martedì 4 marzo 2008

Piccoli boss crescono

Diventa difficile poter avere ancora fiducia nella giustizia italiana a fronte di notizie simili. Un colpo al cuore per chi, nel suo fondo più profondo, non riesce a liberarsi di una stupida speranza... Quella che la mafia possa un giorno essere solo un brutto ricordo della nostra terra offesa. Incredulità: Giuseppe Salvatore Riina, terzogenito figlio di Totò Riina, è stato scarcerato dalla Cassazione per decorrenza dei termini. Condannato ma senza una sentenza depositata, il figlio terzogenito del Capo dei Capi è uscito dal carcere per un cavillo giuridico. Libero, con qualche piccola limitazione quale l’obbligo di firma e residenza, ma libero. Libero di passeggiare per le strade di Corleone, di ritrovare i vecchi amici al bar, libero di tornare a fare ciò che ha sempre fatto da quando ha coscienza.

D’altronde, gli interessi della famiglia vanno curati.

Si potrebbero spendere tonnellate di parole sulla lentezza della giustizia italiana, o sulla reazione timidamente indignata della società civile di Corleone – sì, esistono delle brave persone anche nella capitale morale della mafia. Potrei, eppure perdonate una reazione inconsulta alle parole di questo ragazzotto degno successore del padre. Da prendere a calci sulle gengive, per evitare che in futuro possa rilasciare simili dichiarazioni di arroganza. Si sente perseguitato il piccolino, e vorrebbe ricorrere alla corte di Strasburgo...

Vieni qui gioia caro, lasciati abbracciare, fatti proteggere da quei cattivoni dei giudici e delle forze dell’ordine che hanno violato i diritti dell'uomo e che non ti vogliono far giocare al capetto! Il minimo che possa accadere alla feccia dell’umanità da cui proviene è che sia perseguitata dalla giustizia, che non gli si lasci tregua, che li si bracchi, preda di cane cirneco, che li si tenga lontani dal mondo. E invece potrebbe sedercisi su quella faccia, il piccolo Riina, e con lui il suo avvocato. Spavalderia, arroganza: vizio di famiglia. Come la madre Ninetta Bagarella, santa donna, che voleva chiedere i danni ai produttori della fiction sulla vita del maritino.

Fortunati, a pensarci. Che possano quantificare in denaro gli abusi che credono aver subito dalla giustizia italiana e dai produttori televisivi. Fortunati, loro: perché i siciliani non riusciranno mai a quantificare l’oltraggio subito dalla mafia e da gente come i Riina, i Provenzano, i Badalamenti, i Greco, i Santapaola... Gente maledetta, gente senza onore, gente che meriterebbe di essere calpestata – e non metaforicamente – dagli inutili e coreografici cortei antimafia che talora vediamo sfilare in televisione. Ringrazino i mafiosi che li lasciamo respirare, che la legge – per motivi incomprensibili – vale anche per loro. Affermazioni irrazionali le mie, eppur consapevoli, di siciliano ferito da uno sparuto manipolo di imbecilli con le pistole.

Fosse per me, sapete come la penso: se guerra alla mafia deve essere guerra sia. Ma non con il tagliaunghie della giustizia italiana... Quanti significati riuscite a dare alla parola guerra?

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