venerdì 7 settembre 2007

Corsi, ricorsi e concorsi (esterni in associazione mafiosa)

Non so quale insolita forza d’animo mi permetta ancora di sorprendermi. Normale che finora non ne abbia parlato alcun pennivendolo, quella gente che si spaccia per giornalista professionista e che infesta come gramigna tutte le testate nazionali e locali. Normale che Lirio Abbate finora non se lo sia filato nessuno. Giornalista che lavora all’Ansa di Palermo, autore con Peter Gomez del libro "I complici", già minacciato dalla mafia per le durissime prese di posizione nei loro confronti: un uomo che fa nomi e cognomi e che non si piega ai diktat di un manipolo di idioti che pretende di essere composto da “uomini d’onore”.

La notizia è di mercoledì. Nonostante la scorta da tempo assegnata ad Abbate, la mafia è riuscita a piazzare dell’esplosivo sotto la sua auto: non un atto dimostrativo, la bomba era attiva e pronta per esplodere… Maledetti noi. Sembra che solo il sangue riesca a smuovere questo popolo di Sicilia, sembra che solo quando il sangue dei giusti bagni le nostre strade ci rendiamo conto della maledizione che grava sulla nostra terra e di quanti, ogni giorno, combattono la propria personale battaglia contro il cancro di questa società.

Mafia. Suona strana questa parola, pur avendola scritta o pronunciata tante volte. Talora la gente la confonde con la semplice criminalità, tutt’al più organizzata, sbagliando e banalizzando ogni cosa: se la mafia fosse solo un’associazione criminale si potrebbe cancellare dalla nostra terra decapitandone i vertici. Non è così facile, chiaramente. La mafia è sopravvissuta rigogliosa all’arresto dei capi storici Riina e Provenzano innanzitutto perché sistema di pensiero, modo di vivere, organizzazione verticistica a base familiare, una sovrastruttura culturale spietatamente efficiente che si sostituisce ad uno Stato assente, che usa la violenza e la repressione come strumento di controllo, che vede nelle attività criminali il proprio sostentamento e nel legame strettissimo con la politica la certezza della propria sopravvivenza. Tagliamo i legami della politica con la mafia e avremo dimezzato la forza di questa organizzazione.

Era normale che il dopo Provenzano riaprisse i giochi di potere e che la pax mafiosa cominciasse a scricchiolare. Dopo la stagione stragista dei viddani di Riina, dopo il basso profilo di Provenzano, sembra che l’ala violenta della mafia stia nuovamente alzando la testa per imporre quel rispetto che crede stupidamente di poter recuperare – perché tra gli altri problemi i mafiosi sono pure estremamente imbecilli. Ecco perché nelle cronache locali si ricomincia a parlare timidamente di regolamento di conti, di attentati ad imprenditori che si rifiutano di pagare il pizzo, di minacce a giornalisti e a uomini dello Stato che svolgono il proprio dovere ma che sembrano disturbare gli interessi dei soliti noti.

Adesso il fallito attentato a Lirio Abbate. Un fatto terribile che tuttavia sembra essere passato in secondo piano nelle cronache locali, quasi se la fosse cercata… Manifestazioni di solidarietà per Abbate dal mondo del giornalismo – qualcuno ancora si salva per fortuna –, dal mondo dei sindacati e dal mondo politico fino al messaggio del presidente Napolitano: freddo e distaccato, istituzionale se vogliamo ma pur sempre un’attestazione di solidarietà. Praticamente tutti si sono stretti idealmente attorno ad Abbate. Anche lui. Il governatore dei siciliani, il politico più affettuoso dopo Andreotti, il Vasa-Vasa, Totò Cuffaro insomma. Il quale si sarebbe potuto sforzare un po’ di più di “Il gravissimo gesto subito da Abbate, dopo le minacce ricevute nei mesi scorsi, è un atto a cui nessuno può, e deve, restare indifferente” apparso su tutti i media. Forse Totuccio era ancora stanco per la tradizionale acchianata di santa Rosalia a cui ha partecipato, scalzo ma in calzini, martedì scorso.

Verbosissimo riguardo alla tradizione, alla famiglia, alla religione – meglio tenersi cari i propri elettori –, laconico e stringato quando si tratta di difendere un giornalista minacciato dalla mafia... Come detto prima, meglio tenersi cari i propri elettori. Tuttavia non arriverò a conclusioni affrettate e fin troppo facili, almeno fino alla conclusione del processo che lo vede coinvolto in traffici un poco oscuri con certe frange esterne della mafia. Ho stranamente fiducia nella magistratura e nella legge, per cui un uomo è innocente fino a prova contraria, meno in Cuffaro, al quale auguro comunque un’assoluzione con formula piena.

Però come faccio a togliermi dalla testa certe idee? Luoghi comuni, pregiudizi se volete. Ma chissà come mai, ancora oggi, per alcuni politici siciliani sembra sia quasi normale che un giornalista rompicoglioni debba saltare in aria con la propria auto.

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