martedì 31 marzo 2009

Nasce il Popolo della Libertà

Nella foto, Berlusconi al congresso di fondazione del partito

sabato 21 marzo 2009

L'omeopatia al potere

Dal 22 al 24 aprile si terrà a Siracusa, in un blindatissimo castello Maniace il G8 sull’Ambiente. Normale che i paesi più inquinanti siano ospitati a Siracusa, una tra le città più pestilenziali d’Italia, dove nel 2008 il livello delle polveri sottili ha superato i limiti massimi per 282 giorni su 366. In pratica, per sette mesi su dodici la soglia di sicurezza a Siracusa è stata violata. Confortante sapere che sarà Siracusa ad ospitare simili genie, istruttivo poi che ad indire un evento del genere e a suggerire la location sia stata il ministro Stefania Prestigiacomo, imprenditrice e politica siracusana che vuole imporre ancor più il suo peso politico e il suo prestigio di ministro al territorio.

Certamente qualificata la Prestigiacomo visto che le aziende di famiglia non brillano certo per rispetto delle norme ambientali. Ministro inquinatore? No, parliamo solo di omeopatia al potere: il simile cura il simile. Contro l’inquinamento usiamo le competenze di una persona le cui aziende di famiglia contribuiscono a rendere ancora più inquinato il cosiddetto triangolo della morte, Priolo – Augusta – Melilli, e ad avvelenare la vita di chi vi lavora e di chi vi abita. Partiamo dai dati. Stefania Prestigiacomo è titolare del 21,5% della “Fincoe” con sede a Casalecchio di Reno (BO) ma con interessi in Sicilia. La medesima quota è detenuta anche dalla sorella Maria Pia e dal padre Giuseppe: 21,5% moltiplicato per tre fa 64,5%, vale a dire la maggioranza assoluta dell’azienda. Da qui comincia il balletto di partecipazioni: la “Fincoe” è proprietaria al 99% della “Coemi s.p.a” di Priolo, la “Coemi s.p.a.” controlla il 59,1% della “Vetroresina Engineering Development” – in sigla VED – di Priolo. A sua volta il 22,5% della VED appartiene al Gruppo “Sarplast s.p.a.” di Priolo, gruppo di cui Giuseppe Prestigiacomo ha il 6,29%. Complicato? Un tantino, ma credo vi sarete fatti un’idea di quanto sia importante la famiglia Prestigiacomo nel polo industriale siracusano. Tuttavia aspettate a gridare allo scandalo, o quantomeno al conflitto di interessi, per un ministro dell’Ambiente che possiede una così massiccia partecipazione in aziende petrolchimiche.

La Sarplast è fallita nel 1997: secondo le indagini della procura di Siracusa sono stati registrati ammanchi di diverse decine di milioni di euro scomparsi dai conti della società madre e di quelle controllate attraverso numerose operazioni illecite. Problemi ai quali si aggiungono pendenze con il fisco per circa tre milioni di euro, e dal 2000 un’indagine per lesioni colpose. Tre operai hanno avuto infatti figli con malformazioni congenite, altri operai si sono ritrovati dopo dieci anni i polmoni distrutti dalle polveri sottili. Ma non è abbastanza. L’ufficio di Medicina del Lavoro di Messina qualche anno fa riscontrò nelle urine degli operai addetti all’impianto cloro-soda della “Coemi s.p.a.” concentrazioni di mercurio molto al di sopra del limite consentito dalla legge. Forse qualcuno avrebbe dovuto controllare meglio le condizioni sanitarie in cui lavoravano i dipendenti delle proprie società? E infine: perché Sebastiano Guzzardi, l’operaio della VED che per primo denunciò una possibile relazione tra le condizioni di lavoro nella fabbrica di proprietà dei Prestigiacomo e le malformazioni riscontrate a suo figlio e ad altri bambini di operai, perché Guzzardi fu invitato minacciosamente a desistere dalla sua battaglia attraverso lettere avvocatesche? Perché solo dopo le indagini della procura di Siracusa furono installati degli aspiratori per tutelare i polmoni degli operai?

Forse qualcuno aveva il carboncino bagnato, forse qualche Golia era talmente sicuro del proprio potere da non pensare che un minuscolo Davide potesse levare la propria voce di protesta e reclamare semplici diritti. Certo qui non si fanno processi alle intenzioni, ma una questione almeno sarebbe interessante capire: ammesso e non concesso che la Prestigiacomo sia un buon ministro, per quale masochistico motivo, visto il pedigree, vista la genealogia, visti i precedenti familiari, il nostro Presidente del Consiglio ha deciso di donarle il Dicastero all’Ambiente?

giovedì 12 marzo 2009

Ritorno alle origini

Guardarsi dall’esterno e voler tornare indietro: necessità di sopravvivenza. Non scrivo per piacere da non so più quanto tempo. Racconti lasciati in sospeso, due blog in stato vegetativo da mesi, solo un programma radiofonico curato con una certa periodicità. Assorbito da eventi culturali o pseudo tali, prostituita la mia penna e quei pochi neuroni residui alla “comunicazione” e al “vendere cultura”. Ufficio stampa: lavoro piacevole e tuttavia quasi mai soddisfacente. Usare le parole come il bisturi di un medico legale a dissezionare una lingua un tempo viva ma che si teme condannare ad una morte precoce fatta di parole vuote, asettiche, fredde e giornalisticamente ineccepibili…


Chissà come mai è il sogno a suggerirci le scelte giuste. “L’inconscio ci comunica coi sogni frammenti di verità sepolte” diceva un raffinato siculo cantore qualche tempo fa. E allora, pur nella mia maledetta razionalità, ascolto spesso con la giusta deferenza la mia dimensione onirica. Con la sua capacità di farti vedere la luce dall’abisso in cui ti stai cacciando, con una follia lucida fatta di pensieri aggrovigliati e flussi d’incoscienza, con il passo zoppicante e l’occhio sbieco di chi ti fa guardare ciò che sei stato e ciò che sei. Ciò che vorresti essere e ciò che temi di diventare. Ciò che vuoi conservare di te e ciò che vuoi mandare al rogo senza troppi risentimenti.


Mi manca, scrivere.


Scrivere davvero intendo. Scrivere con lo stomaco, scrivere con il cuore, dipingere su un foglio – sia esso lo schermo di un computer, sia essa la carta di un bloc notes – il paesaggio assorto dei miei pensieri.

Scrivere di me, per me.


Per non ritrovarmi all'improvviso come una macchinetta del caffè, a dispensare squallidi surrogati a prezzi stracciati da ingollare senza troppi pensieri per poi pensare subito ad altro. Voler tornare invece al rassicurante gorgoglio e alla fiera lentezza di una napoletana scalcagnata, strumento di tortura e piacere per pochi palati: per non perdersi, per non smarrire se stessi. Perché la collaborazione per l'ufficio stampa ritorni ad essere una collaborazione, un modo per arrotondare qualche decina di euro e non un'incombenza soffocante. Perché non voglio più togliere tempo allo studio e ad una laurea da conseguire che ormai non posso più trascurare. Perché non voglio più anteporre un comunicato stampa ad una serata con i miei amici più cari. Perché non voglio più trascurare le persone che voglio bene per rendere un servizio a perfetti sconosciuti. Perché non voglio più essere costretto a preferire una marchetta da duemila battute su una mostra di quadri piuttosto che una serata trascorsa insieme alla mia ragazza. Perché non voglio più inquinare il mio modo di scrivere, scorticare una frase che stento a riconoscere mia... Perché non voglio più snaturare me stesso.


Voglio tornare ad essere quello che ero. E allora riparto da qui, da questo blog. Tornerò a scrivere non appena potrò: anche quando non potrò. Perché non si possono ignorare a lungo i sussurri della Luna senza patirne le conseguenze.