giovedì 20 marzo 2008

Mettiamoci una croce sopra

Eravamo stati così tranquilli. Uno zombie come presidente del Consiglio e un’accozzaglia di partiti che offendevano la definizione storica di sinistra – basti pensare alla presenza di Mastella, il ritratto più deprimente del politico italiano medio. Congiunture infelici e salassi draconiani per una “sinistra” al potere ormai incapace di stare dietro ai bisogni primari della gente, ormai proiettata in una dimensione di banchieri ed industriali. E adesso Veltroni impavido scopritore dell’acqua calda, cavalier servente dei precari e delle loro esigenze. Tutti di corsa a contendersi i precari e a candidarli, magari ventesimi, nelle liste dei propri partiti. Destra, centrino, pseudo-sinistra, sinistra-parodia.

Tutto fa brodo d’altronde, politica non olet: e allora candidiamo la giovane precaria, l’operaio della Thyessen, l’invalido del lavoro, il soldato sequestrato, il parente delle vittime di mafia. Candidiamo vecchi fascisti, nuovi comunisti, mettiamo nella grande fogna della politica criminali e gente condannata dalla magistratura attraverso giusti processi (perseguitati politici nella personalissima definizione di Bondi): teniamo quello, cacciamo quell’altro. Arraffiamo voti. Acquistiamo consensi. Conquistiamo il potere. Candidature feticcio per nuove formazioni politiche che puzzano già di naftalina. Perché cambieranno pure i nomi dei partiti, si legherà ai fili di burattino qualche nuovo nome per poterlo in seguito manovrare ma la struttura di fondo rimarrà sempre la stessa. Immutabile. O forse no?

Nuove elezioni. Che perdita di tempo.

In mezzo ai denti sono costretto ad ammettere che queste ricombinazioni di politici e di schieramenti sembrano aver sistemato un po’ di cose riportando i partiti nel loro alveo naturale. Pensateci un attimo. Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega ed MPA con l’UDC che abbandona la nave dei destri: il Partito delle Libertà, una formazione di destra che finalmente ha tolto di mezzo ogni ipocrisia linguistica di quel centro. Centro-destra. via la parola centro e rimane ciò che loro sono sempre stati: un partito di destra, con tutte le pericolose derive ideologiche che questo comporta. Gente a-morale – non immorale badate bene, a-morale, lontana da ogni morale – che ha eliminato la parola scrupoli dal proprio vocabolario e si permette anche di candidare individui come Ciarrapico, fascista irredento. Tra l’altro, a Berlusconi non sembra vero di poter recitare il ruolo del gerarca stracciaprogrammi ora che anche Fini è diventato comprimario di facciata… Senza dimenticare Lega ed MPA, due formazioni che, come credo saprete, non godono del mio rispetto. La prima per ovvii motivi geografici oltre che politici, la seconda perché ripropone in termini alquanto sospetti il trito ritornello autonomista che in Sicilia ha purtroppo significato solo una cosa: accorati appelli all’autodeterminazione ma nei fatti solo reti clientelari e personalismi.

Spostiamoci al centro, il Grande Centro casinista. Casini riesuma lo scudo crociato ripulendolo dalla terra della prima Repubblica sotto cui era stato sepolto… Possibile che l’Italia debba sempre avere bisogno di una mummia moderata, ipocrita, oscurantista e confessionale? Intrepido difensore delle famiglie (lui stesso ne ha due da difendere), Pierferdy ha deciso di attaccarsi scientemente alla sottana dei preti rinverdendo il legame tra politica e Chiesa che tanti danni ha provocato negli anni allo Stato italiano. Non dimenticate poi che Casini ha avuto la faccia tosta di candidare Cuffaro in Sicilia: sa perfettamente che Cuffaro porterà una vagonata di voti e finge di non ricordare che una eventuale – scontata a dirla tutta – elezione di Totò Vasa-Vasa al parlamento gli salverà scientificamente il culetto da una condanna definitiva. E dulcis in fundo lui. L’escluso, il rinnegato, l’autoreferenziale, la più grande faccia di bronzo della politica italiana recente atteggiata a vittima… Mastella. Il Clementino che nessuno voleva e che ha deciso di stare fermo un giro ripartendo, lui dice, dall’umiltà di chi gli è stato davvero vicino nei momenti meno facili della sua vicenda politica e giudiziaria. Mastella, a cui Boselli aveva proposto la posizione di capolista per il Senato, da indipendente, nelle liste socialiste per mero interesse: anche in questo caso non dobbiamo dimenticare che Mastella in Campania raccoglie una barca di voti, utilissimi ai socialisti per sfondare lo sbarramento dell’otto per cento al Senato. Incredibilmente Mastella ha rifiutato: rielezione certa, ma permaloso com’è ha preferito mettersi da parte. Almeno per ora, che credete: lo ritroveremo presto federato con il grande centro casinista, ne sono certo.

La sinistra… Che desolazione la “sinistra”. Da una parte abbiamo il partito democratico di Ualter Ueltroni. Federato con radicali e dipietrini, aspirapolvere di consensi dei riformisti, contenitore vuoto che eliminando dalle sue alleanze la sinistra propriamente detta e ogni estremismo spera di raccattare i voti degli indecisi. Rassicurante, parolaio, vuoto, capace di parlare per ore senza dire nulla e di ripetere triti e ritriti luoghi comuni, Ueltroni. Ho preso un abbaglio tempo fa, quando temevo che il Pd si alleasse con Udc ed An: adesso come tanti sono terrorizzato da un inciucio, da una grosse Koalition, dal mostro a due teste che invita i propri elettori al voto utile… Il Veltrusconi. Cose che nemmeno Asimov.


Dall’altra parte rimangono gli antagonisti, i sinistri, quelli che un tempo erano duri e puri e che adesso si rivestono dei colori sgargianti dell’arcobaleno: Rifondazione, i Comunisti Italiani, i Verdi e qualche altra sigla che rappresenta poche centinaia di persone. Non lontani da discorsi demagogici, dall’ideologia rigida ed impermeabile, aperti, progressisti, e tuttavia nascondono al proprio interno logiche quasi staliniste nella suddivisione di ruoli e poteri.

Incerto. Confuso. Deluso… Pur essendo ancora convinto della pericolosità di Berlusconi e camerati non riesco a trovare una personalità dello schieramento opposto in cui naturaliter sono stato costretto a scegliere negli anni scorsi. Il meno peggio, turarsi il naso ed andare avanti. Ma adesso? Non riesco a votare la Sinistra Arcobaleno, perdonatemi, una sinistra trasformata in triste parodia di se stessa… Il voto utile, allora? Certo. Per non lasciare l’Italia in mano a (post e neo)fascisti, ad intolleranti, a gente lontana dalla morale capace solo di aumentare l’ingiustizia sociale attraverso voti di scambio e clientelismi di ogni sorta. Per non lasciare l’Italia in mano al nano cabarettista, con il suo triste ed offensivo sense of humour da camerata che fa ridere solo Bondi ed Emilio Fede. Il voto utile, certo. Ma utile a chi? Votare PD proprio non ce la faccio… Scusate. Non riesco a digerire i discorsi di una coalizione che è stata al governo e che ha deluso profondamente i propri elettori pur di mantenere il centrismo riformista, non riesco a digerire le parole di un uomo che ritiene ormai superata la lotta di classe… Nei termini dei decenni scorsi sicuramente la lotta di classe è più che sepolta, ma non credo che, cambiate le parole, il concetto sia poi così antiquato. E poi, ditemi, siete proprio sicuri – mettete la mano sul fuoco – che dopo le elezioni il Weltrusconi sarà solo una creatura immaginata da chi grida con eccessivo allarmismo “Al lupo! Al lupo!”? Sento già puzza di bruciato.

E allora? Allora allora. Sto meditando una scelta. In parziale convergenza con le mie simpatie libertarie, vigliacca forse, irresponsabile, se volete. Inutile certamente al buon governo del Paese… Votare scheda nulla. Andare al seggio e tracciare una croce lungo tutta la scheda. Non mi sento rappresentato da nessuno, mi sembrano tutti uguali e tutti a fare gli stessi identici discorsi per una costante e limpida perpetuazione del potere. L’indimenticato Carletto Bukovski diceva che la differenza tra democrazia e dittatura sta tutta in questo: in democrazia voti e poi prendi ordini, in dittatura non devi perdere tempo a votare…

Non vedo alcuna luce per l’Italia. Non ho speranze né soluzioni. Non so che fare.

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