lunedì 19 novembre 2007

Fossa Italia

È sempre interessante scoprire quale livello di affettuosità possa raggiungere una testata nei confronti del proprio editore. Quanto i titoli sembrino sempre troppo moderati per sottolineare le arditezze del proprio Cavaliere. Anche quando l’avanzata dei Prodi ha disarcionato dal cavallo del potere l’ormai attempato condottiero.


Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità? Un ottimo esempio di giornalismo marchettaro, non c’è che dire. In verità, Berlusconi fa quasi tenerezza. Sentirlo sbraitare con la sua solita eloquenza trascinante e populista, vederlo tirare da solo la carretta della politica da avanspettacolo e sciogliere il proprio partito azienda in una nuova formazione, se possibile ancora più demagogica della precedente. Pomposo il nome, come si conviene a tutti i parti della disperazione: “Partito del Popolo Italiano”. Il partito degli imprenditori dovrebbe adesso abbracciare quel popolo che troppo spesso ha sfruttato a proprio interesse. Tutti insieme contro Prodi, sette milioni di firme a dire di Berlusconi. Secondo il Cavaliere questo nuovo partito raccoglierà l’eredità di Forza Italia e accoglierà quanti vorranno lottare “contro i parrucconi della politica”: E lui, che di parrucche e parrucchini non ne ha mai voluti preferendoli sempre al trapianto, si dichiara disposto a guidare la nuova Casa delle Libertà riunita in questa coalizione-partito-non-si-sa-nemmeno-cosa-sia.

Destino tragico, quello del Cavaliere. Rendersi conto che i vecchi alleati gli hanno voltato le spalle e lo hanno sfruttato (come lui ha fatto con i loro voti, peraltro) e addirittura cercano agganci con gli odiati comunisti mangiabambini al governo… Questa poi! Povero Berlusconi, leader ormai sorpassato di una coalizione arrivata alla sua morte naturale. Forse è davvero finita una stagione politica con la condanna a morte della sinistra italiana e lo smembramento di una destra litigiosa e tenuta insieme solo dalla capacità diplomatica – glielo si deve riconoscere – di Berlusconi. Nella politica italiana è cambiato qualcosa e, come spesso accade, non in meglio. Si ritorna indietro con altri nomi, ma la sostanza di quasi sessant’anni di politica rimane sempre la stessa. Balena bianca la trionferà?

Gli ormai defunti Ds e Margherita, consapevoli di raccogliere il grosso dell’elettorato di sinistra hanno avuto il lampo di genio di unificarsi in una formazione politica di moderati che taglia fuori la sinistra propriamente detta e gli altri partitini che per semplice opportunismo politico si trovano ad orbitare in questa maggioranza – vedi Mastella e simili. Per governare più stabilmente dicono i democratici, quando anche un sasso si renderebbe conto che quest’operazione è servita per abbandonare la palla al piede della sinistra e darsi finalmente alla pazza gioia del riformismo. Chissà, magari strizzando l’occhio al centrodestra… Nasce perciò il Partito Democratico, un contenitore roboante che nessuno sa cosa contenga: quali siano le linee programmatiche, quali le posizioni su temi di interesse comune sono elementi che stanno, per ora, solo nella testa dei loro padri fondatori. E del lider maximo, Walter Veltroni, nuovo prezzemolo della politica italiana che sta superando per sovraesposizione mediatica quella del Berlusca dei tempi d’oro. Vorrei che qualcuno mi spiegasse che partito può mai venire fuori dalla sinistra pur annacquata dal riformismo feroce dei Ds e da un partito dichiaratamente di centro pieno zeppo di teodem, un partito che somiglia più all’Udc che al resto della cosiddetta sinistra… Quale anima avrà? Quale identità mostrerà al paese? Come cercherà di risolvere i problemi della gente? Di chi non trova lavoro? Di chi non riesce ad arrivare a fine mese? Come si porrà sulle questioni dei diritti civili? Sulla fecondazione assistita? Sul testamento biologico? Sull’eutanasia? Sulle coppie di fatto? Sulla laicità dello Stato? Quale sarà l’anima che prevarrà, un nuovo deplorevole clone della Democrazia Cristiana o una fotocopia stinta di quella che un tempo fu la sinistra? Per ora sembra che per Veltroni e compagnetti l’unico problema ad affliggere gli italiani sia la legge elettorale…

Andiamo dall’altro lato. Cominciamo da Mastella, chiaramente. Ex democristiano, politico di lungo corso – non mi pare abbia svolto altri lavori nella sua vita –, opportunista fino dentro il midollo, è stato il primo a gettare via la maschera e a dichiarare di volersi staccare dal centrosinistra per un “nuovo grande centro”: con il numero di elettori che lo ha scelto può sperare tutt’al più in un centrino decorativo. Saltiamo la nuova, inquietante deriva populista di Berlusconi di cui abbiamo già parlato ed andiamo a quelli che una volta erano i suoi alleati. La Lega innanzitutto: come al solito, poche idee ma confuse. Guidata da Calderoli, la Lega è ormai solo un’accozzaglia di xenofobi schiumanti di rabbia che vede tutto il male dell’Italia nell’immigrazione e che di tanto in tanto si limita a ripetere l’ormai trito leit motiv del federalismo che non impressiona più nessuno. Folklore un tantino destabilizzante, ma pur sempre folclore. Preoccupa invece la nascita di nuove formazioni di destra non esattamente inquadrabili (“La Destra” di Storace ad esempio) e lo sdoganamento di formazioni chiaramente incostituzionali come Forza Nuova che approfittando del malcontento popolare e della parziale incapacità che possiede questa sinistra slavata e mollacciona nel risolvere i problemi della gente si insinuano promulgando pericolose idee impastate di fumose dottrine sociali, violenza e prevaricazione. Il fenomeno del neofascismo, poiché antidemocratico, dovrebbe essere arginato sul nascere invece di essere lasciato libero di germogliare e mettere radici.

Ormai completa è invece la trasformazione di Alleanza Nazionale a partito moderato, accorta l’opera di Fini nel mostrarsi un politico attento ai bisogni della gente e pronto ad un accordo con la maggioranza per il bene del Paese. Non a caso AN negli ultimi anni ha guadagnato non pochi consensi ai danni di FI e Udc: il partito di Gianfranco Fini è ormai un partito di centro che ha messo in soffitta le vecchie uniformi d’orbace in nome di un maggiore appeal politico. Fame di poltrone per dirla alla buona. Infine due battute su Casini e la sua Udc. Come Fini, anche Casini ha gradito l’epurazione dei veterocomunisti avvenuta all’interno del Partito Democratico. Inoltre, conscio del fatto che ormai può fare a meno di Berlusconi per arrivare al potere, adesso sembra quasi aspettare a braccia aperte l’invito dei democratici con la richiesta di un governo centrista, riformista e moderato.

Non subito, chiaramente. Il cadavere di quella che un tempo lontanissimo fu la sinistra è ancora caldo, non si specula così presto sui morti… I nostri politici hanno degli ideali, dopotutto.

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