martedì 24 ottobre 2006

E' uno di loro

Questa la sentenza inappellabile sul Capo dello Stato pronunciata da Silvio Berlusconi, Cavaliere Nero riciclatosi ad arte capo-popolo alla testa di una marcia di elettori vicentini contro la nuova Finanziaria. Lunga tradizione per la destra italiana, quella delle marce su Roma. Berlusconi vorrebbe rimandare a casa Prodi, licenziare in tronco il presidente Napolitano perché vecchio comunista nonché eliminare l’intera sinistra cosiddetta radicale dal territorio italiano: mancano solo le manette per il resto della sinistra e il bavaglio all’informazione e siamo punto e a capo con la politica gridata e populista portata all’estremizzazione da Forza Italia. Peccato che il giocattolino, caro Silvio, si sia rotto. La Casa delle “Libertà” voglio dire.

Fini, vecchia volpe della politica, continua nella sua opera di sdoganamento di AN levigando certe asperità vetero-fasciste all’interno della propria formazione politica (ultimamente ha sconfessato i senatori La Russa e Gasparri nonché la proiezione de Il mercante di pietre da loro organizzata) e ricordando al suo vecchio comandante in capo Berlusconi che la leadership all’interno della Cdl non è affatto scontata. Come a dire Ciccio, il capo so farlo pure io.

Si registrano inoltre stravolgimenti nell’Udc. Follini lascia definitivamente il partito di cui è stato segretario per formare “L’Italia di mezzo”, ennesimo partitino con un ruolo politico pari a zero mentre Casini rilascia pubblicamente due dichiarazioni interessanti. Nella prima difende il Capo dello Stato investito dagli attacchi di un individuo rozzo e pericoloso – lui sì, non quel mortadellone di Prodi – quale il Nano di Arcore. Il leader dell’Udc bacchetta Berlusconi ricordandogli che il Capo dello Stato è sì un uomo di sinistra, ma in quanto figura istituzionale riuscirà, così come ha fatto finora, ad essere super partes e a rappresentare l’intera nazione. La seconda dichiarazione merita un’analisi più specifica. Casini ribadisce l’impegno ad una opposizione propositiva contrariamente a quella che io definisco “demagogia forzista della piazza” e nell’ambito della protesta di Vicenza dichiara che non è necessario destituire Prodi dal suo incarico quanto piuttosto svincolare l’attuale governo dalla sinistra radicale.

L’argomento della sinistra radicale che terrebbe in ostaggio l’altra sinistra, quella democratico-liberista, è stato da sempre un argomento su cui ha battuto la Cdl, ma una simile dichiarazione letta in un contesto qual è quello della politica di questi giorni assume una sfumatura particolare. A parte il fatto che a mio parere dovrebbe essere la sinistra (radicale) a svincolarsi una volta per tutte dal centro-sinistra – perché chiamare sinistra i Ds e la Margherita è un insulto alla Storia –, credo che Casini abbia lanciato un messaggio ben preciso.

Innanzitutto, pur nell’ambito dell’opposizione, Casini rispetta l’operato del governo presieduto da Prodi e non lo attacca personalmente e gratuitamente come fanno altri figuri della Cdl – a Prodi si possono rimproverare solo due cose: di avere la vitalità di una fetta di asiago e di essere stato presidente dell’Iri, ma Casini sorvola su questi due aspetti. In secondo luogo dire che Prodi non deve andare necessariamente via ma che il problema è la sinistra radicale… Significa forse che Casini si dichiara subliminalmente disponibile a mandare al diavolo Berlusconi in cambio di un governo alla tedesca, una Grosse-koalition all’italiana?

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