martedì 4 marzo 2008

Sinite parvulos

Lasciamoli in pace. Spegniamo le telecamere, riponiamo i microfoni nelle custodie, parliamo d’altro. Provo orrore ad unirmi anch’io al coro dei coccodrilli, ma considerate lo sguardo torto, la faccia impiastricciata di sdegno: non per raccogliere consensi, non per necessità di scoop, non per far discutere nei bar, nelle sale d’attesa di medici e parrucchieri, non per far asciugare qualche lacrima – pur vera – alle donnette seguaci dei tabloid all’italiana. Ma non si può far finta di nulla. Lasciar passare via le notizie come acqua che scorre silenziosa sotto i ponti della nostra esistenza… Almeno, io non riesco. Soprattutto quando a gridare giustizia è la sorte di un bambino: perché è indegno che un bambino soffra, è indegno che un bambino muoia.

Quando un bambino soffre l’intera umanità dovrebbe chinare il capo dalla vergogna, rivestirsi del mantello nero del lutto. Ciascuno di noi dovrebbe avere l’animo di proteggere ogni cucciolo d’uomo, coccolarne la sua vita, pettinarne le speranze, avvolgerne le paure in un mantello di dolcezza.

Parole insensate forse, stridenti a fronte di una realtà tutta morbosamente ripiegata a tessere atrocità sulle pagine dei giornali… Basta parlare dei bambini di Gravina, della bimba di Agrigento violentata da una bestia di uomo. Basta annunciare tragedie e speculare sull’infanzia uccisa, sull’infanzia soffocata. Non esistono parole per definire drammi di tal specie, non esistono perché non ce ne sono. La civiltà umana, pur attraversata da barbarie plurimillenaria, non è ancora riuscita a codificare linguaggi che rendano con illusioni di parole il dolore tremendo che colpisce l’umanità ad ogni sofferenza di bimbo. Almeno io non ne sono capace.

Che senso avrebbe speculare ancora sull’innocenza o meno del padre di Francesco e Salvatore? Lasciamo fare i processi a chi di dovere, i media non condannino o assolvano alcuno per favore. Perché quell’uomo sarà pure un violento, un cinico, uno spietato padre padrone, una bestia che picchiava i suoi figli: sarà pure un pezzo di merda quell’uomo, ma potrebbe esistere la remota possibilità che i suoi figli non li abbia uccisi direttamente. Direttamente… Basta parlarne.

Che senso avrebbe ricordare ancora particolari raccapriccianti sulla bimba di quattro anni violentata da un essere indegno di vivere? Cosa aggiungere al coro di sdegno se non che vorrei rinchiudere questi esseri infami in una cella per il resto della loro esistenza e buttar via la chiave? Avrebbe fatto meglio ad ucciderla, la piccola, almeno non avrebbe vissuto una vita sporcata da un dolore indicibile che non potrà mai cacciare da sé. Quattro anni e una vita soffocata ancor prima di iniziare... Nessun senso in tutto questo: solo orrore e sdegno, senso di impotenza per non averla saputa difendere dalla furia dell’animale più schifoso che sia mai apparso sulla faccia della terra.

E allora basta parlarne. Spegniamo le telecamere, riponiamo i microfoni nelle custodie e dedichiamo le nostre attenzioni all’infanzia offesa.... Sembrerò pure retorico a qualcuno di voi, ma scusate se non riesco ancora a sopportare le lacrime di un bimbo che soffre.

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