giovedì 12 marzo 2009

Ritorno alle origini

Guardarsi dall’esterno e voler tornare indietro: necessità di sopravvivenza. Non scrivo per piacere da non so più quanto tempo. Racconti lasciati in sospeso, due blog in stato vegetativo da mesi, solo un programma radiofonico curato con una certa periodicità. Assorbito da eventi culturali o pseudo tali, prostituita la mia penna e quei pochi neuroni residui alla “comunicazione” e al “vendere cultura”. Ufficio stampa: lavoro piacevole e tuttavia quasi mai soddisfacente. Usare le parole come il bisturi di un medico legale a dissezionare una lingua un tempo viva ma che si teme condannare ad una morte precoce fatta di parole vuote, asettiche, fredde e giornalisticamente ineccepibili…


Chissà come mai è il sogno a suggerirci le scelte giuste. “L’inconscio ci comunica coi sogni frammenti di verità sepolte” diceva un raffinato siculo cantore qualche tempo fa. E allora, pur nella mia maledetta razionalità, ascolto spesso con la giusta deferenza la mia dimensione onirica. Con la sua capacità di farti vedere la luce dall’abisso in cui ti stai cacciando, con una follia lucida fatta di pensieri aggrovigliati e flussi d’incoscienza, con il passo zoppicante e l’occhio sbieco di chi ti fa guardare ciò che sei stato e ciò che sei. Ciò che vorresti essere e ciò che temi di diventare. Ciò che vuoi conservare di te e ciò che vuoi mandare al rogo senza troppi risentimenti.


Mi manca, scrivere.


Scrivere davvero intendo. Scrivere con lo stomaco, scrivere con il cuore, dipingere su un foglio – sia esso lo schermo di un computer, sia essa la carta di un bloc notes – il paesaggio assorto dei miei pensieri.

Scrivere di me, per me.


Per non ritrovarmi all'improvviso come una macchinetta del caffè, a dispensare squallidi surrogati a prezzi stracciati da ingollare senza troppi pensieri per poi pensare subito ad altro. Voler tornare invece al rassicurante gorgoglio e alla fiera lentezza di una napoletana scalcagnata, strumento di tortura e piacere per pochi palati: per non perdersi, per non smarrire se stessi. Perché la collaborazione per l'ufficio stampa ritorni ad essere una collaborazione, un modo per arrotondare qualche decina di euro e non un'incombenza soffocante. Perché non voglio più togliere tempo allo studio e ad una laurea da conseguire che ormai non posso più trascurare. Perché non voglio più anteporre un comunicato stampa ad una serata con i miei amici più cari. Perché non voglio più trascurare le persone che voglio bene per rendere un servizio a perfetti sconosciuti. Perché non voglio più essere costretto a preferire una marchetta da duemila battute su una mostra di quadri piuttosto che una serata trascorsa insieme alla mia ragazza. Perché non voglio più inquinare il mio modo di scrivere, scorticare una frase che stento a riconoscere mia... Perché non voglio più snaturare me stesso.


Voglio tornare ad essere quello che ero. E allora riparto da qui, da questo blog. Tornerò a scrivere non appena potrò: anche quando non potrò. Perché non si possono ignorare a lungo i sussurri della Luna senza patirne le conseguenze.

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