venerdì 25 luglio 2008

Baby totalitarismi?

Stato di emergenza nazionale per gli immigrati. Militari in città da agosto. Cosa sta succedendo? Non mi piace. Non mi piace per niente.

mercoledì 16 luglio 2008

Pesto alla genovese

Piccole dittature portatili.

Alla ricerca di un porto tranquillo dove fuggire il vecchio che avanza sotto nuove sinistre forme... Un Paese folle il nostro. Una dittatura mascherata da stato di diritto con il gregge che segue stolidamente il proprio cane pastore verso il baratro intonando i propri belati al pecorone di turno. Basta essere lenti. Agire cautamente. Usare piccoli colpi ai pilastri fondanti della democrazia. Aggiungere fascine ai roghi per i feticci delle paure comuni. Populismo, demagogia. Caccia alle streghe: nuove streghe. Immigrati, zingari, giornalisti scomodi. Semplice gente che protesta.

Viviamo in un Paese folle e stupido. Dove un ministro può auspicare una schedatura per base razziale e trovare una maggioranza plaudente e ansiosa di approvare una simile proposta. Dove si possono prendere le impronte ai bambini in ragione della loro appartenenza etnica. Dove il clandestino è criminale e il vero criminale può beneficiare dell’indulto voluto da una “sinistra“ rimbambita e prona alle richieste papaline. Dove le massime cariche dello Stato potrebbero godere dell’immunità solo perché una di esse è in attesa di essere giudicata da un giudice colpevole di svolgere il proprio lavoro. Dove la gente si scandalizza perché il ministro-soubrette potrebbe aver fatto sesso orale con l’attuale presidente del Consiglio ma non prova alcuna vergogna nel vedere chi è l’attuale presidente del Consiglio. Dove si vorrebbero bloccare i processi per legge e definire questo giustizia. Dove i militari potrebbero presidiare in via del tutto eccezionale le città e nessuno sembra preoccuparsi di questo. Dove il blog di un giornalista scomodo può venire oscurato con la ridicola accusa di stampa clandestina senza che questo suoni come un attentato alla libertà d’espressione. Dove dei giudici sono capaci di insultare il popolo italiano con una sentenza che ignora deliberatamente le colpe dei cosiddetti custodi, di coloro i quali avrebbero dovuto vigilare – illusi voi che ancora ci credete! – sui diritti e sulla sicurezza dei cittadini italiani. Anche se invisi al governo di turno.

Diaz. Bolzaneto. Il funerale dello Stato di diritto è stato celebrato nel momento in cui il presidente del tribunale di Genova, Renato Delucchi, ha letto quella sentenza ignominiosa. Un insulto. Una oscenità. Una vergogna di un Paese un tempo civile.

Trenta assolti, quindici condannati a pene lievissime che comunque non sconteranno in carcere grazie ad una legge a senso unico che punisce le vittime e premia gli aguzzini - se questi appartengono al canile di un maledetto Potere ringhiante, beninteso. Non fu violenza collettiva a Bolzaneto secondo questi giudici dimezzati. Non fu tortura a Bolzaneto.

Nonostante le umiliazioni fisiche e psicologiche, nonostante le derisioni, nonostante le violenze, nonostante le minacce. Nonostante i calci, i pugni, le manganellate, nonostante per tre giorni e tre notti uomini e donne inermi fossero stati tenuti prigionieri alla mercè da un gruppo di idioti in divisa lontani da ogni forma di diritto e garanzia costituzionale: lontani dalla legge che pretendeva di giudicarli. Nonostante organi genitali contusi, pelle lacerata da piercing strappati via, nonostante milze spappolate, mani rotte, costole fracassate...

Non fu tortura a Bolzaneto.

Dopo questa sentenza so che nulla di buono ci attende. Perché sembra di sentire già i passi degli stivali in marcia, perché ignorare la sospensione delle più elementari garanzie costituzionali è il primo passo verso un futuro fosco in cui ciascuno di noi potrebbe essere inghiottito nella voragine del Potere...

Siamo tutti in pericolo adesso. Con la legge ormai solo parola vuota, cadavere rinsecchito da venerare su un cataletto.