martedì 30 novembre 2010

Il potere si esercita in nome del popolo (americano)

E l’Italia rimase potenza nucleare. Almeno per proprietà transitiva. Il vertice di Lisbona che ha sancito inediti scenari d’alleanze, scudi e scudisci spaziali non ha ritenuto opportuno, invece, decidere sul destino delle circa duecento testate nucleari dormienti che ancora popolano alcuni depositi dell’esercito americano in Europa. “Secret nukes” le definì qualche tempo fa il Times con quell’aggettivo che tradisce una natura pulcinellesca piuttosto che una reale esigenza di segretezza. “Bombe nucleari segrete”: ma segrete per chi? Forse per buona parte degli europei, che ignorano di vivere accanto a strumenti di morte dalla spaventosa potenza di fuoco frutto di accordi sclerotici andati a male come uno yogurt scaduto. Forse per buona parte degli italiani: diversamente, si presume che un folto movimento d’opinione avrebbe cercato di far luce sulla questione e cercato, si presume, di rimandare a casa questi scampoli di guerra fredda che non ci appartengono. Ad oggi il territorio italiano ospita circa novanta testate nucleari americane stoccate tra Aviano in Friuli (circa cinquanta testate) e Ghedi Torre, proprio alle porte di Brescia (circa quaranta). Non stiamo parlando di bombe all'uranio impoverito ma di vere e proprie testate tattiche B-61 con una potenza che va da 45 a 170 kiloton. Tali ordigni, utilizzabili dagli F-16 e dai Tornado, potrebbero essere, almeno in teoria, utilizzati dall’Italia in nome del trattato sul “nuclear sharing” che consentirebbe all’Italia e a tutti i paesi firmatari del trattato di acquisire il controllo delle testate presenti nel suo territorio.

È pur vero che si parla di eventi remoti ed improbabili che potrebbero ragionevolmente non accadere mai. La questione, tuttavia, rimane ancora irrisolta: perché l'italia ospita ancora queste bombe sul proprio territorio? Perché continuiamo a tenere e possedere virtualmente ordigni non convenzionali nonostante il Trattato di non proliferazione nucleare, il quale proibisce agli stati firmatari di procurarsi tali armamenti e agli stati che possiedono tecnologia nucleare bellica di fornirla?

Grecia, Danimarca e Islanda hanno già chiesto e ottenuto di rimandare al mittente le testate nucleari presenti sul loro territorio In Italia no. Anzi. In Italia si ritorna al nucleare per uso civile e si pensa che, in un atto di sottomissione estremo ai salvatori di sessantacinque anni fa, le bombe nucleari di loro pertinenza possano essere tranquillamente parcheggiate nel territorio di uno stato che si spererebbe sovrano. E così, mentre i nostri politici si preoccupano giornalmente della possibile nuclearizzazione dell'Iran sembrano non curarsi della presenza, reale questa, sul territorio italiano di bombe nucleari americane con un potenziale distruttivo totale pari a 900 volte quello di Hiroshima.