domenica 17 settembre 2006

Cadaveri e papere


Qualche giorno fa l’Alieno che aveva devastato il corpo di una grande, difficile donna ha avuto la meglio. Oriana Fallaci. Come avevo avuto modo di scrivere qualche tempo fa in un commento ad un post la Fallaci o la ami o la odi. E io non l’ho mai amata per quello che scriveva. Almeno non per gli scritti degli ultimi anni violenti e reazionari, frutto di una mente impazzita che riusciva a distillare un discorso – pur sofisma – perfettamente argomentato tra i fumi della sua lucida follia. Eppure il suo stile, qualora si fosse dimenticata la matrice ed ignorati i fantasmi che popolavano i suoi retroterra, il suo stile prendeva a calci nello stomaco il lettore, lo tirava per i capelli e lo finiva con i colpi di una prosa mai secca e sempre appassionata, schiumante di rabbia e farcita da un delirio a dir poco sublime.

Questo a prescindere dal fatto che talora scrivesse delle scempiaggini immani. Cazzate, se vogliamo essere meno diplomatici. Non ho mai amato i suoi scritti. Non sono mai stato d’accordo con il suo pensiero. Eppure ho sempre guardato con rispetto e un pizzico d’invidia il suo stile, la sua capacità di trascinare il lettore all’interno della sua mente devastata e di farlo guardare con i suoi occhi. La parola uccide, imparate a difendervi dalle parole… Imparate a difendervi con le parole, ad attaccare e ad uccidere se necessario con le vostre parole. In questo eccelleva la Fallaci. Che poi sfruttasse la notorietà e la fama acquistate nel corso degli anni per dare valore alle proprie esternazioni non credo fosse un segreto. Che poi il suo essere sempre e comunque controcorrente potesse essere guardato con sospetto non è una possibilità che desidero togliere a nessuno. Che distorcesse la verità ad usum Delphini per dimostrare i suoi teoremi sociologici è un fatto assodato e particolarmente riprovevole. Eppure non si può dimenticare di come in pochi, nell’ultimo secolo, abbiano avuto simile spirito corrosivo e siano riusciti a portare a livelli altissimi il genere, anch'esso sublime, del pamphlet. E adesso taglio qui questo mio modesto coccodrillo perché nel caso improbabile in cui la Fallaci avesse potuto leggerne le prime righe mi avrebbe probabilmente mandato al diavolo. Forse anche dandomi del musulmano.

Parole coltello, parole pallottole, parole bomba.

Papa Ratzinger ne ha fatta un’altra delle sue. Nessuna nuova dal pastore tedesco che ha sempre mostrato di trovarsi a suo agio tra i roghi del Medioevo piuttosto che nella nostra era, ma un’altra uscita infelice che ha portato una massa di idioti ad arroccarsi su posizioni sempre più oltranziste e reazionarie… Sì, sto per dirlo: questa volta difendo Joseph Ratzinger, il Pastore tedesco. Il Papa.

Non ne perdòno semmai la leggerezza e la mancanza di tatto politico che lo ha portato a citare le parole di un imperatore bizantino “…Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane...”. Le parole che hanno scatenato il putiferio di questi giorni. E mi sono sinceramente rotto le scatole di dover assistere ad eventi ridicoli e preoccupanti allo stesso tempo ogni volta che qualcuno osa dire una sola parola contro la religione musulmana. Non è corretto da parte di una figura istituzionale come il Papa – capo di Stato nonché rappresentante più alto di uno dei tre grandi monoteismi – parlare di un’altra religione usando parole offensive peraltro non sue: non andava fatto, punto, ma il Papa non è infallibile. Eppure non riesco ancora ad abituarmi alle reazioni dei musulmani. Potete protestare quanto volete, richiamare gli ambasciatori, chiedere scuse formali – lasciamo perdere il Calderoli iraniano, Ahmadinejad, che cento ne dice e nessuna ne pensa –, potete fare tutto questo ma niente e nessuno può autorizzare degli imbecilli a dire “daremo la caccia al Papa” o peggio ancora (mi fa venire i brividi questa frase) “sappi che i soldati di Maometto verranno presto o tardi a scuotere il tuo trono dalle fondamenta del tuo Stato”…

Non importa che Internet dia la possibilità a qualunque imbecille (me compreso) di dire la sua sullo scibile umano e di lanciare proclami barbari e violenti oltremodo, non importa che queste siano le solite esagerazioni dei terroristi della domenica. L’hanno detto. Ma non possono farlo. Non devono. Che vogliano uccidere il Papa e cerchino di arrivare al proprio intento non mi sorprende e mi dispiacerebbe per quel vecchietto tedesco un tantino bigotto qualora raggiungessero il loro scopo.

Ma il Vaticano no. Roma no.

Non devono farlo, non possono farlo. Distruggere la storia dell’umanità o anche solo intaccare la bellezza di uno scrigno che conserva i ricordi del nostro passato di uomini pensanti no. Roma no. Perché Roma e la sua storia dimostrano l’esistenza di Dio più di ogni stupido kamikaze che si fa saltare in aria portando morte e devastazione. Quello non è Islam, è solo imbecillità umana. E’ solo sete di potere mascherata da guerra santa, e non mi stancherò mai di ripeterlo. E sarebbe da imbecilli pensare che un attentato a Roma o in Vaticano colpisca il cuore della religione cattolica – così come imbecilli erano i brigatisti che volevano colpire il cuore dello Stato –. Attaccare Roma e la sua bellezza significherebbe solo cancellare con un colpo di spugna dalla lavagnetta dell’infinito uno dei pochi motivi che giustifica ancora la presenza dell’uomo sulla terra. Se non c’è Bellezza la vita smette di avere senso.

Chiudiamo baracca allora e vaffanculo.

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