giovedì 1 novembre 2007

Vieni avanti pretino

Anche se in ritardo non potevo evitare di intervenire... Prima di tutto i fatti. La Repubblica decide di pubblicare sul proprio sito un’inchiesta a puntate (qui, qui, qui, e qui) realizzata da Curzio Maltese. Argomento: la Chiesa cattolica e i suoi costi. Un’inchiesta pacata e professionale che traccia senza troppi eufemismi il quadro impietoso di una istituzione diventata macchina per far soldi o poco più, sanguisuga del governo italiano e peso non indifferente per i cittadini del nostro Paese. La replica del Vaticano non tarda ad arrivare attraverso le parole stizzite e il cipiglio offeso del segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. “Finiamola con questa storia dei finanziamenti alla Chiesa: l'apertura alla fede in Dio porta solo frutti a favore della società. [...] C'è un quotidiano che ogni settimana deve tirare fuori iniziative di questo genere...”.

Finiamola.

Per un attimo visualizzo Curzio Maltese sul rogo e le sue opere condannate alla damnatio memoriae, poi ricordo la nostra fortuna di vivere nel ventunesimo secolo. Finiamola. Con tono autoritario e fuori luogo il cardinale Bertone reagisce ad una inchiesta seria e legittima, come se esistesse ancora l’Indice dei libri proibiti e l’imprimatur della Santa Sede. In questo caso il giornalista non cerca uno scoop, anzi, possiamo dire che Maltese non ha detto nulla che già non sia stato letto altrove. Ha puntualizzato i dati, certo, ma le sue non sono rivelazioni affatto sensazionali. Conoscevamo abbondantemente i costi della Chiesa cattolica così come i privilegi diretti ed indiretti di cui gode, conoscevamo i favori della politica che vanno ben oltre le pastoie del Concordato così come l’asso pigliatutto dell’otto per mille...

Finiamola.

Curioso come il segretario di Stato vaticano s’indigni per questioni economiche e non dottrinarie. Parliamo di religione ma per favore non toccateci i soldi... Il problema di fondo di ogni istituzione religiosa, sia essa cattolica, protestante, islamica, ebraica, hindù, scintoista o di qualunque altra confessione è che ritiene possa rappresentare la fede del credente. Confusione millenaria: pretendere che la fede possa essere disciplinata da un sistema di regole e precetti frutto della cultura di un popolo e che tale sistema sia l’unico e il solo a regalare un rapporto privilegiato con una supposta entità superiore. La religione dipende dalla fede, non il contrario! “L’apertura alla fede in Dio”, frase pomposa con cui il cardinale si riempie la bocca, dunque non può avere nulla da spartire con i finanziamenti alla Chiesa cattolica. Non solo. Un vero credente potrebbe considerarla offensiva, perché un conto è aiutare i propri simili in difficoltà, un altro è finanziare una multinazionale arrogante che nasconde i propri guadagni dietro un paravento religioso.

Finiamola.

“L’ora di religione è sacra” ricorda inoltre Bertone. D’accordissimo signor cardinale. Per quanto mi riguarda possiamo anche raddoppiare le ore dedicate alla religione: ma che durante queste ore si parli di religioni, del loro rapporto con gli uomini, della necessità tutta umana di trovare una spiegazione all’inspiegabile, del loro fascino, della loro importanza ma anche dei danni che hanno provocato nelle società. Che si parli di religione in maniera estesa, complessa, critica insomma, e che l’ora di religione non si limiti a qualche discussione sterile sulla morale e sull’etica cristiana spacciata come l’unica possibile. In un paese che si definisce laico e pluriconfessionale, la dottrina lasciamola fuori dalle scuole.

E allora finiamola, cardinal Bertone, ma finiamola davvero. Finiamola di considerare tabù certi argomenti scomodi per la Chiesa cattolica. Finiamola di pensare che possa esistere ancora la "Santa" Inquisizione e i roghi di libri proibiti. Finiamola di considerare la Chiesa cattolica al di sopra delle parti. Finiamola di considerare normale e legittima la pioggia di finanziamenti alla Chiesa così come tutti i privilegi di cui gode. Finiamola soprattutto di considerare la Chiesa cattolica come un ente puro ed immacolato, come il faro della moralità in mezzo al lerciume del mondo: la Chiesa è fatta di uomini, e come tale imperfetti. Uomini che non hanno alcun diritto di accampare pretese sulla vita di altri uomini.

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