votata elimina inoltre la necessità di creare coalizioni regalando il governo del Paese ad un partito che può essere stato votato anche solo dal 20-30% di italiani.

Se vince il no tutto rimane com’è.

Io voto no per le stesse ragioni del primo quesito.


Terzo quesito: Scheda verde

Il terzo quesito chiede che siano abolite le candidature multiple.

Se vince il sì il candidato o la candidata potranno scegliere un’unica circoscrizione in cui presentarsi limitando così la possibilità di giochi politici tra i leader di partito, le rappresentanze locali e i “primi dei non eletti”.

Se vince il no tutto rimane com’è.

Io voto : non sopporto il fenomeno di personalità in vista che si candidano in più circoscrizioni per fare scattare più seggi salvo poi rinunciarvi in tutte le circoscrizioni (meno che una, ovviamente) in favore del “primo dei non eletti”. Se un partito vuole acquistare maggiore visibilità in una circoscrizione che lo faccia rafforzando la propria presenza su quel territorio, non piazzando un volto noto come specchietto per le allodole. Se no è troppo comodo.


Questo è quanto. Non mi credete? Leggete pure altrove, ma andate a votare informati: per non rischiare di trovarvi nel segreto dell’urna di fronte a questo, questo e questo.


E poi dicono che la gente preferisce andare a mare.

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