Avvertenza: questo post ha un intento esclusivamente diffamatorio. Gli episodi citati pur essendo in larghissima parte assodati e conosciuti da noi stessi siciliani rappresentano voces populi non dimostrabili in una eventuale sede legale. Sono bravi, bisogna ammetterlo.
Stavolta non sarò super partes. Non mi sforzerò nemmeno di essere obiettivo. Stavolta ho solo voglia di vomitare addosso contumelie ed infamia, accuse e verità sottaciute agli indegni nostri neo-eletti alla regione Sicilia… Sapevo che
Un uomo che non si dimetterà nel caso in cui la legge italiana lo condannerà per associazione semplice.
Forza Italia, ex-Udc, ex-Dc il loro Cuffaro: tutti partiti con cui la mafia ha avuto ed ha ancora di che spartire. Inutile adesso negare l’evidenza, inutile negare che il 95% dei politici siciliani indagati per illeciti e connivenze di vario tipo sia di destra. Perché? Non mi spingerò a dire che la destra siciliana sia il naturale prolungamento della criminalità organizzata perché mi rendo conto che i mascalzoni e i criminali si trovano in ambedue gli schieramenti senza alcuna differenza di colore: alla mafia interessa solo il potere politico e il controllo di ogni attività redditizia ed è perciò conseguente che cerchi alleati tra gli imprenditori e che chieda aiuto e scambi gentili favori con i partiti di massa (Udc) o con i partiti tradizionalmente legati al mondo dell’imprenditoria (Forza Italia). Certo può accadere che la causa si confonda con l’effetto e cioè che certa mentalità attecchisca con più facilità in un partito piuttosto che in un altro, ma credetemi, i mafiosi cercherebbero alleati anche tra i Nuclei d’Azione Proletaria qualora essi risultassero il partito espressione della volontà dei siciliani.
Ecco dunque creato il tipico circolo vizioso del colluso che arriva al potere: mettiamo da parte le persone oneste – imprenditori compresi – che entrano in politica e rivolgiamo il nostro interesse ai farabutti. Prendiamo un imprenditore che si arricchisce non solo grazie alle competenze e alla capacità manageriale ma anche grazie a certi amici che gli spianano la strada – siano essi criminali che mettono a tacere la concorrenza siano essi politici che lo favoriscono turbando le aste e concedendogli appalti pubblici con i quali, una volta fatta la cresta alle spese, guadagneranno entrambi. L’imprenditore diventa potente e si rende conto che per crescere ancora in potenza deve poter manovrare direttamente i fili che reggono la vita associata: non potendo prendere il potere con la forza decide di entrare in politica. Per essere eletto necessita del favore popolare. Questo potrà essere guadagnato sia attraverso la fiducia di persone oneste realmente convinte del programma presentato, sia attraverso i clientes del politico che lo ha protetto fino ad allora e del quale diventa delfino, sia attraverso prodigalità e supposte filantropie sbandierate a tutto campo dai media di famiglia – sempre qualcosa si trova tra giornali, radio, televisioni e agenzie pubblicitarie –, sia attraverso il voto di scambio propriamente detto, sia attraverso minacce di licenziamento e oscure ritorsioni – è successo anche questo, che credete. Ecco il favore popolare, ecco il vanto dell’Occidente, ecco la democrazia.
Con Cuffaro ha vinto ancora una volta
Sono tuttora disgustato da una simile campagna elettorale. Sono disgustato dei candidati della mia provincia. A petto del margheritino Ammatuna che ha meritatamente ottenuto la carica di deputato all’Ars (sindaco di Pozzallo, una città che grazie a lui è cresciuta ritrovando la fiducia in se stessa e la speranza in un futuro), stanno i litigi ringhiosi di tutti gli altri. Farò una breve carrellata, precisando che in provincia di Ragusa la mafia non sembra essersi ancora impadronita delle elezioni. Tranquilli però, il malcostume politico e il voto di scambio prosperano come non mai.
Partiamo da Innocenzo Leontini (FI), riconfermato dopo una legislatura trascorsa all’Assessorato all’agricoltura. Sembra si sia mosso bene nel proprio campo dando risonanza ai problemi degli agricoltori iblei ed ancor più ispicesi (Ispica, la sua città d’origine), ma non si fa campagna elettorale atipica istituendo ad hoc, ad un mese dalle elezioni, “La sagra della carota” in quel di Ispica, soprattutto non con i soldi dell’Assessorato all’agricoltura, quindi con i soldi miei e di tutti i siciliani. Ricordiamo inoltre la violentissima lotta intestina nelle fila di Forza Italia per la leadership provinciale: Leontini vittorioso da una parte, Gianni Mauro e Riccardo Minardo che sostenavano il di lui nipotino Nino trombato clamorosamente (beh, undicimila e passa voti non sono proprio una sconfitta…). Nino Minardo, nipote ventottenne di Riccardo e figlio di Rosario, esponenti di un impero finanziario, politico e mediatico che comprende Giap, Tamoil, VideoRegione, partecipazioni in aziende, locali notturni, strutture alberghiere, giornali, televisioni e chi più ne ha più ne metta. Nino Minardo, il cui sorrisetto troneggiava sicuro dai pannelli pubblicitari 6x3, dalle bacheche dei distributori Tamoil improvvisamente diventati impropri strumenti di propaganda politica, dai volantini buttati a chili ovunque e che i suoi leccapiedi non disinteressati distribuivano pregando di votare per Ninuzzo. Non si contano le cene elettorali con centinaia di invitati, le violazioni continue della par condicio da parte dei media di famiglia – solo io la devo rispettare nella mia misera oretta settimanale –, le promesse di vario genere, le prodighe regalie – buoni benzina innanzi tutto – pratiche usuali dello zio passate al nipotino, pratiche di cui tutti i modicani sono a conoscenza ma che non sembrano ormai indignarli più.
Ricordiamo anche Concetta Vindigni (Udc), presidente fino a qualche mese fa della Multiservizi, strana società mista di proprietà per il 51% del comune di Modica: società privata e pubblica allo stesso tempo che possiede un presidente di nomina politica e che può assumere tramite curriculum e non secondo concorso o graduatoria… Se fossi malpensante potrei dire che
Avvocato Antonio Borrometi. Margherita.
Difficile trovare le parole per descrivere la sete di potere e la smania di protagonismo di quest’uomo. Da almeno dieci anni ha perso tutte le elezioni in cui si è presentato: politiche, regionali, provinciali, amministrative. Pure il sindaco voleva fare, i modicani non glielo hanno permesso. Presentatosi nuovamente alle ultime elezioni e silurato per l’ennesima volta ha purtroppo ottenuto quei quattromila voti necessari per non scalfire il suo ego e per spingerlo a presentarsi ancora una volta. Ne sono certo. Se cito quest’individuo è solo per deriderlo raccontandovi un episodio da manuale del perfetto bastardo.
Tiro la catena. Mi pulisco la bocca con il dorso della mano. Mi sento meglio, ma so che durerà poco.
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