lunedì 9 ottobre 2006

Verità a credito

A sfidare il Potere presto a tardi si muore. Solo un breve appunto adesso, per nascondere una rabbia profonda e l’impotenza di un minuscolo ingranaggio ridicolmente ribelle alla notizia della morte di Anna Politkovskaya. Giornalista indipendente della Novaia Gazeta, donna libera che aveva avuto il coraggio – l’incoscienza? – di voler cercare la verità. Anzi, la Verità. Quella da gridare al mondo, quella da sputare in faccia alle lobby e ai potentati, quella da cercare, trovare e difendere con ogni sforzo. Anche con la propria vita.

Mi ripugna sapere che gli italiani considerino la Russia un Paese civile. Mi ripugna la risposta del Cremlino ad un omicidio simile: “saranno prese tutte le misure necessarie, lo impone la legge, [corsivo mio; N.d. L.] per un'indagine oggettiva sulla tragica morte della giornalista". Mi ripugna l’evoluta Europa, culla della civiltà e paladina dei diritti civili che volta la testa dall’altro lato alla macelleria cecena e considera Putin un padre della democrazia e un partner commerciale di tutto rispetto. Mi ripugna che nel mondo si possa ancora condannare un uomo o una donna per le proprie idee, tormentarlo, incarcerarlo, torturarlo, annientarlo…

Ucciderlo.

E’ un dato di fatto che l’Europa ha dimenticato la guerra in Cecenia e con essa le orribili atrocità che i soldati della Federazione Russa continuano a perpetrare. Grozny non esiste più. Non esiste più. Non esiste più. Non è possibile bombardare una città fino a ridurla un cumulo di macerie da spalare via, farla diventare un unico immenso fuoco di bivacco per i propri soldati o imprigionarne, stuprarne e torturarne gli abitanti perché considerati ribelli al regime. Come a Grozny così in decine e decine di città e villaggi della Cecenia il democratico Putin, nascondendosi dietro un fantoccio come Kadirov, sta di fatto annientando un intero popolo. E la nostra cara pasciuta Europa con le mani grondanti di sangue per aver ignorato già a suo tempo la terrificante guerra in Jugoslavia adesso si batte il petto e piange lacrime di coccodrillo per la giornalista uccisa… Ma andate al diavolo.

L’amore per la giustizia, l’amore per la verità. Un fuoco che brucia dentro di te e fa ardere la necessità di agire senza aspettare che la politica e il risiko dei potenti polverizzi migliaia e migliaia di esistenze. Un fuoco sacro che spinge gli uomini a fare i conti con il proprio destino e con eventi spesso più grandi di loro. Un dovere morale... Non ci si può sottrarre al richiamo della Verità.

Anna Politkovskaya sapeva i rischi che correva a parlare della macelleria cecena eppure non si è tirata indietro. Così come Antonio Russo o Ilaria Alpi, uccisi in circostanze che mai sapremo veramente, così come la redazione de L’Ora di Palermo, decimata dalla mafia, così come le decine di veri giornalisti che ogni giorno rischiano la propria vita sfidando il Potere in nome di un ideale a cui ognuno di noi dovrebbe affidare la propria esistenza. Ma a sfidare il Potere presto o tardi ci si rimette la pelle.

Le Anna Politkovskaya muoiono, i Vespa o i Rossella restano… Ma quelli non sono altro che zerbinetti e asciugamano - per non dire carta igienica - del gerarchetto di turno, pronti ad applaudire al vincente e ad allontanare la stecca nel coro degli adulatori. Non sono giornalisti, non cercano la verità ma la tranquillità economica e per raggiungere il proprio scopo hanno già da tempo prostituito la propria dignità per un pacco di soldi.

Mi spiace: io sto dalla parte dei veri giornalisti, io sto dalla parte degli uomini e delle donne il cui senso morale è rimasto integro e non si è mai piegato ai ricatti di nessuno o alle prospettive allettanti di una vita tranquilla e danarosa. Facciamo in modo che il sacrificio di questi eroi moderni non sia stato inutile. Cerchiamo la verità, facciamola nostra, difendiamola, non permettiamo che qualcuno la baratti in nome di un comodo status quo.

Non dimentichiamoli, o non avremo più alcun motivo per definirci esseri umani.

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