Cronache negre e cronache di neri. Passacarte che sguazzano nel
sudicio solo per attirare qualche altro lettore alla loro testata senza
curarsi di controllare l’attendibilità delle notizie. Come mosche su un
cumulo di letame fumante, giù a testa bassa a controllare i nuovi
accessi dalla pagina di amministrazione dei propri siterelli di
informazione cosiddetta.
Viviamo giorni grotteschi e
terribili, impotenti di fronte alla tragedia epocale di cui la nostra
terra è vittima. Uno stato indifferente che sembra aver dimenticato
l’esistenza di questa terra pizzuta abbandonata per sorte geologica in
mezzo al Mediterraneo e diventata nei millenni crocevia e punto
d’incontro di razze, sintesi imperfetta e bellissima delle culture dei
popoli che abbiamo avuto la fortuna di conoscere.
Nell’assenza
colpevole di uno stato che ricorda di esserci solo quale esoso
pubblicano per tributi utili a dissanguare una terra già martoriata, nel
vuoto di sicurezze di una società liquefatta da incomprensibili logiche
esterne, nel timore che le proprie piccole certezze vengano travolte
dal torbido fluire del mondo emergono senza controllo le paure più
istintive e ancestrali. Galleggiano tra le curve del quotidiano in cui
si attarda il fiume della Storia. Trascinano nella più drammatica
banalità del male un territorio da sempre mite e generoso, candido
altruista, nobile e aperto alla ricchezza del diverso.
Il
corteo di Forza Nuova a Pozzallo contro gli immigrati del CPS ne
rappresenta la mesta dimostrazione. Buffi gerarchetti iblei in vestina
da revival che marceranno impettiti e arrabbiati senza rendersi conto di
quanto siano anacronistici nelle loro facce truci e virilmente romane. Casus belli
l’aggressione che due pozzallesi hanno subito da parte di alcuni
immigrati (anche se i Giornalisti cosiddetti tali potrebbero indagare su
chi, esattamente, potrebbe aver aggredito per primo: ma questo è un altro discorso).
Che
detesto FN immagino non sia una novità per quelli che mi conoscono. Non
sopporto i loro inneggiamenti ad un destro e tristo passato prossimo
senza la capacità di una serena analisi storica né approvo il loro
nazionalismo vuoto e parolaio o la loro idea miope della realtà. Non
approvo l’imposizione della propria immagine di società immobile calata
come dogma aggressivo senza alcuna giustificazione dialettica. Non
accetto i loro metodi e il loro stile che non disdegna derive violente
pur condannandole a parole. Non tollero infine la loro ipocrisia che
nasconde dietro la pretesa di legalità una becera campagna elettorale
fuori tempo e che strumentalizza a proprio favore le comprensibili paure
della gente. Non avendo visibilità politica o progettualità a lungo
termine utilizzano questi volgari mezzucci per raccogliere favore
popolare e la cosa francamente mi disgusta.
La
manifestazione è autorizzata dalla questura. Perché quelli di FN saranno
pure stronzi (opinione mia) e xenofobi, ma non sono stupidi. Quindi
lasciamogli fare la loro passerella sperando che qualche idiota sinistro
non cada nel tranello delle provocazioni che qualche testa calda rasata
proverà a tendere sperando nello scontro. Facciamoli sfilare dunque, e
che ritornino presto nelle bare politiche dalle quali sono usciti.
Un
appunto, inoltre, sull’altra parte del cielo ideologico. Detesto il
razzismo e la xenofobia, credo sia chiaro. Ma detesto anche – ancora di
più, forse – un terzomondismo da salotto ipocrita e buonista, pericoloso
perché mascherato da una generosità interessata e narcisista che vuole
solo nutrire il proprio ego quando non rappresenta invece una visione
della realtà fortemente imprecisa e superficiale. Detesto quei giovani
radical chic appartenenti a certa "sinistra" dall'indignazione facile, –
non sia mai che muova un dito nel mondo reale però –, quella sinistra
che pensa di fare politica organizzando feste a tema, apericena etnico e
concerto-indie-cioè-alternativo-hai-presente-tipo-le-luci-della-centrale-elettrica-ma-più-a-sinistra?
Ecco.
L’insopportabile parlarsi addosso: le petizioni
popolari, gli infiammati sterili discorsi tra gente che la pensa allo
stesso modo, le manifestazioni e le fiaccolate coreografiche. Servono?
Il mio pessimismo ideologico fornisce diversi spunti per dubitare di
ciò. E come considerare poi il perbenismo politically correct di
chi considera gli immigrati migliori di noi o peggio bisognosi delle
nostre cure di ricchi occidentali solo per il fatto stesso di avere la
pelle di un altro colore? Sarebbe troppo considerarle solo "persone"?
Come noi, né migliori né peggiori di noi. Persone con pregi e difetti. Persone.
Buone e cattive, intelligenti e imbecilli, colte e ignoranti, delicate e
insensibili, brava gente o bastardi di prima categoria.
Infine,
perché non chiamarli "immigrati"? Non migranti. Non sono stormi di
uccelli o branchi di pesci che lo fanno per istinto, sono persone che
hanno dovuto abbandonare la propria terra e che non l'avrebbero mai
fatto se non fossero stati costretti. Non c'è niente di naturale nel
dover estirpare le radici della propria storia e comprimerle in un
vasetto di ricordi per trasportarle con sé nel torbido fluire della
Storia dell'uomo. Temo non basterà l’infame artificio del politicamente
corretto a guarire da questa orribile amputazione dell’anima.
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