E alla fine ha capitolato. Divide
et impera, mandatelo lontano che poi passerà. Dimenticheranno. In questo Paese
bello e ridicolo non poteva che accadere, infine, anche a lui. Antonino
Ingroia, primadonna e giudice antimafia, procuratore aggiunto di Palermo e coscienzioso ricercatore di una verità
difficile della quale a nessuno sembra davvero importare, è stato trascinato
sul fondo dalle sabbie mobili di un potere che tutto risucchia. Di un Moloch
che chiede l’estremo sacrificio ai suoi uomini, anche a costo di snaturare il
loro spirito e la loro vita sull’altare dell’estrema “ragion di Stato”.
“Sulla vicenda della trattativa c'è una ragion di Stato che impedisce
l'accertamento della verità sulla base delle ragioni del diritto penale? Se è
così, dalla politica devono venire parole chiare: se si ritiene che debbano
essere sottratte alla verifica della magistratura temi o territori coperti
dalla ragione di Stato, lo si dica […]. Di fronte a una legge, o a una
commissione di inchiesta politica che ribadisse la ragion di Stato dietro la
trattativa, la magistratura non potrebbe fare altro che fare un passo indietro.
In caso contrario, la legge ci impone di andare avanti”. Trattativa Stato –
mafia, o per dire meglio stato – Mafia. Un macigno che pesa sugli ultimi
brandelli della democrazia italiana pur nell’ingenua farsa di un segreto a
tutti noto almeno nel suo incedere più ampio. Stato e mafia andati a braccetto.
Lo Stato che aiuta la mafia, la mafia che ingrassa lo Stato.
Una provocazione, si è detto da più parti. Come a voler mettere chiarezza
nella viscida ambiguità bifronte della politica, a voler illuminare le zone
grigie, a tirar dentro i colletti bianchi. Ma una provocazione che sa tanto di
malinconica bandiera bianca, la rassegnata débâcle di un giusto dinanzi alla rovina del suo
mondo. Ma invocare la “ragion di Stato” trascina con sé un altro principio,
vigliacco e disfattista. La ragion di Stato genera mostri. Il segreto. Segreto
di Stato, a farci il callo. Decenni di stragi impunite, mandanti nascosti dalla
cortina che avvelena l’aria e morti fin troppo evidenti. Anche le stragi di
mafia saranno segretate? Che ce lo dicano allora: l’Italia è un paese governato
dalla mafia. Almeno ce ne faremo una ragione e ben presto penseremo ad altro.
D’altronde,
il campionato è vicino.
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